“A seguito di voci riportate dai media oggi, la StMicroelectronics smentisce l’esistenza di iniziative che possano compromettere l’unitarietà della societa'”. E’ la nota diffusa dal gruppo italo-francese e si riferisce ai ‘rumor’ secondo cui St starebbe studiando un break up, che potrebbe portare alla vendita del business dei microprocessori per telefoni cellulari.
L’ipotesi spezzatino era rimbalzata da Bloomberg secondo il quale il maggior produttore di semiconduttori europeo starebbe valutando lo spacchettamento dell’azienda, che porterebbe alla vendita del business dei chip per il segmento mobile.
Nel dettaglio, STMicroelectronics potrebbe separare il business analogico, che produce chip e sensori per diversi prodotti, dalle auto alle console per video giochi, dagli asset digitali, specializzata in semiconduttori utilizzati in set-top-box, televisori e cellulari. Spacchettando l’azienda, il Ceo Carlo Bozotti potrebbe dedicarsi allo sviluppo del business analogico, replicando quanto già fatto dal competitor tedesco Infineon.
Il titolo Stm ha guadagnato fino al 13% in Borsa sulle voci dello spezzatino. Ora la smentita dell’azienda anche se la decisione definitiva potrebbe arrivare entro fine anno.
Samsung Electronics potrebbe essere un papabile acquirente per gli asset digitali di STMicroelectronics, che nel pacchetto potrebbe inserire anche ST-Ericsson, la joint venture paritetica con la casa svedese anch’essa in crisi avendo accumulato 2 miliardi di dollari di perdite in due anni. No comment di STMicroelectronics.
La crisi di STMicroelectronics è dovuta in larga misura al calo di vendite di Nokia, Rim (BlackBerry) e Alcatel-Lucent suoi maggiori clienti.
STMicroelectronics ha chiuso il 2011 con ricavi per 9,7 miliardi di dollari e il primo semestre del 2012 con ricavi in calo del 18% a 4,17 miliardi. Il fatturato derivante da chip analogici è diminuito del 15%, mentre il business digitale è crollato del 24%.
Un possibile ostacolo allo spacchettamento di STMicroelectronics è la sua struttura proprietaria. I governi francese e italiano controllano complessivamente il 27,5% dell’azienda. Ogni riorganizzazione dovrà essere strutturata con attenzione per mitigare al minimo eventuali tagli di posti.