INCLUSIONE

Big data e intelligenza artificiale, l’Italia crea un “ponte” per le ricercatrici afghane

Via al progetto Ebri e Mae sostenuto da Fondazione Tim. Obiettivo la possibilità per le ragazze di proseguire studi e ricerca nel nostro Paese. Già arrivata la prima studentessa. In campo anche Angelini Pharma e Unidata

Pubblicato il 08 Feb 2022

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Un ponte per le studentesse afghane che hanno visto chiudersi nel loro paese la possibilità di proseguire l’attività di studio e ricerca. E’ questo l’obiettivo del progetto lanciato dalla Fondazione European Brain Research Institute Rita Levi-Montalcini che punta a restituire alle giovani, la speranza, si legge in una nota, “di un futuro migliore” completando gli studi in Italia. La prima studentessa è già arrivata nel nostro Paese, altre ricercatrici si stanno individuando.

In cosa consiste il progetto

Il progetto Ebri, nel solco del sostegno e della valorizzazione delle donne, si svolge in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e si avvale del sostegno della Fondazione Tim, di Angelini Pharma e di Unidata, mentre si ricercano altri finanziatori per estendere l’iniziativa.

La prima ricercatrice è stata individuata con l’aiuto della Third World Academy of Science di Trieste e si trova attualmente già in Italia. E’ laureata in Fisica ed inizierà la propria attività all’Ebri il prossimo mese di giugno, inserendosi in alcuni dei progetti in corso all’Ebri nel campo degli studi sul cervello (analisi di big data, intelligenza artificiale applicata alle Neuroscienze, analisi di segnali elettrici ed ottici nel cervello) per combattere le gravi patologie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer, e del neurosviluppo, che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo.

“Siamo molto grati alla Fondazione Ebri e a quanti hanno reso possibile questo importante progetto – dice l’Ambasciatore Pasquale Terracciano, Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina -. Sin dai primi frangenti della crisi afghana, la società civile italiana ha dato prova di grande solidarietà. La Farnesina si pone al servizio di questo sforzo corale per consentire, attraverso un’opera di coordinamento, razionalizzazione e facilitazione dei diversi tipi di offerte, la realizzazione delle legittime aspirazioni delle giovani e dei giovani afghane a un futuro migliore”.

Slancio al diritto allo studio

“Non vogliamo fermarci qui – spiega Antonino Cattaneo, Linceo, Presidente dell’Ebri – ma intendiamo dare continuità al sostegno alle giovani afghane attraverso la ricerca di ulteriori partner per questa iniziativa di grande spessore scientifico e umanitario”.

Le studentesse afghane costituiranno per l’Ebri un potenziale arricchimento di ricerca, dice Enrico Cherubini, direttore scientifico dell’Ebri: “Siamo certi che le ragazze sapranno dare un grande contributo ai progetti della Fondazione, e per tutti noi dell’Ebri sarà un’esperienza entusiasmante di contaminazione culturale, scientifica e umana”.

Focus sulla parità di genere

“Il progetto, oltre ad essere un contributo alla scienza e al diritto allo studio, rappresenta anche un importante tributo alle donne afghane – commenta Salvatore Rossi, presidente di Fondazione Tim –. Con questa donazione, la Fondazione Tim, che da sempre sostiene le categorie più fragili e i progetti di inclusione sociale, vuole essere al fianco delle giovani studentesse in modo che possano realizzare il loro sogno formativo. Crediamo che questo progetto rappresenti un’occasione concreta per valorizzare la parità di genere – in particolare per le donne afghane che vivono da mesi in un contesto di forti limitazioni – e per migliorare l’esperienza di vita delle studentesse che potranno guardare al futuro con più speranza”.

Secondo Agnese Cattaneo, Chief Medical Officer di Angelini Pharma, “questa iniziativa promuove uno scambio reciproco in cui noi offriamo alle giovani donne afghane una concreta possibilità di crescita personale e professionale, e loro arricchiscono la ricerca italiana sul piano culturale e umano, offrendo a noi tutti e ai nostri studenti uno straordinario esempio di resilienza, di coraggio e di passione per lo studio e la conoscenza. Come medico, come manager e come donna sono felice e orgogliosa di poter contribuire, insieme alla mia azienda, a questo importante progetto a sostegno delle donne nella scienza e del diritto allo studio”.

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