La pandemia da Covid-19 ha influito negativamente su molteplici aspetti della nostra vita quotidiana ma al contempo ha rappresentato una vera e propria spinta propulsiva e di sviluppo in diversi ambiti, specialmente quelli legati alla tecnologia. L’impatto che la crisi generata da Covid-19 ha esercitato, ad esempio, sullo sviluppo della connettività, ha reso possibile il superamento di innumerevoli barriere che condizionavano la nostra routine a livello non solo personale, ma anche professionale.
E anche i luoghi di reclusione sono stati messi alla prova dagli effetti della pandemia che ha comportato, in particolar modo, una crisi del già fragile sistema economico legato principalmente al mondo della cooperazione sociale.
In questo contesto Eolo e Bee.4 Altre Menti, la prima impresa sociale del carcere che promuove il lavoro come strumento di reintegrazione dopo la detenzione, hanno lanciato un progetto pilota di digitalizzazione e inclusione sociale nel carcere di Bollate a Milano. La società benefit ha stipulato un contratto biennale che da settembre ha coinvolto 8 detenuti nell’ambito dei servizi di welcome call e controllo qualità.
“L’obiettivo alla base dell’iniziativa era appunto quello di incrementare le occasioni di formazione e lavoro all’interno dell’Istituto carcerario di Bollate ed è così che, da settembre, abbiamo coinvolto 8 detenuti che collaborano con Eolo in qualità di veri e propri colleghi tramite il loro supporto nell’ambito dei servizi di welcome call e controllo qualità – spiega Marzia Farè, Head of Communications e responsabile sostenibilità di Eolo – Al momento il risultato di questa fruttuosa collaborazione è un contratto biennale, che siamo però fiduciosi di poter rinnovare e ampliare in futuro, specialmente visti gli ottimi risultati ottenuti finora e la profonda affinità che lega questa iniziativa ai nostri valori”.
L’iniziativa, che ha ricevuto feedback molto positivi anche da parte degli utenti Eolo, ha visto la partecipazione in prima linea di 6 dipendenti della società di telecomunicazioni che hanno condotto l’attività di formazione in presenza, seguita successivamente da un’assistenza continuativa via call, dedicata ai servizi di customer operation, in particolar modo legati alla customer experience, e alla gestione del programma di welcome call, che consiste nell’accogliere i nuovi clienti e informarli sull’operato degli installatori.
“Noi di Eolo crediamo fermamente nel valore sociale della formazione professionale- evidenzia Chiara Santambrogio, Chief Customer Operations Officer di Eolo – Al giorno d’oggi, infatti, quest’ultima ha assunto all’interno del mercato del lavoro un’importanza sempre maggiore, non solo perché grazie ad essa si è in grado di fornire una risposta pertinente alle esigenze delle aziende, ma soprattutto perché attraverso i corsi di formazione professionale, si consente alle persone di acquisire nuove competenze al passo con le richieste del mondo lavoro e migliorare così il livello di soddisfazione e la motivazione individuale, elementi di vitale importanza per chi vuole mettersi in gioco e reinserirsi nella società. È per questo che, a livello operativo, ci siamo preoccupati di garantire ai detenuti la medesima formazione sul campo che forniamo a tutti i nostri dipendenti”.
In particolare gli esperti di Eolo del team di Customer Operation hanno condotto un’attività di formazione in presenza, seguita successivamente da un’assistenza continuativa via call, dedicata in particolar modo ai servizi legati alla customer experience e alla gestione del programma di welcome call, che consiste nell’accogliere i nuovi clienti e informarli sull’operato degli installatori.
“E la risposta dei detenuti è stata assolutamente positiva – puntualizza Santambrogio – L’idea di poter dare il proprio contributo a livello lavorativo e partecipare alla società con un ruolo attivo, seppur dall’interno del carcere, è stata accolta con grande entusiasmo e tanta voglia di mettersi in gioco, con una forte dedizione e curiosità verso le nuove competenze acquisite”.
L’iniziativa al carcere di Bollate si inserisce nel percorso di sostenibilità che ha visto Eolo diventare società benefit.
“La nostra missione è portare internet dove gli altri non arrivano e questo purpose include anche i luoghi spesso distanti dall’immaginario collettivo, difficili da raggiungere non solo per le caratteristiche del territorio ma anche per barriere di natura diversa, come quelle degli istituti carcerari – sottolinea Farè – Progetti come quello sviluppato a Bollate si inseriscono dunque perfettamente all’interno della nostra mission e rappresentano anche l’espressione di un altro valore molto importante per l’azienda: quello della restituzione, il give back sui territori dove operiamo attraverso progetti che portino un impatto positivo concreto per le comunità. Crediamo che essere sostenibili voglia dire anche questo: garantire l’inclusione sociale, attraverso un accesso democratico e generale a internet e ai servizi ad esso derivati”.
“Spesso il digital divide diventa infatti sinonimo di disuguaglianza, di esclusione dai benefici del progresso tecnologico e dell’innovazione – conclude Farè – Oggi l’accessibilità a servizi e infrastrutture digitali rappresenta un vero e proprio discrimine sociale che all’interno delle carceri è progressivamente diventato un tabù, generando uno scollamento tra un mondo che rimane sempre uguale a sé stesso e un altro che cambia a ritmi sempre più rapidi. Noi di Eolo crediamo fermamente che la possibilità di fruire di una connettività performante sia alla base dell’inclusione e per questo siamo in totale sinergia con la filosofia di questo progetto, che siamo fiduciosi di poter ampliare in futuro, coinvolgendo altri istituti di reclusione”.