Ericsson ha sottoscritto una linea di credito revolving sostenibile (‘sustainability-linked’) per un ammontare di 2 miliardi di dollari di durata quinquennale. La nuova linea di credito è frutto dell’impegno di Ericsson in termini di sostenibilità ed è legata a due dei Key performance indicator (Kpi) di sostenibilità dell’azienda: il raggiungimento della carbon neutrality nelle operazioni di Ericsson entro il 2030 e l’allineamento dei fornitori con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 C°.
La linea di credito è stata sottoscritta con 18 diverse banche, sia globali che regionali.
Il Cfo di Ericsson, Carl Mellander, ha sottolineato che la sostenibilità è “parte integrante della strategia” dell’azienda svedese e ha svolto un ruolo “cruciale nel successo” di Ericsson negli anni recenti, anche per quel che riguarda “il consumo di energia e le prestazioni energetiche dei nostri prodotti”, ha evidenziato Mellander. “L’integrazione dei nostri Kpi di sostenibilità in questa nuova linea di credito è un passo importante nel nostro costante lavoro volto a incorporare i nostri obiettivi di sostenibilità in tutto quello che facciamo”.
Licenziamenti in Cina, effetto trade-war
La capacità di Ericsson di attrarre un elevato numero di sottoscrittori per la linea di credito sottolinea la fiducia nella sua capacità di centrare gli obiettivi finanziari e di sostenibilità, sottolinea l’azienda. Il vendor svedese continua nella sua attenta gestione dei costi e ha deciso di ridurre in Cina la forza lavoro dedicata alle attività di vendita e ristrutturare la sua presenza sul mercato.
La decisione si lega alla trade war Usa-Cina: dopo l’esclusione di Huawei e Zte dal mercato americano delle forniture di rete di telecomunicazione anche la Svezia ha messo al bando Huawei e Ericsson ne subisce le ripercussioni. Nella recente assegnazione dei contratti per le reti 5G il vendor di Stoccolma ha dovuto accontentarsi di quote minoritarie che ne riducono drasticamente lo share di mercato. Di conseguenza non ci saranno più tre unit separate per le tre grandi telco mobili cinesi – China Mobile, China Telecom e China Unicom – ma una sola unit per i clienti della mainland China, riporta Light Reading. A rischio ci sono centinaia di posti di lavoro (lo staff locale è di circa 10.000 persone).
“Come effetto della riduzione del nostro market share in Cina apporteremo delle modifiche al team locale di vendita e distribuzione“, ha indicato Ericsson in una dichiarazione a CorCom. “Questo si tradurrà in una riduzione di risorse nei prossimi mesi”.
La partita del 5G
Ericsson negli scorsi anni si è aggiudicata contratti con tutti e tre i principali operatori mobili in Cina per la fornitura di apparecchiature radio per reti 5G. Ma nel secondo trimestre ha visto crollare del 60% le vendite nella mainland China rispetto al secondo trimestre 2020 e il dato ha pesato sull’intero consuntivo.
Nel secondo trimestre del 2021 l’azienda svedese ha fatto registrare utili operativi pari a 5,8 miliardi di corone svedesi (circa 570 milioni di euro), in crescita rispetto a 4,5 miliardi di un anno fa, ma al di sotto delle attese (6,01 miliardi di corone). Le vendite totali sono scese a 54,9 miliardi di corone da 55,6 miliardi e hanno mancato i 57,20 miliardi attesi dagli analisti: le robuste vendite di apparecchiature 5G nella maggior parte dei mercati non sono riuscite del tutto a compensare il calo della domanda nella Cina continentale. Il margine lordo esclusi gli oneri di ristrutturazione è migliorato al 43,4% (38,2% nello stesso periodo del 2020), trainato principalmente dalla leva operativa nel segmento Networks.
“Siamo ben posizionati per trarre vantaggio dal continuo slancio del mercato con il nostro competitivo portafoglio di prodotti 5G e la nostra struttura dei costi”, ha dichiarato il Ceo Borje Ekholm. Che già a luglio avvisava: “È prudente prevedere una quota di mercato sostanzialmente inferiore nella Cina continentale per le reti e i servizi digitali poiché la precedente decisione di escludere i fornitori cinesi dalle reti 5G svedesi potrebbe influenzare l’assegnazione delle quote di mercato”.
Gli operatori telefonici della Cina (China Telecom, China Mobile e China Unicom) hanno installato 961.000 stazioni base 5G, ovvero l’80% di tutte le stazioni radio 5G presenti nel mondo, a fine luglio, di cui un terzo fa capo alla sola China Mobile. L’obiettivo degli operatori mobili cinesi – in base alle direttive di Pechino – è di arrivare a 560 milioni di abbonati per la fine 2023. Si tratterebbe di oltre un terzo (il 35%) degli utenti globali previsti fra due anni.