“Pronti a lavorare con e per Pietro. Creare una nuova Tim forte nel digitale (IT e servizi) e nei contenuti sostenuta da una connettività di qualità è cosa possibile. L’importante è certo la visione ma soprattutto la qualità di esecuzione”: lo scrive in un post su Linkedin Carlo D’Asaro Biondo, ceo di Noovle, la cloud company del Gruppo Tim.
Proprio il cloud è considerato uno degli assi portanti della “New Tim” a cui sta lavorando il neo Ad Pietro Labriola. Il piano industriale 2022-2024 che sarà presentato il prossimo 2 marzo prevede – stando a indiscrezioni – la suddivisione di Tim nelle due società NetCo e ServiceCo. Nella prima confluiranno gli asset di rete fissa con Cassa depositi e prestiti a fare la parte del leone. Nella seconda i servizi nell’ottica di dare vita a una grande media company, obiettivo da sempre caldeggiato dai francesi di Vivendi, primo azionista di Tim.
Cloud, IoT, Cybersecurity i tre assi del rilancio dei servizi
Le linee guida del Piano sono state presentate al Consiglio da parte di Labriola lo scorso 26 gennaio. E il Consiglio ha anche dato mandato a Labriola di esplorare opzioni strategiche alternative alla manifestazione di interesse presentata dal fondo americano Kkr, ancora all’esame e su cui è comunque attesa una decisione (all’interno di Tim è stato creato un comitato presieduto da Salvatore Rossi). Nella nota emessa a seguito del Cda del 26 gennaio si rende noto che “l’Amministratore Delegato ha evidenziato come sia necessario intraprendere un percorso di trasformazione delle offerte e dei servizi alle persone e alle famiglie e sviluppare i servizi alle imprese nell’ambito del Cloud, IoT, Cybersecurity, facendo leva sulle competenze e sul diffuso patrimonio tecnologico del Gruppo, oltre che sullo stretto controllo dei costi e dei risultati operativi. Inoltre, l’Amministratore Delegato ha sottolineato l’importanza di assicurare all’infrastruttura di rete una prospettiva industriale di crescita, che sia stabile e duratura nell’interesse di tutti gli stakeholder”.
Labriola convoca i sindacati: incontro il 10 febbraio
Il piano che si va delineando non convince però i sindacati che sono stati convocati dal Labriola in un incontro fissato al 10 febbraio dopo aver minacciato la mobilitazione nazionale. I sindacati puntano il dito anche contro Cdp, azionista di Tim con una quota vicina alla soglia del 10%.
“La rinnovata debolezza della governance del Gruppo Tim e il fallimento degli impegni presi dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal Governo nell’agosto del 2020 (memorandum Rete unica) oggi fanno emergere prepotentemente l’ipotesi dello smembramento dell’azienda e del Gruppo in nome di non si sa bene quale utilità per Tim, per il Paese e la sua digitalizzazione – si legge nella nota firmata d Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil e diramata prima della convocazione dell’incontro di giovedì prossimo-. Tim è un’azienda strategica, già drasticamente ridimensionata da operazioni finanziarie, che non può e non deve essere definitivamente distrutta. L’Italia, se vuole avere un ruolo continentale nel mercato delle Tlc, non può rinunciare ad avere un “campione nazionale” a controllo pubblico”. Secondo i sindacati della situazione “devono farsi carico le istituzioni e tutte le forze politiche. Abbiamo davanti un mese per evitare uno scempio che rischia di produrre migliaia di esuberi”.