I sindacati del settore telecomunicazioni rispettano la decisione dei lavoratori del call-center di via Lamaro a Roma di bocciare l’accordo del 16 ottobre con Almaviva che prevedeva la Cigs (Cassa integrazione straordinaria) a rotazione, ma rivendicano la validità del percorso fatto per arrivare a quell’intesa.
All’indomani dell’annuncio delle stessa azienda – comunicava il “no” dei dipendenti all’accordo e quindi il via ufficiale alla Cigs a zero ore per un anno per 632 lavoratori – Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni hanno diffuso una nota in cui rivendicano il loro operato. “Il referendum votato dalle lavoratrici e dai lavoratori di Almaviva appartenenti al sito di via Lamaro – si legge nel documento – ha determinato inequivocabilmente, con 365 no e 123 voti a favore, la bocciatura dell’ipotesi di accordo sottoscritto in data 16 ottobre 2012”.
Le confederazioni sottolineano che l’ipotesi di accordo a cui avevano lavorato era un “estremo tentativo per salvaguardare i livelli occupazionali della sede di Roma, dopo che la trattativa in Regione Lazio si era conclusa con un mancato accordo il 26 settembre”. È da allora che Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni hanno lavorato alla proposta alternativa di una Cigs a rotazione per riorganizzazione e non più per cessazione. L’intesa prevedeva poi “un percorso di formazione al termine del quale si garantiva il reintegro di tutti i lavoratori; il mantenimento della sede di via Lamaro con le commesse principali che sarebbero tornate a Roma e l’implementazione di due ulteriori commesse”.
Alla denuncia della famiglia Tripi di scarsa redditività del sito di via Lamaro, i sindacati ricordano di aver risposto con la proposta di un monitoraggio e una verifica di qualità e produttività per service team in ottemperanza delle leggi vigenti. Le rappresentanze sindacali evidenziano che “nell’ipotesi di accordo non si prevedeva nessun licenziamento neanche a seguito di un mancato livello di produttività del service team, ma esclusivamente un ciclo di formazione e quindi riqualificazione del personale e il reintegro certo”.
L’obiettivo del percorso sindacale intrapreso verso Almaviva “era e rimane pertanto esclusivamente quello della tutela occupazionale e della garanzia dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in perfetta coerenza con quanto viene contrattato negli altri call center”.
“Rispettiamo il giudizio dei lavoratori rispetto all’ipotesi di accordo – conclude la nota – pur continuando a sostenere la bontà del percorso fatto, che né svendeva diritti né eliminava tutele ma garantiva la continuità occupazionale sul sito di via Lamaro oltre un aumento delle stesse commesse. Il futuro va infatti conquistato ogni giorno ma avere o no un posto di lavoro non è una condizione neutra”.