Non ci sono prove che Facebook abbia occultato informazioni sensibili agli investitori nella documentazione consegnata alla Sec, in vista dello sbarco in borsa del 18 maggio scorso. Questo l’esito delle indagini condotte fino ad oggi dalla Sec (Security exchange commission), che sta indagando sulla documentazione pre-Ipo del social network. Lo rende noto Bloomberg, in relazione al disastroso debutto sul Nasdaq del social network, per il quale Facebook è finito nel mirino delle autorità americane, dopo la levata di scudi degli investitori, che hanno bersagliato l’azienda di class action e richieste di risarcimento danni milionari a causa delle ingenti perdite registrate al debutto del titolo.
L’accusa degli investitori a Facebook è di non avere prontamente comunicato nel prospetto pre-Ipo che le stime di crescita del social network erano state “ridotte in modo significativo” dagli analisti prima del debutto. Che ha consentito all’azienda di raccogliere più di 16 miliardi di dollari. Facebook è stata accusata da più parti di aver diffuso “informazioni selezionate” prima dello sbarco sul Nasdaq.
Si vuole capire ad esempio se gli investitori retail siano stati danneggiati da informazioni fuorvianti fornite dai broker, oppure se agli analisti siano stati forniti dati “pilotati” sulle prospettive di Facebook sul mercato mobile.
La Sec continua ad esaminare la documentazione legata al debutto di Facebook, collocato al prezzo di 38 dollari. Oggi il titolo veleggia intorno ai 19 dollari. Nel contempo, un portavoce della Commissione bancaria del Senato ha precisato che il panel che sta indagando ha tenuto incontri sulla Ipo con Facebook, Nasdaq, Morgan Stanley e Sec, aggiunge Bloomberg.