Dopo il “ban” del dipartimento del Tesoro statunitense che nei giorni scorso aveva vietato alle aziende americane di investire in SenseTime Group, gigante asiatico dell’intelligenza artificiale, sono in arrivo nuove restrizioni verso altre aziende Cinesi che sarebbero coinvolte nelle attività del Governo di Pechino per la sorveglianza della minoranza musulmana degli uiguri. Si tratta di società tecnologiche cinesi, dell’accademia cinese di scienze mediche militari e di altri suoi 11 istituti di ricerca che si occupano di riconoscimento facciale e di armi che controllano il cervello. Dalla nuova ondata di veti, secondo quanto anticipato dal Financial Times, saranno investite altre otto aziende, tra le quali risulta anche il gigante mondiale del droni commerciali Dji. L’accusa dell’amministrazione Biden è che usino la tecnologia per sorvegliare e reprimere anche i gruppi etnici musulmani, violando i loro diritti.
“Non possiamo permettere che prodotti, tecnologie e software statunitensi che supportano la scienza medica e l’innovazione biotecnica vengano deviati verso usi contrari alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, ha dichiarato il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina M. Raimondo.
Le sopcietà saranno così inserite dall’amministrazione Biden nella lista delle “società del complesso militare-industriale cinese”, sulle quali le società Usa hanno il divieto di investire. Oltre a Dji del nuovo opacchetto fanno parte Megvii, competitor di SenseTime nel campo dell’intelligenza artificiale, Dawning Information Industry, che è attiva nel campo dei supercomputer e gestisce servizi cloud in Xinjiang, CloudWalk Technology, specializzata in software di riconoscimento facciale, Xiamen Meiya Pico (sicurezza informatica), Yitu Technology (intelligenza artificiale), Leon Technology (cloud computing) e NetPosa Technologies, (sistemi di sorveglianza basati su cloud). Tutte le società entrate in questa ondata nella black list del Tesoro Usa facevano già parte della lista nera stilata dal dipartimento del Commercio, per cui le aziende Usa che avessero voluto esportare verso queste società avrebbero prima dovuto ottenre una licenza specifica dal governo americano.