Nel 2020 circa l’80% della popolazione adulta dell’Unione europea ha usato Internet su base quotidiana, una crescita del 3% rispetto al 2019 e del 51% rispetto al 2010. Ma le differenze tra regioni europee restano marcate, con le aree più remote ancora poco raggiunte dalla connettività su ultra-banda larga e che faticano a entrare nella digital society. È quanto si legge nel Regional yearbook 2021 dell’Eurostat. L’ufficio europeo delle statistiche ha analizzato i dati regionali dell’Ue per valutare, tra gli altri elementi, a che punto siamo con la creazione della società connessa. Ha preso in considerazione la fascia di età 16-74 anni.
Alcune regioni dell’Italia, soprattutto nel Sud, sono fanalino di coda nell’utilizzo di alcuni servizi. Il digital divide non si misura solo nell’e-commerce e nell’Internet banking: a sorpresa, nel nostro Paese si partecipa di meno anche alle reti social.
In Ue regna il divario digitale
Le disparità tra regioni europee possono arrivare ad essere molto pronunciate. Quanto a uso quotidiano di Internet si passa dall’estremo basso delle aree più povere della Bulgaria (53% di utilizzo), della Romania e della Francia all’estremo alto delle capitali scandinave, dove si arriva al 95% di adulti quotidianamente online, e di alcune regioni dei Paesi Bassi.
In merito alla partecipazione ai social network, il divario è anche tra classi di età. In media partecipa il 57% della popolazione adulta europea, ma si sale all’87% tra i 16-24enni per scendere al 22% dei 65-74enni. Quest’ultima percentuale è però doppia rispetto al 2015, mentre resta piatta la partecipazione tra i giovani adulti.
Ci sono, inoltre, 10 regioni dell’Ue dove meno del 40% degli adulti partecipa ai social network, e sono tutte nelle zone rurali della Francia. Anche l’Italia ha aree con scarso utilizzo dei social – tra il 40% e il 48% – collocate nel Sud e nelle isole più la Provincia autonoma di Trento. I divari si legano, in parte, alla disponibilità di connessione a Internet.
Internet banking e e-commerce, il Sud fanalino di coda
Nel 2020 il 58 % della popolazione dell’Ue ha usato l’Internet banking. Tra gli adulti di 25-34 anni il 75% fa operazioni bancarie online. A livello regionale i picchi di utilizzo si registrano in regioni situate in Danimarca, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Finlandia e Svezia; agli estremi opposti le regioni più povere della Bulgaria e della Romania e, per l’Italia, la Calabria, dove meno di un quarto degli adulti ha utilizzato l’Internet banking.
Il dato, spiega Eurostat, si deve a un insieme di fattori: l’età, la disponibilità di connessione Internet ma anche il senso di trust nei confronti della banca online.
Per quel che riguarda l’e-commerce, nel 2020 il 65% degli adulti europei ha acquistato beni o servizi su Internet. Ancora una volta sono i giovani i più attivi: l’83% compra online contro il 33% dei 65-74enni. Ma il digital divide tra generazioni si sta gradualmente chiudendo.
A comprare di più su Internet sono i danesi e gli olandesi, ma sono ben collocate anche Germania e Svezia. Sul lato opposto, di nuovo, le regioni dell’Europa dell’est e del sud: Bulgaria, Romania e alcune aree dell’Italia meridionale, ovvero Sicilia, Calabria e Campania.
Più e-skill e investimenti infrastrutturali
Anche se Internet è ormai parte costante della vita di molte persone in Unione Europea, alcune restano escluse in misura più o meno grande, si legge nello studio di Eurostat. Il digital divide colpisce le regioni remote e rurali dove “la mancanza di investimenti in infrastrutture porta a problemi di accesso e/o di prestazioni della rete Internet”, con impatti sulla società.
Un altro problema è quello delle competenze: alcune persone, specialmente tra i meno giovani, non possiede sufficienti e-skill per godere dei diversi servizi presenti online. Ma senza capacità di usare le tecnologie moderne e usufruire dei relativi servizi la partecipazione alla digital society resta limitata ad alcune regioni e fasce demografiche o sociali.
Le sfide aumentano con l’arrivo dei servizi 5G, conclude Eurostat. Per una digital society inclusiva occorre evitare che il 5G diventi una tecnologia di élite anziché il motore della digitalizzazione e della prosperità dei Paesi.