Il registro delle opposizioni al palo. Lo strumento messo a disposizione degli utenti telefonici per difendersi dalle pubblicità aggressive non è ancora partito “allo stato attuale il concerto finale non è stato raggiunto a causa delle posizioni contrapposte dell’Agcom e del Garante della privacy sul testo”. Lo ha chiarito il sottosegretario allo Sviluppo economico, Anna Ascani, che rispondendo nell’Aula della Camera a un’interpellanza urgente M5S ha ricostruito la “navetta” tra ministeri, commissioni parlamentari e autorità di garanzia in corso dal 2018.
Alla base della controversia tra i due Garanti, ha ricordato Ascani, figurano diverse interpretazioni attuative della norma rispetto alle chiamate condotte con “operatore umano” o attraverso “sistemi automatizzati”.
Di conseguenza, ha concluso il sottosegretario, “con nota del 6 ottobre scorso, il ministero dello Sviluppo economico ha evidenziato al Consiglio dei ministri le posizioni contrapposte delle due autorità e ha chiesto di valutare l’opportunità di organizzare un confronto tra le autorità interessate al fine di individuare una soluzione capace di riassumere i contrapposti orientamenti espressi, per garantire una più ampia tutela dei dati personali dei contraenti telefonici o di approvare in via definitiva il regolamento nella versione più aderente al tenore letterale della legge n.5 del 2018”.
Quella sul registro delle opposizioni “è una legge che abbiamo votato nel 2018 ma è emerso solo adesso che possiede alcune lacune normative, perché non impedirebbe anche alle chiamate automatizzate di infastidire e molestare gli utenti e i consumatori – spiega la deputata del Movimento 5 Stelle Mirella Liuzzi, che stamattina insieme alla collega Elisabetta Barbuto ha posto l’interrogazione sul “L’unica soluzione – spiega Liuzzi – è fare un emendamento che modifichi la legge e che non permetta più queste chiamate moleste e indesiderate e ci vorrà ancora un po’ di tempo ma è l’unico metodo”.
Il nuovo Registro delle opposizioni
Lo schema di regolamento in commento estende il Registro pubblico delle opposizioni (Rpo) a tutte le numerazioni nazionali e definisce il funzionamento del registro riguardo all’utilizzo dei dati personali presenti negli elenchi.
La legge n. 5/2018 aveva già esteso l’ambito di applicazione del Rpo a tutti i numeri riservati, inclusi i cellulari, prevedendo, in seguito all’iscrizione al servizio, l’annullamento dei consensi al telemarketing precedentemente conferiti dai cittadini, oltre al divieto di cessione dei nuovi consensi a terzi, ma tale estensione non è di fatto divenuta operativa per mancanza del regolamento attuativo.
Il numero degli aventi diritto all’iscrizione nel Rpo passerà dagli attuali 13,5 milioni (numeri presenti negli elenchi telefonici) a circa 100 milioni (compresi i cellulari e i numeri fissi non presenti negli elenchi pubblici).