VERSO IL WCIT DI DUBAI

Serracchiani: “Futuro del Web, Authority Ue non si può bypassare”

L’europarlamentare del Pd: “All’Itu siedono Russia, Cina e Iran. Un pericolo. Per rilanciare l’economia e garantire pari opportunità la Rete deve restare libera”

Pubblicato il 12 Nov 2012

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“Sono sorpresa che il Parlamento europeo non sia pienamente coinvolto nelle discussioni su una decisione di tale portata”. La voce di Debora Serracchiani tradisce un accento di amarezza. Nella sostanza, l’assemblea di Strasburgo è stata sino ad oggi tenuta a distanza di sicurezza dalle trattative intavolate da Commissione e Consiglio Ue per sbarcare con una proposta europea unitaria al Wcit di Dubai: una scelta che l’eurodeputato del Partito Democratico, tra gli osservatori più acuti e attivi dei lavori di preparazione al summit, non ha mostrato di gradire. Pur guardandosi bene dal fomentare polemiche superflue. Non fosse perché la posta in gioco in questo caso è troppo pesante, potrebbe assumere una rilevanza epocale. Le proposte di revisione degli Accordi mondiali sulle Tlc (Itrs) presentate da alcuni stati in vista del vertice – accusa la Serracchiani – mettono “a rischio la libertà di Internet”. E in proposito non è esagerato affermare che “il passo da qui alla censura è breve”.

La Commissione ha elaborato una posizione depositata in agosto al Consiglio. Quali i punti di forza e di debolezza?

Ho letto con grande interesse la proposta della Commissione. Il principio chiave del documento è il rispetto dell’ “acquis” comunitario, ovvero la tutela e l’osservanza delle leggi europee in materia di Tlc adottate fino ad oggi. Ritengo sia un punto molto importante. Il lavoro fatto fino ad oggi non può certamente essere messo in discussione, né l’autorità della Ue bypassata da una struttura sovranazionale quale l’Itu che ha come stati membri Cina, Russia, Iran. La Commissione suggerisce in sostanza di non espandere il campo di portata degli Itrs che dovrebbero porre solamente principi e indicazioni di politica generale, linea che condivido appieno. Infine trovo molto positivo il fatto che la Commissione stia cercando di coordinare i 27 paesi membri con l’obiettivo che l’Europa, a Dubai, sia unita e parli con una sola voce. I punti di debolezza? Diciamo che pur sapendo che non è nella natura dello strumento adottato, sono sorpresa che il Parlamento europeo, pur rappresentando la voce di oltre 500 milioni di cittadini e consumatori, non sia pienamente coinvolto nelle discussioni su una decisione di tale portata.

Il Parlamento Ue non pensa di dare un contributo al dibattito con una risoluzione?

Il Parlamento non intende perseguire questa opportunità, in primo luogo per i limiti temporali a cui siamo confrontati e poi perché la Commissione sta facendo un buon lavoro. Con altri colleghi comunque stiamo seguendo il dibattito da molto vicino e ci stiamo adoperando affinché anche il nostro punto di vista, e quindi quello dei cittadini che noi rappresentiamo, sia ascoltato. La scorsa estate ho presentato un’interrogazione alla Commissione da cui ho ricevuto una risposta rassicurante. È chiaro però che non esiterò ad intervenire se ci sarà bisogno.

Tornando al merito degli Itrs, quali sono le priorità sui cui lei metterebbe l’accento?

Sono una sostenitrice dell’Agenda digitale e del ruolo che Internet può e deve avere nel rilanciare la crescita economica e nel garantire opportunità per tutti. Affinché tutto questo si realizzi occorre assicurarsi che la rete resti libera e aperta come lo è stata fino ad oggi. Mi pare che i risultati siano evidenti, fatico a cogliere la necessità di cambiare così radicalmente il governo di Internet da parte di alcuni paesi. O meglio, le ragioni che questi hanno sono evidenti, ma sono appunto contrapposte alle nostre.

Le proposte che prospettano modifiche alla governance sono controverse e, secondo diverse parti negoziali, potrebbero avere ricadute negative sui consumatori.

Toglierei il “potrebbero”, esse avranno conseguenze preoccupanti sugli utenti della rete. Molto peggio, gli utenti si allontaneranno della Rete, che non sarà più quella straordinaria opportunità che è stata fino ad oggi. In pericolo è la libertà di Internet. In nome della sicurezza nazionale si stanno minacciando la libertà di espressione e la protezione dei dati. Quanto alcuni stati hanno proposto consentirebbe ad un governo di ficcare il naso non solo nelle comunicazioni dei propri cittadini, ma nei dati che transitano attraverso le proprie reti. Il passo da qui alla censura e alla limitazione della libertà di espressione è breve. È in contraddizione con i principi fondamentali di Internet. Una letta veloce a quanto proposto permette di comprendere quanto il linguaggio utilizzato rischia di essere ingannevole, aperto alla libera interpretazione e quindi alle convenienze di molti governi.

Non pensa che la Commissione dovrebbe ricevere dagli stati membri mandato a negoziare?

Assolutamente si. Ma credo che i singoli paesi debbano impegnarsi a tutelare lo spirito della Rete e i suoi principi fondamentali.

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