La senatrice americana Elizabeth Warren torna all’assalto di Amazon invocando lo “spezzatino” del colosso dell’e-commerce. Non è la prima volta che la Democratica del Massachusetts attacca una Big tech per questioni antitrust ma ora l’intervento della Warren ha una causa precisa: un’indagine di Reuters che sostiene che in India Amazon abbia venduto sulla sua piattaforma prodotti-copia di quelli concorrenti e che abbia manipolato le ricerche online per favorire il proprio business.
La polemica ruota intorno a una questione ben nota all’Antitrust europeo: il doppio ruolo di Amazon di marketplace per la merce di terze parti e di negozi per gli articoli col proprio brand. Una doppia veste di piattaforma per i merchant (di cui Amazon possiede i dati di vendita) e di retailer che – argomentano sia la Commissione Ue che la Warren – potrebbe dare adito a un comportamento anticompetitivo. Di qui la richiesta della separazione delle due attività.
L’accusa: pratica anticoncorrenziali in India
In un tweet in cui ha commentato il reportage di Reuters la Warren ha scritto che le notizie riportate “dimostrano quello che abbiamo sempre temuto sul potere monopolistico di Amazon, ovvero che l’azienda vuole e può sfruttare la sua piattaforma per beneficiare i propri affari mentre danneggia le piccole imprese e gli imprenditori”.
E questa è “una delle tante ragioni per cui dobbiamo smembrare” Amazon, ha concluso la senatrice degli Stati Uniti.
Reuters ha pubblicato dei documenti di una fonte interna al gigante dell’e-commerce (email, progetti e piani strategici) secondo cui Amazon avrebbe organizzato una campagna per copiare i prodotti concorrenti best seller e venderli sulla propria piattaforma in India, uno dei mercati a più rapida crescita. Il team locale dell’azienda americana avrebbe usato i dati interni per copiare i prodotti di altre piattaforme e poi venderli su Amazon con il brand proprietario. Gli impiegati di Amazon avrebbero studiato i dati dei merchant che vendono sulla sua piattaforma indiana per replicare i loro prodotti.
Lo stesso team commerciale avrebbe permesso una forte crescita delle vendite dei prodotti col brand Amazon intervenendo sui risultati di ricerca in modo che tali prodotti comparissero in cima ai risultati.
La replica di Amazon: “Affermazioni non corroborate dai fatti”
“Non possiamo confermare la veridicità o meno delle informazioni e delle dichiarazioni riportate”, ha commentato un portavoce di Amazon dopo la pubblicazione dell’indagine giornalistica. “Riteniamo che queste affermazioni siano non corrette e non sostenute da fatti. Continuiamo a impegnarci nel portare un servizio eccellente ai nostri consumatori e ad aiutare le piccole imprese dell’India a raggiungere clienti in tutto il mondo”.
La questione dei dati dei merchant di Amazon
Amazon ha sempre assicurato di avere una policy interna che vieta l’uso dei dati per rivenditori terzi per favorire il proprio marchio. Ma l’ex ceo Jeff Bezos in un’audizione davanti alla Camera Usa ha detto l’anno scorso di non poter garantire che l’azienda abbia sempre fedelmente aderito a questa regola.
Già allora il Wall Street Journal aveva scritto che l’azienda usava le informazioni dei merchant per “prendere decisioni” sui propri prodotti.
Alla fine dell’anno scorso la Commissione europea ha inviato ad Amazon uno Statement of objections informando l’azienda delle sue conclusioni preliminari su un’indagine ancora in corso. Il dossier riguarda il possibile sistematico “uso illecito” dei dati non pubblici dei venditori indipendenti attivi sul suo marketplace, a beneficio dell’attività retail della stessa Amazon che compete direttamente con i venditori terzi. Su questo aspetto l’Ue aveva aperto un’indagine preliminare a settembre 2018.
L’Antitrust Ue ha aperto anche una seconda indagine formale sul possibile trattamento preferenziale per le offerte retail proprie di Amazon rispetto a quelle dei merchant e per i venditori del suo marketplace che usano i servizi di logistica e consegna di Amazon rispetto a quelli che non li usano.
“I dati sull’attività di venditori terzi non dovrebbero essere utilizzati a vantaggio di Amazon quando agisce come concorrente di questi venditori. Anche le condizioni per la concorrenza sulla piattaforma di Amazon devono essere eque“, ha dichiarato la vice presidente esecutiva della Commissione europea e responsabile dell’Antitrust, Margrethe Vestager. “Le sue regole non dovrebbero favorire artificiosamente le offerte retail di Amazon o dare un vantaggio alle offerte dei rivenditori che utilizzano i servizi di logistica e consegna di Amazon. Con l’e-commerce in forte espansione, ed essendo Amazon la principale piattaforma di e-commerce, un accesso equo e senza distorsioni ai consumatori online è importante per tutti i venditori”.