A febbraio la Commissione europea presenterà lo European chips act per dotare l’Europa di una legge che la aiuti concretamente a rendersi più indipendente nel suo fabbisogno di sui semiconduttori. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen intervenendo al Forum economico mondiale (Wef) di Davos.
Von der Leyen ha sottolineato la necessità di investire nello sviluppo, nella produzione e nell’utilizzo dei chip come tecnologia chiave: “Entro il 2030 il 20% della produzione mondiale di microchip dovrebbe avvenire in Europa“. E siccome nel frattempo la produzione mondiale raddoppierà, noi dobbiamo quadruplicare la nostra, attualmente ferma al 10% dello share globale.”Oggi la maggior parte delle nostre forniture arriva da una manciata di produttori fuori dall’Europa. Questa è una dipendenza e un’incertezza che semplicemente non possiamo permetterci”.
“Non c’è tempo da perdere”, ha proseguito la presidente dell’esecutivo Ue. “All’inizio di febbraio proporremo la nostra legge europea sui semiconduttori”.
I cinque obiettivi della legge europea sui chip
Oggi l’Europa è già il centro della ricerca mondiale sui semiconduttori ed è forte in aree specifiche, come il design di componenti per l’elettronica o i chip per l’industria dell’auto e manifatturiera. Ma lo European chips act aiuterà l’Europa a avanzare e rafforzare la sua capacità produttiva, ha detto la presidente Von der Leyen, concentrandosi su cinque aree.
Innanzitutto, rafforzerà la ricerca e sviluppo e la capacità di fare innovazione. Secondo, farà in modo da assicurare all’Europa il primato nel design e nella manifattura. Terzo, interverrà in modo da adattare le regole sugli aiuti di Stato, pur se con limiti ben definiti. Questo permetterà di dare alla produzione di chip in Europa il necessario sostegno pubblico.
Quarto obiettivo, la legge “migliorerà gli strumenti a nostra disposizione per anticipare e reagire alle carenze sulla supply chain e assicurarci le forniture”. Quinto, “sosterremo le aziende più piccole e innovative nell’accesso a competenze avanzate, partner industriali e finanziamenti”.
Von der Leyen ha aggiunto: “Voglio essere chiara, l’Europa lavorerà sempre per mantenere o mercati globali aperti e connessi”, ma “abbiamo bisogno di affrontare i colli di bottiglia che rallentano la nostra crescita“. Questo renderà l’Europa forte non solo in settori di nicchia ma in tutta la catena del valore.
La risorsa più preziosa è la “fiducia”
Nel suo discorso sullo “Stato del mondo” in occasione del Forum economico mondiale, pronunciato in videoconferenza, la presidente della Commissione europea ha sottolineato l’importanza della fiducia in quanto risorsa più preziosa sulla via della ripresa. La fiducia nella democrazia, ad esempio, ma anche nella scienza e nei vaccini, nelle società funzionanti basate sullo Stato di diritto, e tra i paesi, per una buona cooperazione.
Proprio la fiducia nell’Europa mostrata dai 27 Stati membro, ha detto Von der Leyen, ha permesso di reperire capitali sul mercato e investire per la digitalizzazione e il Green deal e dar vita al NextGenerationEU, un piano di ripresa da 800 miliardi di euro.
Energia: è l’ora di accelerare la transizione green
Per quanto riguarda l’energia, Von der Leyen ha sottolineato che l’attuale crisi del gas deve anche contribuire ad accelerare la transizione all’energia pulita e fornire l’impulso necessario per integrare ulteriormente il mercato dell’energia europeo. È necessario far sì che non vi siano isole energetiche o regioni europee escluse dalla rete, concentrarsi sulla protezione delle persone più colpite e fare in modo di avere i fornitori affidabili di cui abbiamo bisogno.
“L’Europa sa sola dovrà investire ulteriori 360 miliardi di euro per trasformare il suo sistema energetico – ogni anno. È una cifra da capogiro ma possiamo farcela se il settore privato parteciperà. I governi devono creare le condizioni perché le aziende investano ed è quello che stiamo costruendo da tempo, mattone dopo mattone. Ora abbiamo la prima European climate law della nostra storia. L’obiettivo è ridurre le nostre emissioni di almeno il 55% entro il 2030″.