L'OK DI BRUXELLES

Pnrr, la Ue approva il piano italiano da 3,8 miliardi per la banda ultralarga

La Commissione europea: “Aiuti di Stato necessari in aree a fallimento di mercato”. La misura resterà in vigore fino al 30 giugno 2026 e il sostegno previsto sarà in forma di sovvenzioni dirette per la realizzazione di reti con velocità di download di 1 Gbps e di 200 Mbps in upload

Pubblicato il 27 Gen 2022

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La Commissione europea ha dato il via libera al piano italiano anti-digital divide che userà 3,8 miliardi di euro del Pnrr per costruire reti fisse a banda ultra-larga nelle zone ancora non raggiunte. Per Bruxelles il piano italiano non viola le norme Ue sulla concorrenza, perché in questo caso gli aiuti di Stato per le comunicazioni elettroniche sono volti ad agevolare lo sviluppo di alcune attività o di alcune regioni economiche.

Il regime da 3,8 miliardi di euro, fa sapere Bruxelles, “verrà dunque interamente finanziato dal dispositivo per la ripresa e la resilienza”. Resterà in vigore fino al 30 giugno 2026 e il sostegno previsto assumerà la forma di sovvenzioni dirette. La misura finanzierà la diffusione di reti che permettono velocità di download di 1 gigabit al secondo (Gbps) e di 200 megabit al secondo (Mbps) in zone in cui non esistono attualmente né sono previste reti in grado di fornire velocità di download di almeno 300 Mbps.

Necessarie le sovvenzioni nelle aree a fallimento di mercato

Lo scopo del regime consiste nel garantire un’ampia disponibilità di reti ad alte prestazioni in grado di fornire agli utenti finali servizi di accesso a comunicazioni elettroniche di alta qualità affidabili e di soddisfare le loro esigenze attuali e future, spiega la Commissione in una nota.

Conformemente alle norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato, l’Italia ha notificato la misura di sostegno alla Commissione affinché questa la valutasse. La Commissione ha constatato che la misura costituisce un aiuto di Stato a favore dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica e l’ha pertanto valutata alla luce dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che autorizza gli aiuti di Stato destinati ad agevolare lo sviluppo di alcune attività o di alcune regioni economiche.

La Commissione ha concluso che la misura è necessaria per ovviare ai fallimenti del mercato derivanti dal fatto che non esistono né sono previste reti a banda larga che soddisfino adeguatamente le esigenze degli utenti finali. L’esistenza di un fallimento del mercato è stata valutata attraverso la mappatura delle infrastrutture attualmente disponibili e di quelle previste e tramite una consultazione pubblica.

La misura ha anche un effetto di incentivazione, in quanto facilita la diffusione e il funzionamento di reti fisse ad alte prestazioni in zone in cui gli operatori privati non sono disposti a investire a causa dei costi di installazione elevati che non sono controbilanciati da un livello adeguato di entrate previste.

Garantita la tutela della concorrenza

Infine, esistono salvaguardie sufficienti che eviteranno indebite distorsioni della concorrenza. In particolare, la misura garantisce il rispetto del principio della neutralità tecnologica, non favorendo alcuna tecnologia particolare rispetto alle altre. Inoltre, l’Italia individuerà i beneficiari mediante una procedura di gara aperta, trasparente e non discriminatoria e incoraggerà il riutilizzo delle infrastrutture esistenti. La misura favorisce la concorrenza garantendo l’accesso all’ingrosso alle reti sovvenzionate.

Sulla base di tali elementi, la Commissione ha concluso che il regime è in linea con le norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato.

“Questo regime da 3,8 miliardi di euro dello Stato italiano sosterrà lo sviluppo di reti ad alte prestazioni in zone che sono attualmente scarsamente servite in Italia. Esso consentirà ai consumatori e alle imprese di accedere a servizi Internet di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del paese e garantendo nel contempo che la concorrenza non sia indebitamente falsata“, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza.

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