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Tlc ancora nel guado, allarme Asstel: “Ricavi e saldo di cassa ai minimi storici”

Pubblicato lo studio annuale sulla filiera: le telco hanno perso 1,5 miliardi di fatturato in un anno. Entro il 2025 dovranno spendere 1 miliardo per trasformare le competenze e prepararsi all’era del 5G e della trasformazione digitale del modello di business

Pubblicato il 28 Ott 2021

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Nel 2020 ricavi degli operatori delle telecomunicazioni sono pari a 28,5 miliardi di euro (-1,5 miliardi rispetto al 2019): in 10 anni il calo dei ricavi e dei prezzi in Italia sono superiori a quelli degli altri grandi Paesi europei. È il primo dato sottolineato da Asstel-Assotelecomunicazioni e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil nell’illustrare i principali trend emersi dal Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2021, elaborato dagli “Osservatori Digital Innovation” della School of Management del Politecnico di Milano.

Presentato oggi presso The Hub LVenture Group, il report evidenzia ancora che le telco hanno condotto investimenti pari a 7,4 miliardi, con incidenza record del 26% sui ricavi totali degli operatori Tlc.

Il saldo di cassa degli operatori Tlc (differenza tra Ebitda e Capex) è di 2,5 miliardi di euro, valore più basso di sempre (nel 2010 era 10,5 miliardi di euro), segno che la marginalità del settore è assorbita dai flussi di cassa necessari a sostenere gli investimenti.

Al contrario dei ricavi, continuano a crescere i consumi (+50% sia per il traffico dati fisso sia per il traffico dati mobile) e le sottoscrizioni alle reti fisse con prestazioni oltre 100 Mbps che, a dicembre 2020, hanno raggiunto il numero di 9,5 milioni, pari al 52,6% del totale accessi broadband (+35% rispetto ai 7,1 milioni del 2019).

Lo sviluppo delle reti fisse ad altissima velocità e del 5G (elementi chiave per la digitalizzazione del Paese) e la trasformazione del modello di business e delle competenze per giocare un ruolo centrale nei mercati digitali sono le sfide per la ripresa del settore.

La presentazione del report si è tenuta, nell’ordine di intervento, alla presenza del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando; del viceministro dell’Economia e delle finanze, Laura Castelli; del ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao; della sottosegretaria allo Sviluppo economico, Anna Ascani. Intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi con un videomessaggio.

Boom dei consumi, calo dei ricavi per la filiera Tlc

Il Rapporto Asstel ha fotografato la dinamica del mercato e le sfide che interessano la filiera delle telecomunicazioni alla luce delle opportunità offerte dal Pnrr, rivolgendo particolare attenzione al tema delle competenze dei lavoratori, agli investimenti in infrastrutture messi in atto dalle imprese e allo sviluppo di nuovi servizi per imprese, Pa e cittadini.

Il 2020 è stato un anno record per i volumi di traffico dati (+50% sia per il traffico dati fisso sia per quello mobile), ma anche di ulteriore peggioramento dei ricavi del settore. Complessivamente, dal 2010 al 2020, i ricavi complessivi hanno fatto registrare un calo del 32%, il radio-mobile del 40%, le comunicazioni fisse del 23%. Tale calo è superiore a quello degli altri principali paesi europei.

Situazione analoga quella di 12 tra i principali operatori di customer management che nel 2020 hanno registrato una diminuzione dei ricavi pari al 3,6%, a fronte di una forte riduzione dei ricavi provenienti dal settore telco (-16,4%), parzialmente compensata dalla crescita dei ricavi provenienti da altri settori (+4,3%).

Secondo i dati della Digital agenda della Commissione europea, la copertura Vhcn (Very high capacity network – reti Ftth, Fttb, cable docsis 3.1) a metà 2020 è cresciuta di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente, ma rimane un gap da colmare con la media europea: 34% in Italia contro 59% in Ue (o 42,5% media Ue, se si considera solo la copertura in fibra e non quella docsis che permette la trasmissione dati attraverso il cavo televisivo). Positiva la crescita delle sottoscrizioni a linee fisse con velocità >=100 Mbps: secondo i dati Agcom, a dicembre 2020 hanno, infatti, raggiunto il numero di 9,5 milioni, pari al 52,6% del totale accessi broadband (+35% rispetto ai 7,1 milioni del 2019).

5G, per l’Italia primato a metà

Per quanto riguarda lo sviluppo delle reti mobili 5G l’Italia si è dimostrata particolarmente all’avanguardia: è uno dei paesi che per primi hanno completato l’asta per tutte le frequenze a disposizione, è tra i paesi ad aver realizzato il maggior numero di sperimentazioni ed è stata tra i primi a lanciare i servizi commerciali 5G.

Tuttavia, secondo i dati della Commissione europea, la copertura 5G in Italia a metà 2020 (considerando solo le reti 5G “standalone”, cioè quelle che non si appoggiano ad altre reti preesistenti) era pari all’8% delle abitazioni, valore inferiore alla media europea (14%) e a quelli di altri grandi paesi come Spagna (13%), Germania (18%) e Uk (20%). Tale valore è parzialmente influenzato dalla mancanza, al momento, della possibilità di utilizzare la banda 700MHz il cui rilascio è previsto a metà 2022 e, che, come da obblighi di copertura, servirà per raggiungere la stragrande maggioranza del territorio. Altro fattore chiave per l’accelerazione degli investimenti in copertura è la domanda di servizi (consumer ma soprattutto enterprise).

Trasformazione delle competenze: le telco investiranno 1 miliardo di euro

Alla luce dell’inasprimento competitivo e degli ingenti investimenti sull’infrastruttura, diventa sempre più necessaria per gli operatori Tlc la capacità di creare nuove opportunità di business attraverso le tecnologie digitali (cloud, IoT, intelligenza artificiale, cybersecurity, ecc.). Per farlo occorre una profonda trasformazione delle competenze, aspetto particolarmente complesso per via dell’anzianità media della popolazione del settore.

Secondo le stime degli operatori Tlc, infatti, nei prossimi 5 anni il numero di dipendenti diminuirà di circa 10mila addetti, ma la percentuale di over 40 non calerà, rimanendo anche nel 2025 attorno all’85% nel caso non nascano strumenti aggiuntivi a supporto. Questo comporterà importanti investimenti in iniziative di formazione: nel 2020 si è investito in attività di upskilling e reskilling coinvolgendo, rispettivamente, oltre 80mila e 27mila dipendenti. Inoltre, dal 2021 al 2025 si prevede in media la formazione di oltre 100mila dipendenti all’anno, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro e l’erogazione di 4 giornate medie di formazione per persona.

Inoltre, sarà chiave l’innesto di giovani, sia laureati in ambito Stem (figure sempre più ambite in futuro), sia di giovani periti e figure tecniche: molto importanti, dunque, gli investimenti previsti dal Pnnr volti a rafforzare l’istruzione professionale (in particolare Its) e l’istruzione Stem.

Complessivamente, per cambiare il quadro della filiera Tlc – con tutte le azioni previste (formazione, assunzioni, cambio generazionale) – nei prossimi anni, ossia fino al 2025 – servirà oltre un miliardo di euro.

La sfida del lavoro e la cultura agile

Ma quella delle competenze digitali non è l’unica sfida della filiera per quanto riguarda il mercato del lavoro. In questo scenario il cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro acquista maggior centralità. Il 61% delle imprese della filiera Tlc hanno introdotto, già prima dell’emergenza sanitaria, il lavoro agile, riconoscendo flessibilità, responsabilità e autonomia ai lavoratori.

Questa esperienza ha portato ad acquisire la cultura di questo modello lavorativo ed ha consentito alle imprese della filiera nella situazione di emergenza, di essere pronte alla remotizzazione delle attività lavorative coinvolgendo, in pochissime settimane, oltre 90.000 lavoratori, tra cui anche il personale addetto ad attività – ad esempio quelle del Customer Care – che in precedenza non erano state interessate, per ragioni tecniche e organizzative, all’implementazione dei modelli di lavoro agile.

Al fine di valorizzare questa esperienza, è necessario lavorare per un consolidamento dello strumento nella prospettiva di supportare e valorizzare questa modalità di lavoro, provando a delineare un nuovo modello organizzativo che consentirà di affrontare al meglio la “nuova normalità” attraverso soluzioni di lavoro ibrido, alternando presenza fisica e virtuale, con l’obiettivo di vincere la sfida e passare dalla fase emergenziale della “remotizzazione” ad una scelta consapevole e “agile” di innovazione.

Botta e risposta tra Gubitosi e Colao: quale ruolo per governo e industria?

“Credo che sia opportuno chiedere al governo l’apertura di un tavolo sul settore, anche per pianificare cosa ci si aspetta dal settore e che cosa è disponibile da parte del governo”, ha commentato l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, in qualità di vice presidente di Confindustria con delega al digitale, intervenendo alla presentazione del Rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia. “Ciò che è essenziale è la velocità. Il Pnrr è estremamente positivo per il settore e per il Paese. Però si parla di voucher per il settore ormai da quasi due anni. Siamo sempre lì a prepararli. Credo che sia ogni tanto opportuno arrivare al punto e farli partire”.

“Bisogna evitare che ci sia un problema Tlc in questo Paese”, ha proseguito Gubitosi. “Tutti dicono che sia un settore vitale, ma in genere i settori vitali si tende perlomeno a non penalizzarli”. L’Ad di Tim ha concluso: “L’Italia sta facendo grandi passi avanti ma bisogna fare in modo che, una volta che si esauriscono le risorse del Pnrr, gli investimenti privati facciano da volano”. Insieme alle altre telco “bisogna creare una piattaforma per il Paese che non ha che fare con temi antitrust, è il settore dove c’e’ meno concerto in Europa” e ha anche sofferto, soprattutto in passato una politica regolatoria molto attenta ai prezzi.

Ha replicato il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao: “I prezzi non li fanno i politici né i relatori, se c’è un calo forte guardatevi negli occhi tra di voi”. Riguardo alla necessità di riforme, “ci vogliono regole, e qui il governo si è mosso col decreto semplificazioni. Abbiamo cambiato anche le norme sulle aste in aggiudicazione, abbiamo fatto una serie di interventi che cercano di rendere la realizzazione degli investimenti più facile. Di cosa abbiamo bisogno? Questo governo accetta input su cosa manca da semplificare”. E ancora: “Sui limiti elettromagnetici c’è stato un grande lavoro, c’è stato un momento per rivedere su come portarli a certi livelli” ma “non è venendo tre mesi dopo, in un convegno, a dire ‘dov’è il governo?’ che le situazioni si risolvono. Le cose si risolvono essendoci al momento giusto. Quindi per favore, cerchiamo di essere coerenti

I commenti di Asstel-Assotelecomunicazioni e delle organizzazioni sindacali

“La Filiera Tlc è in profonda trasformazione e sta affrontando due grandi sfide: affiancare le istituzioni nella missione di digitalizzare il Paese attraverso, in particolare, lo sviluppo di un’infrastruttura ultrabroadband fissa e mobile ad altissima velocità nel minor tempo possibile portando benefici anche in termini di ambiente e, quindi, transizione ecologica; ampliare le proprie competenze interne e il proprio modello di business per ricoprire un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione di nuove piattaforme di servizio rivolte, in particolare, ai mercati business, sia business to business sia business to consumer, anche attraverso la costruzione di un ecosistema con attori di altre filiere. Le telecomunicazioni costituiscono un settore strategico per il sistema Paese. Bisogna mantenere una chiara visione strategica rispetto alla trasformazione da realizzare. Per il ritorno sugli investimenti non sarà sufficiente, infatti, offrire servizi di connettività, ma servirà farsi trovare pronti per diventare gli «orchestratori» dei progetti «verticali». Aspetto non meno importante, è l’attenzione a costruire un modello di digitalizzazione resiliente e capace di reagire ai cambiamenti di contesto per quanto riguarda servizi, infrastrutture, regole e competenze”, ha affermato Massimo Sarmi, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni.

“Questi anni di crisi sanitaria hanno di fatto imposto all’attenzione di noi tutti un nuovo diritto, quello alla connettività. Il confinamento ha reso quotidiano l’utilizzo di modalità digitali per attività prima impensabili: lo smart working ha assunto dimensioni inaspettate solo un anno e mezzo fa. La didattica a distanza, la scoperta di una dimensione “digitale” anche per la socialità e per usufruire di sempre maggiori quote servizi della pubblica amministrazione hanno portato il Paese in una dimensione di modernità difficilmente prevedibile prima di marzo 2020.  Tutto questo rende non più rinviabile un “piano Paese” per l’infrastruttura di rete. Il rapporto fra pervasività delle reti e diffusione di una cultura digitale è ormai di tutta evidenza. I piani di sviluppo della banda ultralarga che si sono succeduti dal 2015 non hanno di fatto colmato il “digital divide” che ancora condanna milioni di cittadini ad un servizio che non permetterà loro di usufruire appieno di questa rivoluzione. Occorre cambiare modello industriale e di sviluppo”, ha affermato Fabrizio Solari, Segretario generale Slc-Cgil.

“Il mondo del lavoro sta affrontando profondi cambiamenti, rendendo evidente la necessità di sviluppare nuove competenze per stare al passo con i tempi e mantenere una prospettiva di sostenibilità occupazionale a lungo termine. Per la competitività futura delle imprese della filiera Tlc occorre investire in nuove professionalità, soprattutto digitali, che concorrano a promuovere una crescita qualitativa del lavoro che, insieme a una formazione continua, possa aiutare a sviluppare le infrastrutture di cui il Paese si deve dotare. Le reti ad alta velocità sono strumenti fondamentali per promuovere l’efficienza e la qualità dei servizi offerti anche a vantaggio dei gradi di occupabilità dei lavoratori. Anche per questo nel rinnovo del Ccnl Tlc del 12 novembre 2020 abbiamo puntato sul Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese, per la cui messa a regime sarebbe fondamentale, oltre al contributo di imprese e lavoratori, anche un supporto economico esterno, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio”, ha affermato Vito Vitale, segretario generale Fistel Cisl.

“Rispetto delle tabelle sul costo del lavoro nei bandi di gara e applicazione della clausola sociale. Sono questi i primi punti – da tempo ribaditi – su cui intervenire per favorire la sostenibilità delle attività di Customer relationship management, la qualità dei loro servizi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre ridare valore al settore, attraverso soluzioni volte a sostenere il processo evolutivo di tali attività, contrastando fenomeni di concorrenza sleale e dumping salariale – determinate anche dalla diffusione di Ccnl scarsamente rappresentativi – ed evitando una polverizzazione del settore. Pertanto, auspichiamo che, anche a livello governativo, vengano agevolate tutte quelle azioni utili a favorire sia la diffusione della effettiva ed omogenea applicazione in tutti i settori della clausola sociale nei casi di cambio appalto di attività di customer care sia il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro. Questi sono infatti elementi essenziali per favorire la sostenibilità occupazionale e promuovere la qualità del lavoro a vantaggio principalmente delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese. Auspichiamo che tutte le aziende, ed in particolare quelle “pubbliche”, pongano il massimo impegno ad affrontare il cambio di paradigma con un’assunzione di responsabilità rispetto agli effetti che si possono determinare sulle persone che operano nel settore”, ha affermato Salvo Ugliarolo, Segretario generale Uilcom-Uil.

“I processi di trasformazione che attendono la filiera Tlc e il lavoro richiedono nuove conoscenze, competenze e investimenti sulla formazione permanente, quali fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, dotando soprattutto i giovani delle skills necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli Its, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani”, hanno concluso il presidente di Asstel e i Segretari generali delle organizzazioni sindacali di categoria. “Nella trasformazione digitale in atto abbiamo il compito di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro che trova nel Fondo di solidarietà bilaterale di settore uno strumento concreto per contribuire al riequilibrio della filiera offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese. Per questo auspichiamo, anche in considerazione della rilevanza nazionale del settore delle telecomunicazioni, un supporto economico esterno, aggiuntivo al finanziamento da parte delle imprese e dei lavoratori, che ne acceleri la piena operatività. È importante il dialogo con le istituzioni per dare forma a strumenti che rispondano concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle imprese che compongono il settore”.

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