La crisi dei chip arriva a colpire Apple, che si vede costretta a tagliare, a ridosso del periodo di maggiori vendite dell’anno, la produzione dell’iPhone 13. Secondo i piani, Cupertino avrebbe dovuto sfornare nell’ultimo trimestre del 2021 90 milioni di pezzi. Ma dalle fabbriche ne usciranno “solo” 80 milioni: due dei suoi principali fornitori di chip, Broadcom e Texas Instruments, non sono infatti in grado di garantire la consegna di abbastanza componenti in tempo.
A seguito delle indiscrezioni riportate da Bloomberg, le azioni di Apple hanno sofferto nelle negoziazioni after hour di Wall Street, facendo registrare un calo dell’1,2%, trascinando anche altri titoli del comparto, a partire da quelli dei due fornitori.
La notizia arriva a poche settimane dal lancio dei nuovi modelli di iPhone: il 13, il 13 Mini, il 13 Pro e il 13 Pro Max, per cui i pre-ordini sono partiti lo scorso 17 settembre e le spedizioni cui spedizioni sarebbero dovute partire il 24 settembre. Ma la battuta d’arresto non ha impensierito gli analisti: gli ordini per il nuovo iPhone sono stati soddisfacenti, e anche se parte delle spedizioni è stata rinviata a novembre, nel mercato c’è parecchio interesse per l’ultima versione del Melafonino. Le attese sono per un trimestre da 120 miliardi di dollari di ricavi, in crescita del 7% sull’anno scorso.
Qualcomm approva un nuovo programma di riacquisto delle azioni
Del resto non sarà facile per il comparto dei semiconduttori adattarsi ai nuovi picchi di domanda: storicamente si tratta di un’industria che non ha una progressione lineare, ma la cui crescita avanza a ‘dente di sega’, dovuta al fatto che gli investimenti per nuovi stabilimenti richiedono una forte componente di capitale e tempi dilatati. In questo momento, poi, le carenze sono anche a monte, nelle industrie che creano i macchinari per la manifattura dei microchip. C’è dunque una doppia strozzatura che per gli esperti si normalizzerà soltanto a partire dal prossimo anno.
Ma nel frattempo il settore è in fermento: il consiglio di amministrazione di Qualcomm ha approvato, con effetto immediato, una nuova autorizzazione al riacquisto di azioni da dieci miliardi di dollari. L’operazione si aggiunge a quella annunciata dalla società a luglio 2018.
Il nuovo programma di riacquisto delle azioni non ha data di scadenza. “La tempistica dei riacquisti di azioni e il numero di azioni ordinarie da riacquistare”, si legge in una nota del gruppo, “dipenderà dalle condizioni di mercato prevalenti e da altri fattori. I riacquisti nell’ambito di questo programma verranno effettuati utilizzando le risorse di cassa della società e possono essere avviati o sospesi di volta in volta a discrezione di Qualcomm senza preavviso.
L’antitrust europeo indaga sull’operazione Nvidia-Arm
Per Nvidia invece si profilano all’orizzonte possibili guai. L’offerta da 54 miliardi di dollari per l’acquisizione della britannica Arm dovrebbe infatti affrontare un’indagine antitrust estesa dell’Ue. A dirlo è Reuters, citando tre persone informate dei fatti.
L’iniziativa rappresenterebbe la seconda battuta d’arresto per Nvidia in arrivo due mesi dopo che l’agenzia antitrust britannica aveva avvertito che l’accordo per la più importante azienda tecnologica del paese potrebbe danneggiare la concorrenza e indebolire i rivali. La Commissione europea dovrebbe terminare la sua revisione preliminare il 27 ottobre e ora seguirà un’indagine di quattro mesi sull’accordo, hanno riferito le fonti parlando con Reuters.
“Il processo normativo è riservato. La transazione aiuterà a trasformare Arm e a stimolare la concorrenza e l’innovazione, anche nel Regno Unito”, ha dichiarato Nvidia che, secondo le fonti avrebbe offerto “rimedi comportamentali” alla Commissione. Un’espressione che identifica di solito l’impegno delle imprese ad adottare misure volte a preservare la concorrenza. Nvidia ha affermato che manterrà Arm come fornitore di tecnologia neutrale nel tentativo di dissipare le preoccupazioni di clienti come Qualcomm, Samsung e Apple. Ma Il garante della concorrenza europeo non ha chiesto alcun riscontro ai rivali e ai clienti sulle concessioni, indicando che non erano sufficienti, hanno affermato le persone sentite da Reuters.