Giornata da dimenticare per SoftBank in Borsa: il gigante tecnologico giapponese ha chiuso la seduta di Tokyo con un tonfo dell’8,2% a quota 5.103 yen, trascinato dalle cattive prestazioni delle controllate cinesi Alibaba – il maggiore investimento di SoftBank – e, soprattutto, Didi Chuxing – di cui la giapponese detiene il 21,5% tramite il proprio Vision Fund.
Un’altra tegola arriva dagli Stati Uniti, dove la Federal trade commission ha deciso di avviare una causa per bloccare l’acquisizione da parte di Nvidia del produttore di chip britannico Arm. Arm è stata acquisita da SoftBank nel 2016 per 32 miliardi di dollari.
I guai delle “controllate” cinesi
Il crollo in Borsa di Didi, l’operatore del ride hailing, si lega direttamente al giro di vite dei regolatori di Pechino sulle quotazioni estere. L’omologa cinese di Uber ha appena annunciato il delisting dal Nyse, appena sei mesi dopo lo sbarco sul listino americano, per entrare invece sulla piazza di Hong Kong. Il titolo è nel frattempo crollato del 57%.
Alibaba a sua volta ha subito cali nell’ordine dell’8% dopo l’annuncio della maggiore riorganizzazione aziendale dal 2014, quando il colosso cinese dell’e-commerce si è quotato a Wall Street.
Sulla scia di queste turbolenze le azioni SoftBank sono scese fino a 5.062 yen nel corso della seduta, segnando il minimo da oltre un anno e mezzo, per poi chiudere in ribasso per la settima sessione consecutiva.
Le perdite del gruppo giapponese si inseriscono in un quadro di debolezza generalizzata dei mercati in Asia. Tokyo ha chiuso al -0,36% mentre Hong Kong ha registrato a fine scambi una flessione del -1,76%.
Gli Usa pronti a bloccare l’operazione Nvidia-Arm
La Federal trade commission degli Stati Uniti ha avviato venerdì una procedura per bloccare l’acquisizione di Arm da parte di Nvidia. Il regolatore ha affermato che “la fusione proposta darebbe a Nvidia la capacità e l’incentivo a utilizzare il suo controllo su questa tecnologia per indebolire i suoi competitor, riducendo la concorrenza e, in ultima analisi, diminuendo la qualità del prodotto e l’innovazione, generando prezzi più elevati e meno scelta, danneggiando i milioni di americani che beneficiano dei prodotti basati sulla tecnologia Arm”
L’attività di Arm ha un valore strategico per il comparto: l’azienda concede in licenza la sua architettura di chip e i suoi progetti ai principali produttori di chip, tra cui Apple, Qualcomm e Samsung, ed è un elemento fondamentale nell’ecosistema globale di smartphone. Per questo anche l’Europa ha acceso un faro sull’accordo, così come l’Antitrust Uk, che ha aperto un’indagine approfondita sul deal: secondo la Competition & Markets Authority (Cma) si potrebbero profilare problemi antitrust nonché di sicurezza nazionale.
SoftBank ha messo in pausa gli investimenti in Cina
Nel secondo trimestre 2021 SoftBank ha visto l’utile crollare del 39% anno su anno a 762 miliardi di yen (6,9 miliardi di dollari), una diretta conseguenza della stretta regolatoria cinese su Alibaba, Didi e altre aziende in cui la giapponese ha investito.
Nel terzo trimestre il gruppo ha registrato una perdita netta di 397 miliardi di yen (3,5 miliardi di dollari) con il Vision Fund che perde ben 10 miliardi a causa del calo di valore dei suoi asset tecnologici. In particolare hanno pesato le svalutazione degli asset sul mercato cinese determinate dal “giro di vite” dei regolatori, che ha colpito sia Didi che Alibaba.
Il Vision Fund è il veicolo attraverso cui SoftBank investe nelle tecnologie e startup innovative. Il primo è stato dotato di 100 miliardi di dollari; il secondo ha ricevuto 40 miliardi.
La quota di SoftBank in Alibaba rappresenta il 39% del valore dei suoi asset e le start-up cinesi sono il 23% del portafoglio di Vision Fund in termini di fair value. Da aprile, però, solo l’11% dei nuovi investimenti di SoftBank si è diretto alla Cina: il gruppo giapponese sta cercando di ridurre la sua esposizione nel Paese.
Ad agosto, anzi, l’azienda ha detto che metterà in pausa gli investimenti nel Grande Drago: il ceo Masayoshi Son ha dichiarato che il Paese resta un’opportunità interessante, ma al momento il gruppo vuole vedere come evolverà la stretta regolatoria di Pechino sui colossi nazionali della tecnologia e del digitale.