Sostenere un programma di formazione specialistica finalizzata al trasferimento delle competenze tecniche necessarie a realizzare la rigenerazione degli apparati terminali di rete installati presso le case degli utenti e assumere le detenute che hanno ottenuto l’attestato di fine corso.
Sono questi gli obiettivi del “Laboratorio Rework – Il valore della formazione e del lavoro in carcere”, lanciato dalla Casa Circondariale Femminile di Roma Rebibbia “Germana Stefanini” con Linkem.
Il progetto “Laboratorio Rework” è stato articolato in due fasi: nella prima fase Linkem ha avviato grazie ai propri addetti un programma di formazione, al cui termine sono stati rilasciati gli attestati con la qualifica di “addetto alla rigenerazione di apparati elettronici Linkem” e la possibilità di sottoscrivere un contratto di lavoro con Linkem.
“Il coinvolgimento di aziende private nella realizzazione di progetti virtuosi che supportino le istituzioni negli obiettivi di rieducazione e reinserimento nella comunità rappresenta una grande opportunità per le detenute, per l’interesse generale e per l’economia – dice Alessia Rampazzi, direttrice Casa Circondariale Femminile di Roma Rebibbia “Germana Stefanini” – Il Laboratorio Rework realizzato con Linkem ha creato l’opportunità per le nostre detenute di acquisire nuove competenze spendibili sul mercato del lavoro una volta terminata la loro esperienza di detenzione, fornendo loro nuove prospettive di vita una volta che si troveranno all’esterno. Siamo pronti ad accogliere i progetti di nuove aziende che intendano essere nostre alleate per fare in modo che la detenzione possa trasformarsi in nuove opportunità”.
“Siamo particolarmente fieri e orgogliosi di contribuire attivamente alla normalizzazione della vita in carcere e agli obiettivi di rieducazione e reinserimento nella società – sottolinea Davide Rota, amministratore delegato di Linkem – Il Laboratorio Rework rientra tra i progetti che abbiamo ideato puntando sulle potenzialità della tecnologia e della formazione in campo digitale. Il settore delle telecomunicazioni segnala da tempo un profondo bisogno di competenze e manodopera specializzata e crediamo che progetti come questo possano contribuire a colmare il gap esistente e a creare nuove opportunità di vita e lavoro al di fuori dal carcere. Ci auguriamo di poter replicare questi progetti in altre carceri”.
Come funziona il progetto
Il progetto segue l’esperienza maturata dalla Società nella Casa Circondariale di Lecce, dove Linkem ha già assunto 10 detenuti nella sezione maschile e realizzato il progetto di trasformazione digitale UNiO, il sistema di video colloqui con i familiari che consente ai detenuti di usufruire di postazioni dedicate e progettate ad hoc. L’evento odierno è stata l’occasione per illustrare e promuovere le finalità e i risultati dei progetti realizzati con il contributo delle due case circondariali, soprattutto attraverso la testimonianza dei protagonisti.