IL CASO

Google e la maxi-multa da 4,3 miliardi: via alla cinque giorni in tribunale

L’azienda ha fatto ricorso contro l’accusa di abuso di posizione dominante per il sistema operativo Android sui dispositivi mobili. Nella prima udienza, l’avvocato Meredith Pickford ribalta la vicenda: “Eccezionale storia di successo che ha messo in moto la concorrenza”

Pubblicato il 27 Set 2021

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Android è un’eccezionale storia di successo del potere della concorrenza in azione. E la Commissione Ue ha chiuso gli occhi sulla vera dinamica competitiva in questo settore, quella tra Apple e Android”: questa la posizione di casa Google portata avanti dall’avvocato di Google Meredith Pickford nella prima udienza relativa alla maxi multa da 4,3 miliardi di euro comminata dalla Commissione europea nel 2018, la più grande sanzione di sempre da parte dell’Europa, per abuso di posizione dominante nell’uso di Android sui dispositivi mobili.

Le udienze , avviate dalla Corte di Giustizia Ue, dureranno 5 giorni. A seguito del verdetto Ue l’azienda ha presentato immediato ricorso e ora tenta di ribaltare le convinzioni dell’Europa facendo leva sull’effetto opposto derivante dalla diffusione di Android, quello di aver stimolato la concorrenza con il competitor numero uno, Apple.

Google sostiene che le accuse dell’UE sul suo sistema operativo sono di fatto infondate e addirittura punta il dito contro la stessa Commissione, colpevole di aver “favorito” le rivali. Pickford ha sottolineato che il download di app rivali attraverso il proprio sistema operativo era possibile e che i clienti non erano in alcun modo legati ai prodotti Google su Android. L’Ue sostiene invece che Google ha utilizzato i contratti con i produttori di telefoni per avere la meglio sui competitor “in un momento critico nello sviluppo del mobile computing, quando il mercato era ancora contendibile”, ha affermato Thomas Vinje, avvocato che rappresenta FairSearch, la cui denuncia avviò l’apertura del dossier da parte della Ue nel 2015. Il dossier Android è il terzo che vede protagonista la società in Europa e le cose si stanno mettendo anche peggio. Bruxelles sta lavorando a una nuova legislazione per regolamentare le Big Tech attraverso il Digital Markets Act prevedendo divieti o limiti per le web company che promuovono i propri servizi sulle piattaforme.

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