La produzione industriale sta diventando sempre più smart. Digital twin, extended reality, algoritmi e analisi dei trend basati sull’intelligenza artificiale sono alcune delle tecnologie che rendono il processo produttivo integrato, efficiente, collaborativo e personalizzato. Tutto poggia sulla connettività e il 5G apre le porte a una nuova era di “data-enablement”, afferma Erik Simonsson, Head of Industry 4.0 di Ericsson, in occasione dell’evento Imagine Possibile di Ericsson. Le reti ad alte prestazioni permettono di “potenziare le attività di analytics e migliorare le operazioni”, prosegue il top manager. “Ericsson sta costruendo piattaforme di IoT industriale per connettere tutti i datapoint della fabbrica e il 5G è un importante abilitatore per lo scambio di dati in tempo reale nel cloud. Con casi d’uso concreti stiamo risolvendo problemi noti e problemi nuovi che neanche immaginavamo di poter affrontare”.
Il 5G è “ingrediente integrale” nell’evoluzione delle fabbriche “perché abiliterà soluzioni di realtà aumentata e trasmissione di video ad alta definizione, garantirà applicazioni critiche grazie alla bassissima latenza e alla sicurezza delle comunicazioni e permetterà una superiore capacità di controllo delle macchine e dei processi”, afferma Mauro Martis, Responsabile della Divisione industrial automation di Abb Italia, le cui fabbriche sono state riconosciute dal Mise “Impianto Faro” per Industria 4.0. Ma la connettività “è anche tra persone e competenze”, prosegue Martis, “e Abb crede nell’ecosistema di partner che dà più valore all’offerta ai clienti. La nostra alleanza con Ericsson è un connubio ideale, siamo due big con competenze complementari”.
Anche per Simonsson “la smart factory è un’area in cui sono importanti le partnership tra aziende diverse”, perché “Industria 4.0 è co-creazione”. In futuro “vedremo sempre più innovazioni legate alla sostenibilità e una trasformazione delle skill nella produzione. Tutti questi ingredienti faranno del 5G un grande abilitatore per le future transizioni e per la competitività di tutte le imprese”.
Non basta, però, l’impegno degli attori privati; l’Italia sul 5G ha bisogno anche di una politica industriale, afferma Antonio Perrucci, direttore del Laboratorio sull’ecosistema digitale di Astrid. “Finora l’intervento pubblico si è concentrato sulla regolazione e i temi antitrust; adesso serve un intervento di politica industriale. La Commissione europea si è portata avanti perché, dopo aver rivisto le regole, ha cominciato a mettere in campo le politiche industriali, come dimostra il nuovo Chips Act. È un esempio concreto per l’Italia ed è la direzione da prendere nel 5G”.