LA CRISI

Call center, sindacati a Passera e Fornero: “Incontro urgente”

Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom Uil scrivono ai titolari di Sviluppo economico e Welfare: “Individuare presto soluzioni che impediscano il degrado del settore e la moltiplicazione dei licenziamenti”

Pubblicato il 25 Ott 2012

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Un incontro urgente sulle sorti del settore dei call center e sulla tenuta occupazionale. E’ quanto chiedono al governo Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil in una lettera inviata questa mattina ai ministri Corrado Passera ed Elsa Fornero. “Al fine di individuare soluzioni in grado di impedire il degrado del settore e la moltiplicazione dei licenziamenti indirizzando i soldi pubblici verso le aziende che fanno della stabilità occupazionale un punto di forza ricercando qualità e produttività – si legge nelle missiva, inviata anche alle commissioni competenti di Camera e Senato – le scriventi Segreterie Nazionali sono a chiedervi la convocazione di un urgente incontro”.

“I sindacati di categoria hanno deciso di chiamare in causa il governo perché nei call center la situazione sta esplodendo – spiega Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom, al Corriere delle Comunicazioni – Basti pensare alla vertenza Almaviva che coinvolge 632 lavoratori in cassa integrazione oppure ai 785 esuberi annunciati da Teleperformance di cui 164 a Roma e 621 a Taranto. Parliamo, solo per queste due aziende, di oltre 1400 posti di lavoro a rischio con un impatto devastante sulle economie dei territori e- temiamo – anche sulla tenuta dell’ordine pubblico”.

Nella missiva i sindacati precisano come la crisi dei call center sia anche frutto di un mercato “drogato”. “Tramite il ricorso agli sgravi previsti dalla Legge 407/90 e ai contributi regionali – puntualizza infatti Ugliarolo – sono stati creati posti di lavoro a basso costo che mettono fuori mercato call center dove gli incentivi sono terminati, con l’effetto che i committenti, cambiando appalto ogni tre anni riescono a usufruire degli sgravi in maniera permanente, mentre i call center che escono dai benefici degli sgravi perdono le commesse e licenziano il personale. Si tratta di una situazione non più tollerabile in un periodi di grave crisi per tutta l’economia nazionale”.

Per Michele Azzola, segretario nazionale di Slc-Cgil “i quasi 800 licenziamenti annunciati dal call center Teleperformance, non sono un caso: sono anzi il frutto di regole sbagliate. Gli incentivi statali alle aziende di call center drogano il mercato in un settore delicato. Non possiamo pertanto non ritenere quei licenziamenti gravi e inaccettabili”.

E proprio sulla questione dei call si è interrotta la trattativa con Asstel sul rinnovo del Contratto nazionale: l’associazione degli imprenditori di categoria non ha infatti accettato l’estensione delle clausole sociali ai lavoratori dei call e le proposte di recupero salariale chieste dai sindacati.

“I sindacati hanno chiesto di inserire una norma, la clausola sociale, che vincola, in caso di cambio di appalto, a utilizzare il personale già impiegato su quelle attività – spiega Azzola – Norma ampiamente utilizzata nei Paesi europei e denominata Tube. La reazione dei committenti/clienti è stata ovviamente di totale chiusura perché verrebbe meno il ricorso agli incentivi che garantiscono un costo del lavoro inferiore a quello previsto dal contratto”.

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