“Bisogna stringere i tempi sull’iter di Crescita 2.0 e organizzazione dell’Agenzia digitale perché c’è il rischio che si possa rallentare l’intero progetto dell‘Agenda digitale italiana, un progetto di cui il Paese ha estremo bisogno e che deve chiudersi prima della fine di questa legislatura”. Così il presidente di Confindustria digitale, Stefano Parisi, parlando con l’Adnkronos al termine della audizione informale in commissione Industria del Senato. Parisi nel corso dell’audizione ha presentato 12 emendamenti sui quali “stiamo ottenendo un riscontro positivo trasversale dalle forze politiche dei maggiori partiti”.
Per Parisi “la calendarizzazione della emanazione della normativa secondaria di dettaglio è un altro aspetto importante e ancora più importante è il rispetto della tempistica”. E’ evidente per il presidente di Confindustria digitale “quanto sia fondamentale realizzare l‘Agenda digitale italiana accelerando anche la fase di definizione dei decreti attuativi”. Tra i punti di criticità evidenziati da Parisi nel corso della sua audizione ci sono l’eliminazione dell’obbligo di pagare la Tosap e il Cosap, ovvero la tassa e il canone per l’occupazione del suolo pubblico da parte di chi posa le reti ottiche anche se – ha rilevato Parisi – “questo è l’unico emendamento che comporta mancati introiti per circa 10 milioni di euro”.
Confindustria digitale inoltre chiede che nell’obbligo per gli enti pubblici di fornire i loro dati ci sia una fornitura esplicita “in forma disaggregata” altrimenti la possibilità di utilizzarli è fortemente ridotta. “Il problema delle due tasse è l’unico che può richiedere una copertura ma l’intero programma dell’Agenda digitale, una volta implementato, porterà risparmi per lo Stato pari a circa 13 miliardi di euro producendo però infrastrutture e governance stabili per la PA”, ha sottolineato ancora Parisi.
Parisi ha inoltre ricordato infine che Internet “può essere il vero volano della crescita italiana e le stime di Confindustria digitale indicano per il settore dell’Ict un moltiplicatore pari a 2,1 cioè per ogni mille euro di aumento della domanda del settore delle tecnologie dell’informazione della comunicazione l’output complessivo dell’economia aumenta di 2.100 euro circa”.
“Poiché il settore della Ict ha un impatto diretto sul Pil italiano pari a 45 miliardi di euro, si può calcolare un effetto indiretto di oltre 90 miliardi annui – ha aggiunto Parisi – se gli investimenti in Ict delle imprese raddoppiassero, raggiungendo il livello dei paesi del Nord Europa, si avrebbe nel nostro Paese nel prossimo triennio un contributo ad un aumento del Pil del 4-5%, dunque Internet può davvero essere il volano della crescita italiana”.
Il presidente di Confindustria digitale, citando i dati Ocse ha sottolineato in Commissione Industria come “le migliori 250 aziende Ict del mondo abbiano avuto un tasso annuo di crescita dei ricavi tra il 5 e il 10 % negli ultimi dieci anni. E in piena crisi economica hanno aumento gli investimenti in ricerca e sviluppo del 6%”.