L’annuncio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che in febbraio la Commissione presenterà il Chip Act per rafforzare la capacità di produzione dei microchip in Europa e includerà cambiamenti alle regole di aiuto di Stato per creare fabbriche per la produzione in Ue, può rappresentare una boccata d’ossigeno per le due principali aziende del settore nel nostro Paese, StMicroelectronics e LFoundry. La prima, con una governance italo-francese, occupa più di 10.500 addetti suddivisi principalmente nelle sedi di Agrate (Monza -Brianza) e Catania, la seconda, di proprietà di un fondo cinese, occupa 1.500 nella sede italiana di Avezzano (Aquila)..
Lo mette in evidenza il segretario nazionale Fim Cisl Massimiliano Nobis, secondo il piano che si propone di produrre in Europa un quinto dei chip del fabbisogno mondiale entro la fine del decennio con investimento complessivo di 20 miliardi di euro, “rappresenta un’ottima notizia anche per due aziende italiane”.
“StMicroletronics sta aspettando da troppo tempo il sostengo del Governo al progetto dello sviluppo del piano produttivo dei ‘substrati di carbonio di Silicio’ per poi applicare la tecnologia ‘Sic’ nel sito di Catania necessario per far mantenere un ruolo strategico al compendio nella produzione di semiconduttori e che porterà un incremento occupazionale di circa 300 addetti con un investimento complessivo di 750milioni di euro – puntualizza Nobis – Mentre per il sito di Agrate è necessario un sostengo per lo sviluppo produttivo della tecnologia “8 pollici” e per progetti di ricerca sulla tecnologia “5 pollici”.
In LFoundry in questi giorni si aperto un confronto tra direzione aziendale e le rappresentanze sindacali sulle prospettive di lavoro nel prossimo futuro.
“Abbiamo denunciato preoccupazione sulla mancanza di investimenti a sostegno per lo sviluppo della tecnologia ‘power down’ per la produzione di chip per auto, macchine industriali, medicali o della sicurezza – spiega il sindacalista – Il sito abruzzese e il contesto territoriale hanno tutte le potenzialità per sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie di semiconduttori potenziando la ricerca nello stabilimento e sviluppando con la regione Abruzzo scuole per la formazione di tecnici e ingegneri specializzati, bisogna saper quindi cogliere questa opportunità. L’Europa parla di sostegni di Stato. E’ urgente che il governo dialoghi con la commissione Europea per ricevere risorse a sostegno del settore italiano dei semiconduttori e proporsi per sostenere e realizzare nuove start up”.
Il Chip Act della Ue
A febbraio la Commissione europea presenterà lo European chips act per dotare l’Europa di una legge che la aiuti concretamente a rendersi più indipendente nel suo fabbisogno di sui semiconduttori. L’annuncio lo ha fatto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen intervenendo al Forum economico mondiale (Wef) di Davos, il 20 gennaio.
Von der Leyen ha sottolineato la necessità di investire nello sviluppo, nella produzione e nell’utilizzo dei chip come tecnologia chiave: “Entro il 2030 il 20% della produzione mondiale di microchip dovrebbe avvenire in Europa“. E siccome nel frattempo la produzione mondiale raddoppierà, noi dobbiamo quadruplicare la nostra, attualmente ferma al 10% dello share globale.”Oggi la maggior parte delle nostre forniture arriva da una manciata di produttori fuori dall’Europa. Questa è una dipendenza e un’incertezza che semplicemente non possiamo permetterci”.
“Non c’è tempo da perdere”, ha proseguito la presidente dell’esecutivo Ue. “All’inizio di febbraio proporremo la nostra legge europea sui semiconduttori”.
I cinque obiettivi della legge europea sui chip
Oggi l’Europa è già il centro della ricerca mondiale sui semiconduttori ed è forte in aree specifiche, come il design di componenti per l’elettronica o i chip per l’industria dell’auto e manifatturiera. Ma lo European chips act aiuterà l’Europa a avanzare e rafforzare la sua capacità produttiva, ha detto la presidente Von der Leyen, concentrandosi su cinque aree.
Innanzitutto, rafforzerà la ricerca e sviluppo e la capacità di fare innovazione. Secondo, farà in modo da assicurare all’Europa il primato nel design e nella manifattura. Terzo, interverrà in modo da adattare le regole sugli aiuti di Stato, pur se con limiti ben definiti. Questo permetterà di dare alla produzione di chip in Europa il necessario sostegno pubblico.
Quarto obiettivo, la legge “migliorerà gli strumenti a nostra disposizione per anticipare e reagire alle carenze sulla supply chain e assicurarci le forniture”. Quinto, “sosterremo le aziende più piccole e innovative nell’accesso a competenze avanzate, partner industriali e finanziamenti”.
I big del settore annunciano assunzioni
I due principali produttori di chip di Taiwan, e due tra i più importanti al mondo, intendono assumere quest’anno più di 10mila ingegneri nel’ambito dei loro aggressivi piani d’espansione, in un momento in cui i semiconduttori vivono una profonda crisi di offerta. La notizia la riporta il Nikkei Asia. Taiwan Semiconductor Manifacturing Co. (Tsmc), il principale produttore di chip per terzi del mondo, assumerà 8mila ingegneri nel 2022. L’aveva già fatto nel 2021, perché sta rafforzando con grande intensità la sua capacità produttiva sia nell’isola, in Cina, in Giappone e negli Stati uniti.
Quest’anno Tsmc prevede di spendere 44 miliardi di dollari per espandere la capacità produttiva. Ha già 60mila dipendenti a livello globale. Anche MediaTek, uno dei principali sviluppato di Chip per telefonia mobile, ha detto che assumerà oltre 2mila persone per quest’anno. MediaTek quest’anno ha superato la statunitense Qualcomm nella fornitura di chip per smartphone 5G e lo scorso anno ha assunto 2mila ingegneri. Attualmente ha una forza lavoro di 19.300 dipendenti. La compagnia si sta espandendo prevalentemente a Taiwan, ma intende aumentare il numero di dipendenti anche in India dove ha un centro di ricerca con 1.000 ingegneri.