La Cina è “il principale pericolo nel cyberspazio” perché le sue agenzie di intelligence e i suoi hackers usano tecnologie sempre più sofisticate per accedere ai computer dell’esercito statunitense e ai suoi sistemi di difesa: lo sostiene la bozza di un rapporto annuale del Congresso Usa di cui l’agenzia Bloomberg è entrata in possesso.
Secondo il documento redatto dalla Commissione di revisione su sicurezza ed economia tra Usa e Cina, gli hackers cinesi stanno realizzano “ operazioni sempre più avanzate contro obiettivi specifici” come sensori e bersagli su piattaforme dell’esercito americano. “La penetrazione degli asiatici nei sistemi di difesa – si legge nel testo – minaccia la prontezza e l’abilità di risposta dei militari statunitensi”.
Parlando sotto anonimato, un ufficiale dei servizi segreti Usa ha rivelato a Bloomberg i continui sforzi della Cina per annientare o rovinare il funzionamento dei i satelliti per le comunicazioni o per i servizi di intelligence, dei sistemi attraverso cui le armi individuano automaticamente il bersaglio e della navigazione su computer.
La maggior parte dell’attività dei pirati informatici asiatici durante l’anno scorso “si basava su tecniche basilari e dirette” come attacchi definiti “zero-day”: sfruttano la vulnerabilità di un software che le vittime non possono immediatamente riparare o utilizzano certificati digitali rubati per far passare inosservata l’introduzione di un malware nel sistema informatico.
Nel report del Congresso si dice che i cyber-attacchi incrementano il rischio di danni ai servizi elettrici, ai gasdotti e alle telecomunicazioni.
Già lo scorso 11 ottobre il segretario alla Difesa del governo statunitense, Leon Panetta, aveva citato Cina e Russia quali protagonisti di attacchi nel cyberspazio che avrebbero potuto avere effetti devastanti come gli assalti terroristici dell’11 settembre 2001.