Toshiba si fa in tre per rilanciare il proprio business: l’azienda sta valutando lo scorporo in tre divisioni – infrastrutture, device elettronici e le memorie per i chip – che verrebbero poi quotate separatamente nel giro di due anni.
La riorganizzazione – riporta Nikkei – ha l’obiettivo di riportare Toshiba alla crescita e alla redditività: il gruppo ha attività che spaziano tra settori disparati, dalle centrali nucleari all’elettronica, e gli azionisti premono perché il top management definisca una strategia più mirata e trasparente.
Lo scorporo potrebbe avvenire nel 2023. La decisione scaturisce anche da un recente scandalo che ha portato all’uscita del presidente del Cda e a una contestata offerta di buy-out da parte del fondo Cv Capital Partners, rimasta bloccata. Toshiba continua a valutare questa proposta, ma lo scorporo è al momento l’opzione preferita.
Le difficoltà di Toshiba tra crisi industriale e di governance
“Stiamo lavorando a un piano strategico a medio termine per migliorare il nostro valore aziendale; separare le nostre
attività è una delle opzioni al vaglio, ma nulla è ancora deciso”, ha dichiarato un portavoce di Toshiba. “Se arriveremo a una decisione che dovrà essere comunicata, lo faremo in tempi brevi”.
In base al piano che viene valutato dal Cda le centrali elettriche e altre infrastrutture di Toshiba finirebbero in una società, mentre i device (esclusi i chip) andrebbero in un’altra. Una terza azienda verrebbe creata per i semiconduttori e confluirebbe in Kioxia Holdings, di cui Toshiba possiede una quota di circa il 40%.
Le difficoltà finanziarie di Toshiba partono dal 2015, ma quest’anno ai problemi del gruppo giapponese si è aggiunta una profonda crisi di governance. Il ceo Nobuaki Kurumatani ha lasciato ad aprile per disaccordi con gli azionisti, mentre a giugno è uscito il presidente del board Osamu Nagayama.
Le dimissioni del chairman sono arrivate in seguito alle pressioni degli azionisti attivisti, esasperati dalla sfilza di trimestri in perdita e dai risultati di un’inchiesta interna indipendente che ha portato alla luce un tentativo
di collusione tra il Cda e il governo di Tokyo al fine di impedire una maggiore presenza di investitori stranieri nell’azienda. Si tratta – sottolinea Reuters – di uno dei rari casi di vittoria degli azionisti sul top mangement di un colosso industriale nazionale.
Toshiba soffre dello “sconto conglomerato”
Anche la separazione di Toshiba in tre entità è un’operazione con pochi precedenti per i gruppi industriali del Giappone. Ma la mossa dovrebbe aiutare a focalizzare le strategie di crescita e migliorare la capacità di generare utili.
Come spiega Nikkei, Toshiba soffre del cosiddetto “conglomerate discount” in cui gli investitori valutano la totalità di un gruppo con attività e beni diversificati (l’azienda giapponese ha 296 sussidiarie e 117.300 dipendenti alla fine di marzo) meno di quanto valuterebbero la somma delle singole parti calcolate separatamente. Ciò avviene perché viene tenuto conto dell’ampia gamma di rischi e della percezione di una diminuita efficienza di capitale.
A maggio la filiale francese di Toshiba è anche rimasta vittima di un cyber-attacco sferrato da DarkSide, lo stesso gruppo di hacker dietro il maxi-assalto informatico all’oleodotto Colonial Pipeline negli Stati Uniti. DarkSide ha detto di aver sottratto 740 gigabyte di informazioni riservate e dati personali dalla sussidiaria francese del colosso nipponico.