L'ALLARME

Beni culturali, gli esperti: “Memoria digitale a rischio”

Il Mibac e un gruppo di professionisti del settore lanciano l’allarme sulla conservazione delle informazioni in formato elettronico. La Fondazione Rinascimento digitale al lavoro per realizzare sistemi informatici ad hoc

Pubblicato il 09 Ott 2012

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Dopo oltre 2000 anni possiamo ancora leggere le iscrizioni incise dai nostri antenati sulla pietra, ma tra 30-50 anni potremmo non poter più utilizzare nessuno dei documenti contenuti nei nostri archivi digitali. Dunque rischiamo di perdere completamente le nostre memorie dato che, oggi, il 90% dell’informazione viene prodotta direttamente in formato digitale. Che conseguenze provocherebbe la scomparsa di questi documenti nella pubblica amministrazione, nella sanità, nelle banche, nella cultura, nell’arte, nella scienza, insomma nella vita di ciascuno di noi? La preoccupazione è crescente nel mondo intero.

Per questo i ricercatori, da oltre un decennio, si stanno impegnando nell’elaborazione di sistemi che garantiscano la conservazione di lungo periodo degli archivi digitali. E proprio in questa direzione lavora la Fondazione Rinascimento digitale che ha lanciato progetti di realizzazione la realizzazione dell’infrastruttura informatica di storage predisposta insieme alle Biblioteche Nazionali Centrali di Firenze e Roma all’interno del progetto “Magazzini digitali” per la gestione e conservazione a lungo termine degli oggetti digitali; l’implementazione dello standard National Bibliography Number come sistema di identificazione e certificazione delle risorse digitali partendo del dominio dei Beni Culturali.

E ancora, la creazione di una architettura software per la catalogazione, la ricerca e l’accesso al patrimonio digitale, tramite strumenti di integrazione delle informazioni e di ricerca semantica associati a moduli per la realizzazione delle edizioni digitali dei testi. Il software e’ in fase di sperimentazione presso varie istituzioni tra cui la Soprintendenza Regionale Toscana del Mibac, l’archivio della Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto di Linguistica Computazionale del Cnr, varie università tra cui Berlino, Pisa e Milano.

“E’ noto che i file digitali su supporto rigido (cd, dvd, ecc.) – osservano gli studiosi della Fondazione – hanno un ciclo di vita brevissimo, misurabile in anni, non in decenni o secoli, come i supporti tradizionali. E’ dunque concreto il rischio di una drammatica ‘eclisse delle memoria’. Per questo riveste la massima importanza e urgenza mettere a punto tecniche di conservazione a lungo termine utilizzabili da istituzioni e singoli individui, garantendo la massima trasparenza e dando piena garanzia di sottrarli a ogni rischio di manipolazione”.

Alla Fondazione Rinascimento digitale collaborano prestigiose istituzioni italiane e straniere che saranno presenti con autorevoli relatori. Altri partner che hanno contribuito alla realizzazione di questo evento sono: Regione Toscana, Comune di Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Polo Museale, Università di Firenze, Istituto Europeo Universitario, Data Seal of Approval (Dsa), Network of Expertise in Long-term STOrage of Digital Resources (Nestor), Digital Preservation Coalition (Dpc), Alliance for Permanent Access (Apa), National Library of the Netherlands (KB), Data Archiving and Networked Services (Dans), International Federation of Librarians Associations (Ifla), Associazione Italiana Bibliotecari (Aib), Unesco.

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