SCENARI

Fintech & Insurtech, in Italia ecosistema vicino alla svolta. Ma sul futuro incombe la “doppia velocità”

Giro d’affari da 2 miliardi, 564 le realtà innovative, in crescita l’adozione di soluzioni digitali da parte dei consumatori. Ma investimenti e collaborazione rimangono polarizzati con pochi grandi attori in campo. La fotografia dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

Pubblicato il 15 Dic 2021

image-3

E’ un ecosistema vicino alla svolta, quello del Fintech e Insurtech italiano. Ma non ancora decollato. Sono a quota 564 le realtà innovative – il 53% startup, il 24% Pmi, il 21% scaleup, il restante 2% corporate – in grado di raccogliere 2 miliardi di euro con un valore medio di 3,6 milioni di euro. Si tratta però di una media “virtuale”: i fondi sono concentrati e l’accesso ai capitali per crescere limitato: oltre il 50% delle realtà non ha raccolto alcun capitale (escluso il capitale sociale). Emerge dal report dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano secondo cui nel corso dell’anno si sono registrate importanti acquisizioni e collaborazioni tra i diversi attori (banche, assicurazioni, startup, provider, società di consulenza), ma il Fintech Index italiano – calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli incumbent con startup e Pmi innovative Fintech – si ferma a 5,7 su 10, ancora sotto la sufficienza.

Fintech Index sotto la sufficienza

Infatti, se il 69% degli incumbent ha già collaborato in qualche forma con startup o Pmi Fintech e la spesa complessiva in collaborazioni nel 2020 è di 263,8 milioni di euro, anche in questo ambito è forte la concentrazione: gli investimenti nel settore sono guidati ancora da pochi attori con il rischio di vedere nel prossimo futuro un sistema a due velocità.

“Anche a seguito della pandemia, l’innovazione digitale è diventata una necessità e un’opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento – spiega Marco Giorgino, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. Nel Fintech e Insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione tra attori. È però evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori: la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti ed ora, più che mai, è, invece, il momento di intensificare questa convergenza”.

Ecco come è composto l’ecosistema

Delle 564 realtà attive il 52% è costituto da realtà strettamente Fintech, Insurtech o RegTech, che offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (nel 24% dei casi), di pagamento (28%), di asset management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% sono invece TechFin, mentre il restante 22% non offre servizi finanziari né soluzioni tecnologiche, ma abilita l’accesso di attori finanziari a dati, clientela, competenze.

Analizzando il solo ambito Insurtech, le realtà innovative sono 130 e si dividono in due categorie: il 64% sono Insurtech in senso stretto (offrono servizi assicurativi), mentre il 36% Tech Insurance, ossia offrono tecnologie per gli attori del settore assicurativo. In totale sono state capaci di raccogliere 120 milioni di euro di finanziamenti, pari al 6% dell’ammontare complessivo.

“Il valore di capitali raccolti è certamente significativo, ma si può e deve fare di più, soprattutto alla luce della rilevante concentrazione della raccolta in poche realtà: è evidente infatti come l’accesso ai fondi delle Fintech e Insurtech sia ancora limitato e la provenienza dei capitali sia prevalentemente locale – spiega Laura Grassi, Direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -, segno che Venture Capital e fondi esteri non hanno ancora riconosciuto alto potenziale in queste realtà o trovato il modo per intercettarle. Inoltre, si evidenzia un’alta concentrazione delle quote azionarie in posizioni di controllo: per le nuove sfide della crescita è importante avere compagni di viaggio imprenditoriale che possano apportare conoscenze e competenze, al di là dei capitali”.

La risposta dei consumatori

“Nell’ultimo anno i consumatori italiani hanno dimostrato una maggiore educazione digitale in ambito finanziario, con una forte propensione a sperimentare sia nuovi servizi innovativi che attori alternativi – spiega Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. La posizione di vantaggio di banche e compagnie assicurative non sembra essere ancora stata compromessa, ma non è immune alla competizione di attori emergenti. In particolare, la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell’accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata, mentre nella gestione del risparmio o nella scelta di un’assicurazione sulla salute gli italiani tendono a preferire in maniera più marcata gli attori tradizionali”.

Si conferma la crescita dell’adozione e della soddisfazione di servizi Fintech & Insurtech da parte dei consumatori, con pagamento via smartphone (usato già dal 54% degli italiani) e trasferimento di denaro tramite app (44%) i più utilizzati. Nei servizi assicurativi l’uso delle soluzioni digitali è meno sviluppata, con l’acquisto o rinnovo di polizze in digitale scelto dal 31% dei consumatori, la possibilità di modificare le coperture in digitale dal 18% e la gestione sinistri da mobile dal 15%.

Nell’ambito della richiesta di piccoli finanziamenti le banche sono ancora il punto di riferimento principale, con il 61% degli italiani che si rivolgerebbe a questi attori. Ma emerge la competizione di nuovi attori: il 23% sarebbe pronto a prendere in considerazione i finanziamenti legati a casa automobilistiche (+9%), il 32% quelli collegati a fornitori di gas e luce (+ 11%).

Polizze sulla salute, vincono i player tradizionali

Sebbene la posizione di vantaggio degli attori tradizionali sembri confermata, questi mostrano tuttavia un calo dei consumatori che li vedrebbero come riferimento esclusivo (-13 p.p. rispetto al 2020). Molto più ampio il distacco nelle assicurazioni sulla salute, dove le compagnie assicurative restano l’attore dominante, riferimento per il 75% dei consumatori. Solo il 26% prenderebbe in considerazione polizze collegate ad associazioni di categorie, mentre il 22% quelle legate ai servizi postali. Anche in questo ambito, però, diminuisce (del 16%) il numero dei consumatori che si affiderebbero esclusivamente alle compagnie assicurative.

In costante crescita l’uso dei canali bancari digitali da parte degli italiani. Nel primo semestre 2021 sono cresciuti del 12% gli utenti online consumer delle banche italiane rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con punte del 60% per alcuni istituti finanziari. Ancora più rilevante l’incremento delle transazioni digitali mensili, pari in media al 33% ma con alcune banche che hanno segnato fino a un +110%. Più contenuta la crescita dei nuovi clienti acquisiti online, +5%, con alcuni istituti che hanno registrato ottime performance (fino a un +55%).

Lo scenario delle microimprese

Le aziende sotto i 10 dipendenti preferiscono rivolgersi a player tradizionali nella richiesta di servizi finanziari ed assicurativi: per il 72% delle microimprese le banche sono attori di riferimento per la richiesta di anticipo fatture o prestiti, mentre per il 64% delle microimprese le compagnie assicurative sono attori rilevanti per richiedere polizze assicurative. In generale, nessun player non tradizionale gode della fiducia di più del 7% delle microimprese per servizi finanziari e del 12% per i servizi assicurativi. Nella scelta della banca di riferimento la vicinanza della filiale è un criterio importante per il 27% delle microimprese, mentre il 15% ritiene fondamentale l’offerta di servizi. Nel caso della scelta della compagnia assicurativa, è la convenienza economica dei prodotti il criterio di scelta più diffuso, rilevante per il 37% delle microimprese.

Fintech e sostenibilità

Secondo i consumatori italiani il settore finanziario è tra i più importanti per perseguire obiettivi di sostenibilità sociale posizionandosi è al terzo posto tra 11 settori considerati per potenziale contributo al sociale, appena dopo quello dell’“Università e istruzione” e quello delle “Coltivazioni”. Diversamente, i consumatori non ritengono che il settore finanziario possa particolarmente contribuire alla sostenibilità ambientale, posizionandolo al penultimo posto in classifica per potenziale impatto sull’ambiente, davanti solo all’arredamento.

Gli attori finanziari ed assicurativi da tempo offrono prodotti come investimenti Esg o Green Bond attenti alla sostenibilità, ma più recentemente sono nate soluzioni Fintech e Insurtech orientate alla sostenibilità. Delle 2541 startup Fintech & Insurtech attive a livello mondiale, il 14% offre almeno una soluzione di Sustainable Fintech, capace di contribuire ad uno dei Sustainable Development Goals Onu. Dall’analisi di queste iniziative, emergono soluzioni in grado di contribuire alla sostenibilità al di là dei “classici” investimenti Esg o Green Bond, come soluzioni di “micro Fintech” e “micro Insurtech”, fino a app per investire direttamente in progetti sostenibili.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati