Servizio Civile Digitale, si parte. Pubblicata la graduatoria dell’avviso sperimentale varato a maggio da Dipartimento per la trasformazione digitale e Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono 45 i programmi selezionati che impegneranno 1.000 giovani volontari in 103 progetti che puntano a offrire offriranno supporto e formazione ai cittadini nell’utilizzo delle tecnologie. Quasi la metà dei ragazzi volontari svolgeranno la loro attività nel Sud e nelle Isole.
Dove si svolgono i corsi
Le attività di educazione digitale si svolgeranno in sedi istituzionali di formazione, università, scuole, centri professionali ma anche nelle biblioteche, nei punti di incontro delle associazioni, centri famiglia, parrocchie, oratori, strutture residenziali e semiresidenziali per anziani o cittadini con patologie, strutture ospedaliere e dipartimenti sanitari delle Asl. Anche i mercati rionali e paesani e gli spazi di prossimità realizzati dalle associazioni del terzo settore saranno luoghi coinvolti nella realizzazione dei progetti.
Questa varietà, si legge in una nota, “spicca ancor di più nelle attività di facilitazione digitale”, rese disponibili anche presso gli sportelli di erogazione dei servizi comunali, dei servizi sanitari, come gli sportelli Cup e quelli dedicati alle prenotazioni/pagamento dei ticket, oltre che nei Caf.
Sono previsti anche dei punti di facilitazione itineranti, pensati per raggiungere i territori dei piccoli comuni e delle zone più periferiche nonché le categorie di cittadini più fragili come gli anziani.
Focus su anziani e migranti
Molti progetti hanno l’obiettivo di potenziare l’utilizzo dei servizi digitali pubblici, inclusi quelli sanitari per gli utenti dei servizi di telemedicina e il personale addetto all’assistenza medica.
Una parte molto significativa delle iniziative pone particolare attenzione alla popolazione più a rischio di esclusione sociale, come gli anziani, i migranti, i richiedenti asilo, i pazienti con dipendenza patologica, le famiglie e i giovani delle aree disagiate. L’intento generale è anche realizzare una stretta integrazione delle azioni di educazione, alfabetizzazione e facilitazione digitale con gli interventi di contrasto alla povertà educativa.
La formazione per i formatori
Previsti anche corsi destinati ai formatori con attività di aggiornamento per il personale delle associazioni e dei cittadini. In questo senso si prevede lo sviluppo di laboratori che, sulla base di uno scambio intergenerazionale con giovani facilitatori digitali, consentiranno agli over 60 coinvolti di diventare, successivamente, protagonisti attivi nel modello della “educazione tra pari”.
Entro fine anno il prossimo avviso
Per la fine di dicembre è previsto un nuovo avviso pubblico che darà spazio a un numero maggiore di progetti, e gli enti no profit che si adoperano per l’inclusione digitale potranno rispondere direttamente, in co-progettazione o in partnership.
La dotazione sarà di 2.400 giovani volontari, secondo le previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un programma di coinvolgimento di ulteriori 7.300 volontari nei prossimi due anni. L’avviso pubblico di dicembre costituirà quindi una tappa importante di questo percorso e un’opportunità rilevante sia per gli enti che hanno partecipato all’avviso sperimentale, per ampliare o rinnovare i programmi e i progetti presentati, che per gli altri enti che potranno candidare i propri programmi anche usufruendo del percorso di informazione e formazione che sarà avviato dopo la pubblicazione dell’avviso.
In questa direzione il Pnrr e gli obiettivi di Italia digitale 2026 individuano l’attività di facilitazione ed educazione digitale, preceduta dalla formazione dei giovani volontari, come una delle azioni cardine per lo sviluppo delle competenze digitali.