AGENDA DIGITALE

Ngn, l’Agenzia digitale lancia la consultazione pubblica

Obettivo dell’iniziativa avviata dal nuovo ente è quello di verificare lo stato dell’arte e l’impatto del quadro regolatorio sullo sviluppo della banda larghissima

Pubblicato il 12 Ott 2012

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Verificare lo stato dell’arte, l’impatto del quadro regolatorio e gli standard. E’ questi l’obiettivo della consultazione pubblica sulle Ngn lanciata dall‘Agenzia per l’Italia digitale. Il dl n.83 del 22 giugno 2012 (coordinato con legge di conversione n. 134 del 7 agosto 2012) all’art. 20, comma 3, punto a) attribuisce infatti all’Agenzia per l’Italia Digitale il compito di contribuire “alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, allo scopo di favorire l’innovazione e la crescita economica, anche mediante lo sviluppo e l’accelerazione della diffusione delle Reti di nuova generazione (Ngn)”.

“Le Ngn rivestono un ruolo primario nel favorire lo sviluppo del mercato – fanno sapere dall’ex DigitPA – promuovendo quei servizi digitali necessari al progresso sociale e creando le migliori condizioni per stimolare gli investimenti, la concorrenza e l’innovazione sul mercato dei servizi a banda larga e la transizione alle reti di accesso di nuova generazione (Nga).

L’Agenda Digitale Italiana, contenuta nel dl Crescita 2.0 licenziato la scorsa settimana dal Cdm, in linea con l’Agenda Digitale Europea, promuove lo sviluppo e la diffusione della banda larga per favorire l’inclusione sociale e la competitività nell’UE, ribadendo l’obiettivo di collegare in banda larga imprese, amministrazioni e tutti cittadini europei.

Come puntualizza il sito del Corriere delle Comunicazioni, agendadigitale.eu, l’Agenda prevede di completare la copertura banda larga (almeno 2 Megabit) entro il 2013 e di fare un po’ di banda ultra larga, con 1,08 miliardi di euro comunitari con il Piano nazionale banda larga del ministero allo Sviluppo economico. Di questi fondi il ministero ha già speso 500 milioni. Ci sono ancora 80 milioni per il digital divide al Sud, 121 milioni di euro per costruire un datacenter cloud per i servizi della PA, 443 milioni per la banda ultra larga al Sud. A questi si sommano 150 milioni iscritti nel decreto, che serviranno per il digital divide del Centro-Nord. Il bando per il digital divide affiderà agli operatori il compito di costruire una rete wired o wireless.

Per la banda ultra larga il sogno è dare i 30 megabit a tutti e i 100 megabit al 50 per cento degli italiani entro il 2020 (sono gli obiettivi chiesti dall’Europa), sommando le coperture degli operatori con quelle fatte dallo Stato…ma non sarà facile. Nel decreto previste, a tal fine, agevolazioni per chi scava: vengono dimezzati i tempi per le varie autorizzazioni, è favorito l’uso delle mini trincee, che permettono di ridurre fino al 75 per cento i costi di scavo rispetto alle trincee trandizionali. Un futuro decreto definirà la superficie massima di manto stradale che deve essere ripristinata a seguito di una determinata opera di scavo, l’estensione del ripristino del manto stradale sulla base della tecnica di scavo utilizzata, quali trincea tradizionale, minitrincea, proporzionalmente alla superficie interessata dalle opere di scavo, le condizioni di scavo e di ripristino del manto stradale a seguito delle operazioni di scavo, proporzionalmente all’area d’azione.

Altre agevolazioni in vista della banda ultra larga sono l’esenzione dalla tassa per l’occupazione del suolo e del sottosuolo per gli scavi per la posa di fibra ottica. Gli operatori di tlc avranno assicurato l’accesso alla parti comuni degli edifici per le operazioni di posa della fibra ottica.

Credito di imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture: il decreto, per favorire la realizzazione di nuove opere infrastrutturali, di importo superiore ai 500 milioni di euro, prevede un credito di imposta a valere sull’Ires e sull’Irap generate in relazione alla costruzione e gestione dell’opera. Il credito di imposta è stabilito per ciascun progetto nella misura necessaria al raggiungimento dell’equilibrio del piano economico finanziario e comunque entro il limite massimo del 50% del costo dell’investimento. Il credito di imposta non costituisce ricavo ai fini delle imposte dirette e dell’Irap. Il credito di imposta è posto a base di gara per l’individuazione dell’affidatario del contratto di partenariato pubblico privato e successivamente riportato nel contratto.

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