Per i provider Internet territoriali arriva una riduzione fino al 70% per l’uso delle frequenze licenziate: è uno degli effetti dell’approvazione da parte dell’Italia del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legislativo 207/2021, che entrerà ufficialmente in vigore il 24 dicembre.
Nel dettaglio si tratta di riduzioni dei contributi per l’uso delle frequenze licenziate punto-punto che vanno dal 50 al 70%, specie nelle fasce di frequenze tra i 10 ed i 20 GHz. Per Assoprovider, che raggruppa oltre 250 operatori di prossimità, si tratta di una notizia estremamente positiva: l’associazione negli anni ha denunciato una “distorsione del mercato” che vedeva dei grossi sconti per i grandi operatori delle tlc e dei costi non sostenibili per le Pmi.
Banda ultra-larga nelle aree “a fallimento”
La riduzione dei contributi – sottolinea Assoprivider – è fondamentale per gli operatori di prossimità e i cittadini. I piccoli provider Internet sono infatti “le realtà che si sono storicamente battute per l’abbattimento del digital divide, occupandosi di connettere piccoli comuni in aree considerate a fallimento. I prezzi delle frequenze licenziate punto-punto sono ora significativamente inferiori per tutti gli operatori di prossimità e quindi finalmente utilizzabili per raggiungere in “banda ultra-larga” (1Gb/s) zone con pochi e pochissimi utenti.
“Si tratta di un obiettivo storico perché consentirà agli operatori di prossimità di completare la copertura delle aree a bassa densità abitativa. Finalmente, il cittadino del più piccolo comune veneto, calabrese, sardo o siciliano, potrà godere degli stessi servizi di connettività che sono garantiti in una grande città metropolitana”, dichiara Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider.
“Più equità sul mercato Tlc, più servizi ai cittadini”
L’associazione è stata in prima linea nella battaglia sulla riduzione dei contributi negli ultimi anni con proposte di emendamenti, incontri con rappresentanti delle istituzioni, per sensibilizzare la politica e i cittadini sul tema e ha spronato negli ultimi due anni il governo a recepire del nuovo Codice delle comunicazioni europeo.
“Si pone così rimedio finalmente a un’ingiustizia che vedeva pochi grandi utilizzatori godere di sconti per l’acquisto delle frequenze del 75%, con una differenza del 400% tra il contributo pagato da un piccolo operatore rispetto al grande utilizzatore. Ora la riduzione è estesa a tutti. Questo è un primo passo molto importante per portare equità nel mercato delle Tlc e migliorare soprattutto la qualità dei servizi offerti ai cittadini”, dichiara Bortolotto.
Riduzioni dei contributi dal 50 al 70%
Le nuove tabelle che stabiliscono il “contributo annuo per l’uso delle risorse frequenziali ”, sono contenute nell’art. 5 dell’allegato 12, che rimpiazza il vecchio art. 5 dell’allegato 10 contenuto nel Codice delle comunicazioni.
Le diminuzioni sono più marcate in alcune fasce. Per esempio, per larghezze di banda fino a 56 MHz, nella fascia di frequenze da 10 GHz si è passati da un vecchio importo di 5.930 euro annui a un importo di 2.120 euro, una riduzione del 64%. Tenendo conto del quadro generale, le riduzioni oscillano in un range che va dal 50 al 70%.
L’Italia è stata tra i 24 Stati dell’Ue nei confronti dei quali Bruxelles ha avviato a febbraio scorso la procedura d’infrazione per non aver recepito entro la scadenza fissata le nuove norme del Codice europeo per le comunicazioni elettroniche. A ottobre è arrivato il via libera della Camera.