“Un percorso dibattuto che dimostra l’importanza di dare un nuovo assetto a Csi Piemonte nel senso di una maggiore coerenza con le mutate condizioni del mercato e della PA”. Stefano De Capitani direttore generale di Csi Piemonte spiega cosa c’è dietro il progetto dei soci di riorganizzare il consorzio.
De Capitani cosa sta succedendo?
L’assetto e la mission del consorzio devono essere ridefiniti alla luce delle diverse condizioni finanziarie della pubblica amministrazione e della nuova normativa sulla spending review sulle società in house; nonostante Csi non sia né una società né un soggetto in house i soci hanno deciso di trasformare e innovare il ruolo pubblico nel settore Ict anche perseguendo la necessaria razionalizzazione per fare fronte ad esigenze economiche. Le risorse del sistema Piemonte da cui dipende il consorzio sono sempre più esigue; situazione – questa – che, se non risolta, avrebbe impatti negativi non solo sul futuro dell’azienda e sui circa 2mila occupati ma anche su tutto il sistema delle PA piemontesi. La riorganizzazione al vaglio dei soci punta a superare questa impasse.
Nei giorni scorsi si parlava anche della possibilità di un commissariamento…
In realtà nulla è stato deciso. C’è un disegno di legge regionale che ancora non è stato approvato dalla commissione consiliare, siamo alla fase della discussione. Parlare di scelte di questo tipo è quantomeno prematuro. Comunque il prossimo 7 novembre ci sarà l’assemblea dei soci in cui i soci discuteranno della situazione per individuare un percorso unitario.
Tra i soci ci sono divergenze di vedute?
Alcuni dei soci pubblici, pur trovandosi d’accordo sulla necessità di assicurare continuità di servizio alle PA e tutelare l’occupazione, hanno delle “ricette” diverse su come raggiungere quegli obiettivi. La Regione, ad esempio, punta ad una totale privatizzazione delle attività produttive in linea con la proposta dell’assessore all’Innovazione, Massimo Giordano, basata sullo split in due entità: una Agency e una Factory. Altri enti, come Provincia e Comune di Torino, hanno una posizione più sfumata.
In che direzione?
La loro posizione è quella di valutare quali sono le attività che possono essere affidate al mercato e quali no. Inoltre il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha proposto di modificare lo statuto di Csi per permettere l’ingresso anche a soci attivi oltre i confini del Piemonte.
In questi ultimi tempi Csi sta spingendo molto sull’internazionalizzazione. ..
Sì, nell’ottica di far diventare il consorzio uno shared services center. In Albania ci siamo aggiudicati un’importante gara internazionale e abbiamo aperto una branch a Tirana per realizzare il nuovo catasto immobiliare. L’obiettivo è quello di operare come trait d’union tra il sistema delle amministrazioni piemontesi e le diverse realtà pubbliche e private albanesi, in un’ottica di rilancio di iniziative istituzionali e progettuali, con possibili opportunità di sviluppo per le imprese Ict piemontesi.