Per la prima volta è stato lanciato nel settore dei dispositivi mobili, è sempre più usato dai principali browser, e, a detta dei suoi fautori, sta cambiando il mondo della comunicazione in mobilità, dell’automotive e della tv: è l’ Html5, linguaggio per creare siti web su cui, a quattro anni dalla pubblicazione del primo documento di lavoro, hanno fatto il punto gli esperti riuniti in una recente conferenza a Roma organizzata dall’Ufficio Italiano del World Wide Web Consortium (W3C), comunità internazionale a cui aderiscono anche giganti come Apple, Google e Adobe. Scopo finale: sviluppare insieme uno standard web. Ospite d’onore Michael Smith, una delle menti che hanno contribuito allo sviluppo del linguaggio informatico.
Perché Html5?
Quando è nato, più di 20 anni fa, il web serviva essenzialmente per condividere documenti. Già dopo una decina di anni si è cominciato a capire che si potevano fare altre cose: home banking, servizi web, web applications. Poi ci siamo chiesti perché la rete così concepita non aveva alcune delle caratteristiche che sarebbero state molto utili per usare le applicazioni web. Abbiamo cominciato ad aggiungerne alcune che rendevano più facile o pratico quel tipo di applicazioni interattive. Questa è la fase in cui siamo ora: quando parliamo di Html5 stiamo parlando di uno spazio su cui ci stiamo focalizzando, rendendo le persone capaci di sviluppare servizi e app che lavorino attraverso i web browser.
Quali sono le principali novità rispetto alle precedenti versioni?
Si propone come piattaforma aperta per lo sviluppo di applicazioni web interoperabili anche su dispositivi come tablet e smartphone. Inoltre sono stati proposti elementi innovativi, video e audio. In pratica i browser che adottano l’Html5 danno l’opportunità agli utenti di vedere video online senza la necessità di scaricare programmi come Real Player o simili.
In che modo Html5 punta all’interoperabilità?
Il grande passo è assicurarsi che le caratteristiche di Html5 siano implementate dentro il web browser, e non solo in uno solo, perché così non è uno standard. Dobbiamo avere una lista di web browser che applicano queste features. Se sei una compagnia che fornisce servizi su Internet, non è efficiente né giusto che ti sobbarchi il costo della mancanza di interoperabilità pagando centinaia di migliaia di sviluppatori per scrivere code pass differenti.
Eppure ci sono sviluppatori che considerano l’Html5 un linguaggio poco pratico e non sempre efficace.
Il lavoro che stiamo facendo ora è a un livello di precisione sempre più alto e le specifiche funzionano. Sì, ci sono problemi con i vendor di browser. Siamo tutti d’accordo su una cosa: ha senso avere una piattaforma su cui tutti possiamo lavorare invece di cercare di creare singole piattaforme proprietarie.
Mark Zuckerberg ha detto che il più grosso errore di Facebook è stato usare l’Html5 invece di creare da subito app per i telefoni Apple e Android. Cosa ne pensa?
Dopo quella frase il W3C ha ricevuto una e-mail da Facebook in cui si diceva che Zuckerberg non aveva detto questo. Ma, parlando con cautela e in via ipotetica, è immaginabile che il problema di Fb con le app non abbia niente a che fare con il fatto che era stato usato Html5. Teoricamente può darsi che le persone che le hanno sviluppate pensassero che erano app per stupidi. Insomma, immagino che il problema sia da qualche altra parte.
Alcuni dei maggiori broadcaster in Italia dicono che gli standard della tv digitale di prossima generazione potranno introdurre Html5 e interoperabilità. Qual è il suo parere?
Il web sarà usato in futuro in molti dei contesti in cui oggi la gente usa la tv. Già le persone vedono film e programmi tv in rete. È quindi molto sensato e giusto per i broadcaster e i produttori di dispositivi allinearsi con il lavoro che stiamo facendo. Per questo li invitiamo a unirsi all’organizzazione. Al W3C abbiamo un gruppo che sta lavorando proprio su Html5 per la tv.
L'INTERVISTA
Html5, Smith: “E’ l’esperanto del new Web”
Parla una delle “menti” che ha contribuito allo sviluppo del linguaggio informatico: “Puntiamo alla standardizzazione. Anche per la Tv”
Pubblicato il 17 Ott 2012
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