I soci di Telecom Italia preferiscono andare sul sicuro e accettano i 2,5 milioni di euro offerti da Carlo Buora e Riccardo Ruggiero per chiudere la vicenda Security e delle sim false, 1 milione di euro da parte di Buora e 1,5 milioni da Ruggiero. Le proposte di transazione sono state approvate a maggioranza con solo lo 0,4% e lo 0,5% del capitale sociale ad aver votato contro.
“La soluzione transattiva è semplicemente più conveniente di quella contenziosa: significa optare per il certo e rinunciare all’incerto. Significa chiudere onorevolmente una vicenda che ormai si protrae da anni, che ha pesantemente impegnato la società, ma corre altrimenti il rischio di ottenere poco o nulla”. Così il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, ha introdotto l’assemblea dei soci del gruppo, che si è tenuta a Rozzano, chiamata a deliberare sulla proposta, avanzata dal Cda, di procedere a transazioni per un totale di 2,5 milioni di euro nei confronti degli ex amministratori Carlo Buora e Riccardo Ruggiero.
Secondo Bernabè, il consiglio di amministrazione “ritiene che l’esercizio dell’azione nei confronti di Buora e Ruggiero sia un’opzione praticabile e doverosa”, ma allo stesso tempo avverte che “il risultato di un’eventuale azione resta sommamente incerto, nel quando e nel quanto, mentre sono sicuri i suoi effetti negativi, a livello di costi da sostenere e ulteriore esposizione mediatica”.
Bernabè ha ripercorso tutte le tappe percorse da Telecom Italia dopo l’impegno assunto sin dal 2010, quando l’azienda di Tlc decise di avviare l’analisi interna nota come “Progetto Greenfield”, fino all’assemblea odierna convocata a fronte della replica da parte di Buora e Ruggiero, che hanno respinto ogni addebito. Telecom ritiene che l’esercizio dell’azione nei confronti dei due manager “sia un’opzione praticabile e doverosa”.
Nel contempo, ha sottolineato Bernabè, va tenuto conto che “continuano a mancare i precedenti giurisprudenziali”. In aggiunta “provare l’inadempimento dei doveri degli amministratori non equivale a dimostrare processualmente un nesso di causalità giuridica fra i danni subiti dalla società e le condotte personalmente ascrivibili a Buora e Ruggiero“. Gli stessi danni risarcibili, ha continuato il presidente, “non equivalgono agli effetti economici delle vicende rispetto alle quali gli ex amministratori si sono resi inadempienti”.
Insomma il Cda di Telecom ha deciso di non imboccare un iter lungo e incerto, accettando invece transazioni “che garantiscono il recupero di un importo che, seppur inferiore a quello astrattamente reclamabile, rappresenta comunque una forma immediata e concreta di ristoro, oltre che un’importante affermazione di principio, di evidente valore segnaletico, rispetto alla tutela degli interessi della società e dei suoi soci, anche nei confronti di ex ad”. Bernabè ha sottolineato che le proposte sono state positivamente valutate anche da consulenti. “Tra l’esercizio di un’azione di responsabilità e la stipula di una transazione – ha concluso Bernabè – il trade-off è evidente e le motivazioni della transazione sono quelle consuete di ogni forma extragiudiziale”.
Inoltre ha tenuto a ricordare Bernabè la reputazione del gruppo Telecom è “fortemente migliorata” rispetto a qualche anno fa, e si trova ora ai massimi degli ultimi 12 anni, “a livelli pre-scalata”.
“La nostra reputazione è fortemente migliorata su tre-quattro anni fa – ha detto – era scesa ai minimi nel 2006-2007, poi c’è stata una progressiva risalita fino a raggiungere quest’anno il massimo degli ultimi 12 anni. Credo sia merito di tutti, credo derivi anche dall’azione costante di sorveglianza e di buona governance del Cda”.
Per quanto riguarda invece quanto richiesto dalla Consob in relazione alla chiusura delle indagini preliminari nei confronti dell’ex presidente della società, Marco Tronchetti Provera, e agli sviluppi degli altri procedimenti penali in corso, il collegio sindacale di Telecom Italia “si riserva ogni approfondimento e valutazione in merito all’incidenza che la configurazione dei fatti come reato e la loro ascrizione a specifiche fattispecie penali possano avere sulla esperibilità di azioni risarcitorie, esercitabili a vario titolo, contrattuale e/o extra contrattuale, nell’interesse della società e ciò in particolare in relazione all’estensione del termine di prescrizione – ha spiegato il presidente del collegio sindacale, Enrico Maria Bignami – Il tutto fatte salve le eventuali intervenute transazioni”.
I termini di prescrizione nei confronti di Tronchetti Provera sono già scaduti. In merito alla chiusura delle indagini su Tronchetti per il reato di ricettazione, il collegio sottolinea che, “preso atto di tali ufficiose informazioni, si riserva ogni approfondimento e valutazione in merito ad eventuali iniziative a tutela degli interessi aziendali, al momento in cui potrà disporre di una compiuta conoscenza degli atti processuali, nei limiti previsti dall’ordinamento”.
Secondo la review di Deloitte la vicenda Security è costata alla Telecom oltre 66 milioni di euro. Lo si legge in una nota diffusa su richiesta della Consob in vista dell’assemblea odierna. Per “consulenze e prestazioni professionali associati a operazioni illecite” 7 milioni; “per consulenze e prestazioni professionali non supportati da adeguata documentazione a supporto delle prestazioni rese” 26 milioni circa; ” 12 milioni per prestazioni professionali oggetto di contestazione alla societa in sede di accertamento fiscale (e correlati interessi e sanzioni per euro 5 milioni circa), “‘9 milioni per assistenza legale e altre consulenze sostenuti in relazione ai procedimenti penali e civili conseguenti le vicende in esame”, 3 milioni “per definizione varie posizioni (dipendenti, Pubbliche Amministrazioni, patteggiamento)”, circa 1,7 milioni per transazioni con ex dipendenti della Funzione Security , 2,6 milioni circa per consulenze in ambito IT effettuate da Kpmg”.
E Deloitte “segnalava inoltre, senza quantificarli, la presenza di ulteriori “rischi economici potenziali”, collegati a richieste di pagamenti e/o risarcimenti nell’ambito di contenziosi ancora pendenti” come quello con Christian Vieri della somma di euro un milione,. Sono solo”un riferimento orientativo” puntualizza Telecom ricordando che “nelle azioni di responsabilita occorre peraltro provare il danno imputabile alla violazione dei doveri dell’Amministratore, in termini di elemento soggettivo (colpa) e di nesso di causalita. Sotto questo profilo, gli importi citati eccedono quelli che potrebbero essere utilmente esposti in sede di eventuale azione, la quale – per altro verso – potrebbe avere a oggetto il danno non patrimoniale patito dalla Società, sempre che ne sia dimostrata la causa nelle violazioni dell’Amministratore”.