Evitare lo “spezzatino”, tutelare gli asset, garantire la tenuta occupazionale: sono queste le tre maggiori richieste di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil scesi in piazza oggi con centinaia di lavoratori di Tim nella giornata dello sciopero generale andato in scena in molte città italiane – secondo i dati forniti dia sindacati l’adesione è stata del 70%. La mobilitazione – alla vigilia della presentazione del piano industriale che sarà svelato la prossima settimana – punta a far sentire la voce della forza lavoro: i sindacati temono esuberi a seguito dello scenario che si va prefigurando, ossia della creazione di due società separate, NetCo (per le reti) e ServiceCo (per i servizi) il cui perimetro al momento non è del tutto chiaro ma che inevitabilmente comporterà una riorganizzazione anche dei dipendenti. E resta “pendente” anche il dossier Kkr.
Duro l’attacco al Governo – al ministro Giancarlo Giorgetti e anche al presidente del Consiglio Mario Draghi – accusati di “latitanza”. E a gettare ulteriore carne al fuoco le indiscrezioni di Bloomberg relative a Inwit: stando ai rumors la società delle torri potrebbe essere ceduta e sarebbero già in corso le trattative con il fondo di investimento francese Ardian per vendere la partecipazione del 15% valutata attorno a 1,3 miliardi. Tim possiede in trasparenza il 15,1% di Inwit attraverso il 51% nel fondo Dafne che a sua volta controlla il 30,02% di Inwit, il 49% del fondo è in capo ad Ardian che ha dunque il diritto di prelazione. Le indiscrezioni hanno fatto balzare il titolo Inwit in mattinata con un rialzo del 2,82% a 9,25 euro. Un trend positivo importante dopo il calo del 10% registrato nell’ultimo mese, che porta il prezzo del titolo a 3-4 punti percentuali di distanza rispetto al prezzo obiettivo di 9,60-9,70 euro.
“Sulla vicenda Tim abbiamo la sensazione che il Governo e il ministro Giorgetti siano in letargo: aspettiamo che battano un colpo. Glielo chiediamo noi, ma soprattutto i 42mila dipendenti dell’azienda e gli altrettanti dell’indotto: 80mila famiglie che hanno diritto a vedere garantiti i livelli occupazionali e il loro futuro”, sottolineano il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, e il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo. “Lo chiede anche il Paese per il cui rilancio è indispensabile che la rete diventi un asset strategico univoco – dicono – ad oggi non abbiamo risposte e c’è il rischio che si crei uno spezzatino e che l’Italia non sia dotata di una delle infrastrutture necessarie per farla ripartire. Non avere chiarezza su come si gestirà una struttura così importante è molto grave. La politica e il Governo non possono assistere, silenti, alla consegna di questo asset ad altri Paesi o a imprenditori che non abbiano idee chiare. Chiediamo che siano adottate tutte le misure possibili e necessarie per garantire che il controllo di questo gruppo, tra i più importanti in Italia, resti integro e con un azionariato che porti stabilità e dia continuità italiana”.
“Con la giornata di oggi le lavoratrici ed i lavoratori hanno rotto la coltre di silenzio che sta caratterizzando tutta questa vicenda – commenta Fabrizio Solari, segretario della Slc Cgil – L’Italia sta per perdere l’unica azienda in grado di giocare un ruolo anche in campo europeo. Il governo si sta assumendo una responsabilità storica. Si distrugge valore, si rischiano migliaia di esuberi e si fa perdere al paese l’occasione di modernizzarsi tagliando fuori milioni di italiani dal diritto alla connettività veloce. Non c’è che dire, un vero capolavoro”.
Per Vito Vitale, Segretario Generale Fistel Cisl, l’alta partecipazione allo sciopero “rappresenta una consapevolezza dei lavoratori che si sta giocando una partita finanziaria che potrebbe avere delle pesantissime ricadute sul loro futuro occupazionale”.” Lo spezzatino porta esclusivamente alla valorizzazione di asset pronti per essere venduti e generare plusvalenze per gli azionisti indebolendo l’intera filiera – dice Vitale – Il Governo è miope, se ne sta lavando le mani e sta privando il paese del campione nazionale delle tlc, un’azienda che ha capacità e professionalità per guidare i processi di digitalizzazione e innovazione tecnologica. La mobilitazione continua con la sensibilizzazione dei rappresenti delle forze politiche, intanto domani incontreremo il senatore Salvini”.
Secondo il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, “bisogna fermare la strategia sbagliata e dannosa dello scorporo della rete e lo spezzatino dell’azienda. Il Governo deve intervenire: apra un confronto serio per difendere uno degli asset strategici del Paese”.
Nella giornata della mobilitazione esce allo scoperto anche Aiip, l’associazione che rappresenta gli internet provider, in particolare in merito alla proposta di coinvestimento presentata da Tim e giudicata da Agcom conforme all’art. 76 del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. “Il vero coinvestimento presuppone una effettiva co-determinazione, da parte degli operatori che vi partecipano, delle attività di sviluppo infrastrutturale sui territori. Quanto invece proposto da Tim non si differenzia in ultima analisi da un mero affitto, o da una vendita di risorse passive in forme sostanzialmente analoghe a quelle esistenti da decenni nel nostro mercato, a cui viene dato il nome di ‘coinvestimento’ al solo fine di liberare l’ex monopolista dai propri obblighi regolatori – sottolinea il Presidente di Aiip, Giovanni Zorzoni – .Delle due l’una o si ritiene che le modifiche apportate da Tim alla proposta siano significative, con conseguente necessità di un nuovo market test, o si ritiene che siano marginali, e allora non si comprende come Agcom possa ritenerne superate le criticità”.