Negli Stati Uniti la questione delle interferenze del 5G sulla sicurezza dei voli aerei sta tenendo banco da settimane. Al punto da costringere il presidente Biden a uscire allo scoperto dopo il blocco di decine di voli da parte delle compagnie e la decisione, da parte di At&T e Verizon, di posticipare nuovamente l’attivazione del segnale nelle torri adiacenti agli scali aeroportuali. Il caso ora si è spostato oltreoceano. Due le notizie dell’ultim’ora: All Nippon Airways e Japan Airlines – le due principali compagnie del Giappone – hanno preannunciato la possibilità di cancellare un numero ancora imprecisato di voli da e verso gli Stati Uniti. Decisione che fa il paio con quella di British Aiways: la compagnia britannica ha annunciato la cancellazione di voli da Heathrow a Boston, Chicago, Los Angeles, New York e San Francisco dopo che la Civil Aviation Authority (Caa) della Gran Bretagna ha deciso di emettere “un consiglio di sicurezza sul 5G” per monitorare la situazione.
A livello di Unione europea per il momento tutto tace, anche se l’Easa, la European Union Aviation Safety Agency ha già evidenziato a suo tempo che nessuna interferenza è stata mai identificata in Europa nonostante nel Vecchio Continente siano un uso anche le frequenze cadute nel mirino degli Stati Uniti. È evidente che qualcosa non torni. La questione è davvero legata al 5G o la matrice è di altra natura?
Capone, Polimi: “Come mai si interviene solo ora?”
“È sicuramente strano che una agenzia come la Faa (la Federal Aviation Administration americana, ndr) non sia intervenuta prima, ad esempio quando sono stati fatti gli studi di compatibilità dalla Federal Communications Commission, l’agenzia che si occupa delle frequenze o quando è stata fatta l’asta per le licenze, e sia intervenuta solo pochi giorni prima dell’inizio dell’implementazione della rete”, scrive il professor Antonio Capone del Politecnico di Milano in un post su Linkedin in cui affronta la questione. “Le frequenze della banda C sono già utilizzate in moltissimi paesi per il 5G, tra cui molti paesi europei inclusa l’Italia, senza che siano stati mai osservati problemi di compatibilità. Esistono però delle differenze significative rispetto alla situazione degli Usa. La differenza principale è che le frequenze usate in Europa e in molti paesi asiatici sono le frequenze tra 3.6 e 3.8 GHz, che sono significativamente più lontane a quelle degli altimetri rendendo il rischio di interferenza nullo anche con filtri radio non particolarmente efficienti. Inoltre, la potenza utilizzabile in Europa è più bassa che negli Usa e in Italia addirittura 100 volte più bassa di quelli di altri paesi europei tra cui la Francia che proprio la Faa ha preso come esempio per mostrare che quello che vale per la Francia (ovvero nessun pericolo) non vale necessariamente per gli Usa”.
40 Paesi usano le stesse frequenze degli Usa
La questione delle frequenze, quelle del cosiddetto C-band spectrum, è dunque sul piatto anche se la Ctia, l’Associazione che rappresenta l’industria delle comunicazioni wireless negli Stati Uniti, nel sito Internet dedicato al 5G e sicurezza area sgombra il campo da alcune fake news: “Quasi 40 paesi stanno già utilizzando in sicurezza queste e simili onde radio per il 5G e altri servizi wireless, a livelli di potenza simili. Non ci sono prove di alcun tipo di interferenze dannose con le apparecchiature aeronautiche. Infatti, in alcuni di questi paesi, i segnali 5G utilizzano onde radio molto più vicine a quelle utilizzate dalle apparecchiature aeronautiche senza causare interferenze dannose. Inoltre, negli Stati Uniti, i segnali dei sistemi radar militari hanno utilizzato per decenni onde radio simili per operazioni 10.000 volte più potenti del 5G in banda C senza causare interferenze dannose. Allo stesso modo, i sistemi terra-aria federali operano ancora più vicino alle apparecchiature aeronautiche di quanto lo sarà il 5G in banda C”.
Il vero nodo? I mancati investimenti delle compagnie aeree
Come stanno le cose allora?. Stando a quanto inizia a trapelare il vero nodo starebbe nei mancati investimenti da parte delle compagnie aree necessari ad aggiornare i dispositivi di terra e di bordo per evitare interferenze non solo con il 5G ma anche con altre tecnologie. Non a caso sono anni che si parla del lancio della telefonia mobile a bordo, ma non se n’è mai fatto nulla a parte qualche sperimentazione e qualche servizio disponibile a carissimo prezzo per i clienti di prima classe. La “lobby” delle compagnie aree starebbe ora facendo pressione per farsi finanziare, con fondi pubblici, l’aggiornamento di apparecchiature e dispositivi di vecchia generazione approfittando proprio del lancio del 5G e degli impatti sull’economia. Secondo la Ctia “ritardare l’accesso allo spettro ha effetti reali. Ogni sei mesi di ritardo nell’implementazione del 5G costa all’economia degli Stati Uniti 25 miliardi di dollari in benefici economici nel prossimo decennio, mette a rischio la competitività dell’America e mette a repentaglio la nostra capacità di garantire la leadership globale del 5G”.
Anche se la Ue non è ufficialmente uscita allo scoperto nei singoli Paesi la questione è inevitabilmente diventata oggetto di dibattito a vari livelli. Secondo quanto risulta a CorCom in Italia il “dossier” è sul tavolo dell’Asstel.
L’Etno pubblica un “decalogo” sulle questioni tecniche
Intanto Etno, l’Associazione che rappresenta i principali operatori di telecomunicazioni in Europa, sta seguendo il dibattito e ha pubblicato un “decalogo” per chiarire le questioni. “Questo dibattito presenta differenze rispetto alla situazione in Europa. Abbiamo quindi raccolto alcuni fatti che rispondono a potenziali dubbi o domande sulla situazione europea”, sottolinea l’associazione.
- Il dibattito statunitense riguarda principalmente alcuni modelli di radioaltimetri, che sono strumenti utilizzati per misurare l’altitudine da aerei o elicotteri;
- Tali strumenti operano tipicamente all’interno della banda di spettro 4200-4400 MHz;
- In Europa, le bande di spettro utilizzate per i servizi 5G sono diverse da quelle utilizzate negli Stati Uniti;
- In Europa, le bande di spettro radio per i servizi 5G sono almeno 400 MHz inferiori a quelle utilizzate dagli altimetri: le stazioni base 5G operano su frequenze fino a 3800 MHz, fornendo quindi un’ampia separazione con le frequenze utilizzate dai radioaltimetri; • Negli Stati Uniti, i servizi 5G funzionano fino a 3980 MHz, quindi la separazione di frequenza è di 220 MHz. In questo contesto, la Casa Bianca e i principali operatori americani hanno annunciato un “accordo [che] protegge la sicurezza del volo e consente alle operazioni di aviazione di continuare senza interruzioni significative e porterà più opzioni Internet ad alta velocità a milioni di americani”;
- In Europa, secondo le informazioni delle autorità di regolamentazione europee, i registri attuali non mostrano alcuna segnalazione di interferenza tra i servizi 5G e gli altimetri, nonostante il fatto che l’implementazione del 5G sia in atto da diversi anni;
- All’interno del Cept, l’Europa dispone di un solido modello di governance per rivedere – e concordare – le condizioni per l’uso delle frequenze dello spettro, comprese le frequenze 5G;
- Il Comitato per le comunicazioni elettroniche (Ecc) del Cept ha un gruppo di lavoro specifico che riunisce tutte le parti interessate: le autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni, le autorità di regolamentazione dell’aviazione (ad esempio Eurocontrol, EASA), nonché i rappresentanti delle industrie delle telecomunicazioni e delle compagnie aeree. Questo gruppo di lavoro segue la questione della coesistenza tra i servizi 5G e l’aviazione e ha il compito di condurre tutti gli studi pertinenti in materia.