La questione principale non è l’esito dell’incontro tra i vertici di Dazn, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e la sottosegretaria Anna Ascani, che pure è un segnale di attenzione della politica verso le vicende che stanno interessando la piattaforma di streaming che detiene i diritti per la trasmissione delle partite della serie A di calcio per il triennio 2021-2024. Il tema vero, in questo momento è quello dei rapporti tra Dazn e il suo principale alleato nell’avventura della Serie A, Tim.
A pochi mesi dal debutto già si starebbe prendendo in considerazione l’idea di una rinegoziazione dell’accordo – almeno stando ai rumors di stampa – motivata principalmente dal fatto che i risultati dell’operazione, in termini di abbonati, e quindi di ricavi, si starebbero dimostrando al di sotto delle aspettative.
Quanto alla riunione al ministero, è stata l’occasione per Dazn per ribadire che “non saranno posti in essere cambi nell’utilizzo del servizio nel corso di questa stagione e che ogni tipo di modifica sarà comunicata in maniera chiara e trasparente e nei tempi congrui”, oltre che per fare il punto sulla propria attività negli ultimi mesi e sulle prospettive per il futuro. Lo stesso ministero, nella nota pubblicata a fine incontro, sottolinea tra le altre cose di aver confermato a Dazn “la necessità di non cambiare le regole in corsa”.
Ma oggi sotto i riflettori – anche se le cifre ufficiali non sono mai state diffuse – rimane l’agreement da 1 miliardo di euro per il triennio 2021-2024 che ora Tim starebbe rivalutando alla luce dei primi risultati sulla campagna abbonamenti. A formulare un’ipotesi più dettagliata sulle cifre è il Sole24Ore, secondo cui calcolando 700mila abbonati che hanno aderito all’offerta base da 29,90 euro al mese, gli introiti per Tim si tradurrebbero al netto dell’iva a circa 200 milioni euro l’anno, sensibilmente inferiori ai 340 milioni di euro come “minimo garantito” per l’esclusiva della distribuzione – in ambito telco – delle partite di Serie A attraverso TimVision. Tutto questo senza considerare i costi IT, le spese per la pubblicità e gli incentivi alla forza vendita.
I risultati insoddisfacenti fanno poi il paio con la questione della qualità del servizio e anche le modalità di erogazione. Di qui il tema della concurrency, cioè la possibilità per gli abbonati di utilizzare lo stesso account per usufruire del servizio contemporaneamente da due device diversi e da luoghi diversi: una scelta che, abilitando la “condivisione” degli account, potrebbe aver contribuito a una minore generazione di profitti rispetto alle attese.
Anche sulla qualità del servizio torna la nota del ministero dello Sviluppo economico a conclusione del vertice con Dazn, che ha toccato anche i temi della tutela le consumatore e la lotta alla pirateria: “Il ministero ha sottolineato la massima attenzione e vigilanza sulle criticità emerse in questi primi mesi”, recita lo statement, citando anche la necessità di “rafforzare il customer center con l’obiettivo che sia più attento alle necessità della clientela con minore dimestichezza con strumenti tecnologici e la prosecuzione degli investimenti in rete e tecnologia per evitare disservizi agli utenti. A Dazn, inoltre – conclude la nota – è stata chiesta una maggiore attenzione e chiarezza nelle informazioni ai consumatori. Da parte del ministero è stato espresso l’impegno, anche a nome di tutto il Governo, per rafforzare gli strumenti contro la pirateria”.
La scorsa settimana è scoppiato il putiferio a seguito delle indisrezioni relative a un cambio di passo da parte di Dazn: porre fine alla possibilità di condividere gli account con una modifica alle condizioni del servizio, per evitare utilizzi illeciti. Ipotesi che però, dopo le polemiche sollevate dai consumatori e il pressing politico – che ha sortito la convocazione della piattaforma di streaming da parte del Mise – è stata abbandonata da Dazn almeno per la stagione in corso.
Non è però chiaro al momento quali siano i margini in mano a Tim per chiedere la rinegoziazione del contratto, anche se è in ogni caso prematuro parlare di veri e propri contenziosi. Della questione si sarebbe discusso ieri durante il comitato di controllo e rischi di Tim, in cui si sarebbe colta l’occasione anche per fare il punto sull’impatto che potrebbe avere sui ricavi la scelta della concurrency.
Per tornare al merito dell’incontro tra i vertici di Dazn, il ministro Giorgetti e la sottosretaria Anna Ascani, la piattaforma di streaming sottolinea in una nota il proprio “massimo impegno nel percorso intrapreso quando, alla fine di marzo 2021, sono stati assegnati i diritti per la trasmissione del campionato di calcio di Serie A”. Al di là dei 2,4 miliardi investiti per aggiudicarsi i diritti per il triennio 2021-2024, Dazn specifica di aver “lavorato intensamente sullo sviluppo della parte tecnologica, a beneficio dell’intero Paese, potenziando attraverso Dazn Edge le infrastrutture presenti, e, a vantaggio della qualità del servizio, ottimizzando la ricezione delle immagini”, con un investimenti che solo per la prima stagione ammonta a oltre 10 milioni di euro, e che sarà potenziato per il futuro. “A riprova di ciò, è già stato annunciato che entro la fine di Novembre sarà disponibile ed entrerà in funzione il Full HD, 1080P – spiega la piattaforma – che assicurerà una maggiore definizione delle immagini. Sul tema qualità, inoltre, l’azienda si impegna a proseguire e accelerare lo sviluppo del Multicast, che porta ad una riduzione del buffering – il rallentamento dell’immagine – di oltre il 50%”.
Quanto ai disservizi che si sono verificati in occasione delle prime giornate di campionato, Dazn sottolinea il fatto che “sono stati previsti ed effettuati rimborsi, per una cifra complessiva pari a 10 milioni, per una mensilità a tutti i clienti impattati“, e si dice pronta a seguire la stessa linea in futuro “qualora dovessero ripresentarsi problemi di sua diretta responsabilità”. Di pari passo la piattaforma si dice pronta a “sviluppare e potenziare ulteriormente il Customer Service sia dal punto di vista tecnico che con operatori, per assicurare sempre massima reattività e attenzione alle richieste dei propri clienti”.
Su Dazn si è espresso oggi in un’intervista al Sole 24Ore Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A: “L’eliminazione della concurrency poteva evidentemente essere assunta fin dall’estate perché ricalca quanto è previsto in altri Paesi europei come in Spagna – afferma – L’analisi dei numeri dimostra come il tema degli abusi contrattuali in Italia sia enorme. Purtroppo il nostro si conferma, ancora una volta, come il Paese dei ‘furbetti’. L’allarme lanciato da Dazn deve essere colto dalle autorità e dai principali stakeholder del settore, tra cui ovviamente noi”.
De Siervo però minimizza sul tema della qualità del servizio di Dazn: “La Lega Serie A ha venduto i propri diritti attraverso un bando regolato da una legge dello Stato – sottolinea – Il passaggio a una nuova modalità di distribuzione della Serie A Tim richiedeva necessariamente qualche giornata di assestamento”. E accende i riflettori sul ruolo del calcio come “volano per accelerare il processo di digitalizzazione del nostro Paese”. “In questo diventa determinante la visione del Governo – puntualizza il manager – perché, dati alla mano, viviamo in un contesto tra i più arretrati a livello europeo dal punto di vista tecnologico. Dazn è intervenuta rispondendo prontamente alle nostre sollecitazioni e nelle ultime settimane non si sono verificati episodi di interruzione nella visione delle gare. Credo che la direzione sia quella giusta e che si possa ancora migliorare per offrire un prodotto sempre più di qualità”.
Sul tema della pirateria è tornato in serata anche il segretario generale di Fapav, Federico Bagnoli Rossi, con parole di apprezzamento per le affermazioni del ministro Giorgetti e della sottosegretaria Ascani per il contrasto al mercato illegale di contenuti audiovisivi: “Dopo le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, arriva una ulteriore conferma dell’attenzione delle Istituzioni su un tema così determinante per la fase di ripartenza del settore audiovisivo e per lo sviluppo dell’offerta legale digitale – commenta Bagnoli Rossi – L’Italia è un Paese che sta seguendo una direzione chiara e precisa a sostegno dei titolari dei diritti e di chi investe nella produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi. Abbiamo già degli ottimi strumenti di tutela, come ad esempio il Regolamento Agcom, ed ora è importante rafforzarli e implementarne di nuovi per andare a colpire tutti i più recenti sviluppi della pirateria. Anche per questo guardiamo con interesse ad una proposta di legge organica come quella dell’onorevole Massimiliano Capitanio (qui l’intervista a CorCom sulla proposta di legge), poiché andrebbe ad affrontare il problema in maniera strutturata e sotto tutti gli aspetti. Ci auguriamo pertanto che l’iter parlamentare possa essere il più spedito possibile, considerando anche i Disegni di Legge simili depositati da altre forze di maggioranza e opposizione”.