Nuova trimestrale da record per Apple, che nell’ultima parte del 2021 ha fatto il pieno di vendite e utili superando le stime degli analisti. Si tratta del miglior quarter di sempre sotto il profilo del fatturato, una performance che premia il titolo in borsa, su del 5% nell’afterhours.
I risultati nel dettaglio
I ricavi della società nel primo trimestre dell’esercizio fiscale sono stati di 123,95 miliardi di dollari, l’11% in più rispetto allo scorso anno e superiori alle attese degli analisti a 118,7 miliardi. L’utile è stato di 34,6 miliardi (2,10 dollari per azione) rispetto alle aspettative degli analisti di 31 miliardi (1,89 dollari per azione).
Apple ha battuto le previsioni degli analisti sulle vendite per ogni categoria di prodotti, fatta eccezione per quella degli iPad. I ricavi dall’iPhone sono in rialzo del 9% a 71,63 miliardi, contro i 68,34 miliardi del consensus, mentre le vendite di Mac sono cresciute del 25% a 10,85 miliardi, contro attese per 9,52 miliardi. I ricavi per le vendite di iPad sono stati pari a 7,25 miliardi, in calo del 14% e sotto le stime per 8,18 miliardi.
Dagli altri prodotti – categoria che comprende Apple Watch e AirPods – sono stati generati 14,79 miliardi (+13%), contro attese per 14,59 miliardi. I servizi, che includono iCloud, Apple Music e le commissioni su App Store, continuano a crescere in modo robusto, con un +25% annuale a 19,52 miliardi. Il margine lordo è stato del 43,8%, contro il 41,7% delle previsioni. Ancora una volta, Apple ha deciso di non rilasciare una guidance per il trimestre in corso, in linea con quanto fatto sin dall’inizio della pandemia di coronavirus, citando come motivo l’incertezza.
Le ragioni del successo
Con pochi telefoni rivali che hanno debuttato durante la stagione dello shopping natalizio e grazie all’aumento della domanda cinese, l’iPhone 13 ha trainato le performance. Tra le cause del successo, non bisogna dimenticare che l’emergenza pandemica ha accelerato l’adozione di strumenti digitali per la comunicazione, l’apprendimento e l’intrattenimento, spingendo le vendite di hardware e accessori e e dei servizi, come Apple Tv+, Apple Music e Apple Fitness.
Parlando con la Cnbc, l’amministratore delegato Tim Cook, ha spiegato che “il nostro maggior problema è la carenza di chip” e che l’ultimo trimestre è stato peggiore del precedente, ma che la situazione per l’attuale dovrebbe essere migliore. “I risultati record di questo trimestre sono stati resi possibili dalla nostra gamma di prodotti e servizi più innovativa di sempre”, ha detto Cook. “Siamo gratificati nel vedere la risposta dei clienti di tutto il mondo in un momento in cui rimanere in contatto non è mai stato così importante. Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare a costruire un mondo migliore, facendo progressi verso il nostro obiettivo di diventare carbon neutral attraverso la nostra catena di approvvigionamento e prodotti entro il 2030, e portando avanti il nostro lavoro nel campo dell’istruzione, dell’equità razziale e della giustizia”.
Nuovi sviluppi sulla querelle con Epic Games
Non la vedono esattamente così, però, i procuratori generali di 34 stati degli Stati Uniti e il Distretto di Columbia, che hanno presentato ricorso contro una sentenza che consente a Cupertino di continuare ad applicare alcune pratiche restrittive. La causa è quella intentata contro le commissioni dell’app store e gli strumenti di pagamento, in corso tra Apple e la software house Epic Games, sviluppatore di Fortnite.
“La condotta di Apple ha danneggiato e sta danneggiando gli sviluppatori di app mobile e milioni di cittadini”, hanno affermato i magistrati citati da Reuters. “Nel frattempo, Apple continua a monopolizzare la distribuzione di app e le soluzioni di pagamento in-app per iPhone, soffocare la concorrenza e accumulare profitti sovracompetitivi nel settore degli smartphone da quasi trilioni di dollari all’anno”.
L’azione arriva dopo che un giudice distrettuale degli Stati Uniti a Oakland, in California, si è pronunciato principalmente contro Epic l’anno scorso, rilevando che le commissioni dal 15% al 30% che Apple addebita ad alcuni produttori di app per l’utilizzo di un sistema di pagamento in-app imposto loro dalla società non violavano la legge antitrust.
I procuratori sostengono che il tribunale di grado inferiore ha commesso un errore non riuscendo a bilanciare adeguatamente i pro ei contro delle regole di Apple e decidendo che una legge antitrust chiave non si doveva essere applicata ai contratti non negoziabili che Apple fa firmare agli sviluppatori.