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Supply chain finance, il mercato italiano a oltre 120 miliardi ma il potenziale è tre volte tanto

Secondo i risultati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano la diffusione della digitalizzazione e la maggiore consapevolezza della necessità di una gestione oculata della liquidità lungo la filiera stanno facendo crescere l’adozione di soluzioni innovative. Il giro d’affari stimato potrebbe attestarsi fra i 457 e i 495 miliardi

Pubblicato il 08 Mar 2022

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Il mercato potenziale del Supply Chain Finance (Scf) torna a crescere e si attesta tra 457 e i 495 miliardi di euro. In parallelo, cresce in maniera decisa (+5%) il mercato servito con soluzioni di Supply Chain Finance che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, che raggiunge il valore di circa 121 miliardi di euro nel 2021. A dirlo sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi al Convegno “Supply Chain Finance: prove di sostenibilità”.

In aumento l’intero ventaglio delle soluzioni

L’Osservatorio sottolinea come sia in aumento pressoché l’intero ventaglio delle soluzioni. Nel 2021 crescono infatti i volumi del Factoring, tornato quasi ai livelli pre-pandemia (+5% sul 2020, per un valore di 57,4 miliardi di euro), quelli del Reverse Factoring (7,2 miliardi di euro +14%) e dell’Invoice Trading (0,3 miliardi di euro, +7%), che registrano il picco più alto di sempre. Crescono il Purchase Order Finance (un miliardo di euro, +21%) e la carta di credito (2,3 miliardi di euro, +23%). Ma soprattutto le soluzioni innovative, come il Dynamic Discounting (0,3 miliardi di euro, +200%) e il Confirming (1,2 miliardi di euro, +58%). L’Anticipo Fattura, porzione importante del mercato servito pari a 42 miliardi di euro, invece, è stabile rispetto al 2020. La sostenibilità sta trainando il mercato e il suo ecosistema, che ha visto l’introduzione di nuovi attori responsabili di pratiche di sostenibilità integrate nelle soluzioni Scf.

“A seguito della crisi Covid-19, il Supply Chain Finance è diventato uno strumento fondamentale di finanziamento addizionale per le imprese italiane”, afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance. “E oggi, in una situazione macroeconomica di ripresa dopo il 2020 caratterizzato da forti immissioni di liquidità nel sistema, incentivi e cambiamenti normativi come il nuovo codice della crisi, gioca ancora un ruolo rilevante. La diffusione della digitalizzazione e la maggiore consapevolezza della necessità di una gestione oculata della liquidità lungo tutta la filiera stanno aumentando l’uso di questi strumenti”.

Antonella Moretto, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance, aggiunge: “Il mercato del Supply Chain Finance è trainato soprattutto dalle soluzioni innovative, cresciute in modo rilevante a discapito di quelle tradizionali, in particolare grazie al sempre maggiore utilizzo di piattaforme che permettono l’offerta di molteplici soluzioni da un unico strumento. La sostenibilità è diventata ormai un elemento prioritario sia nell’offerta dei provider che per le imprese adottatrici, e abbiamo assistito alle prime soluzioni Scf basate sui principi Esg e la volontà dei vari attori di rendere trasparenti le operazioni”.

Il calo del mercato nel 2020

Guardando gli ultimi dati consolidati disponibili, nel 2020 in Italia si è invece assistito a una netta riduzione del mercato potenziale del Supply Chain Finance, con un calo del -3,1% del valore dei Crediti Commerciali delle imprese italiane, che si è attestato sui 424 miliardi di euro, a causa del blocco per alcuni mesi delle attività produttive, ma anche del calo del numero di imprese oggetto dell’analisi per vari motivi, tra cui i ritardi nella pubblicazione dei bilanci, il calo complessivo dei fatturati (che ha portato molte sotto la soglia di inclusione nel campione) e la liquidazione di alcune di queste. Il ciclo di cassa nel 2020 è stato in leggera crescita rispetto al 2019 (+4,3%) assestandosi a 24 giorni. Gli aumenti congiunti dei tempi di incasso (73 giorni; +7,4%) e dei tempi di copertura del magazzino (51 giorni; +6,3%) hanno inciso maggiormente rispetto all’estensione dei tempi di pagamento, anch’essi in aumento (100 giorni; +7,5%).

Nel 2020, anche il mercato servito dal Scf è risultato in leggero calo, con una sensibile diminuzione dell’Anticipo Fattura (-34% sul 2019) e di tutte le soluzioni più tradizionali. Un calo che deriva principalmente dal ricorso a finanziamenti e prestiti garantiti per far fronte alle esigenze di breve e lungo periodo, determinando così un ingente aumento della liquidità (+33% sul 2019). Tuttavia, nel mese di Marzo del 2020 si è comunque registrato un picco di utilizzo, in particolare per il Factoring e il Reverse Factoring, denotando come questi strumenti si siano rivelati molto utili per affrontare la crisi.

Nuove regole di trasparenza

L’Osservatorio ricorda come dopo forti pressioni da parte di analisti e società di revisione nei confronti dell’International Accounting Standards Board (Iasb) riguardo alla classificazione e alla trasparenza delle passività legate a programmi di “Supplier Financing”, a giugno 2021 lo Iasb abbia proposto l’introduzione di nuovi requisiti di trasparenza. Secondo la proposta, ora in fase di commento, le imprese saranno tenute a rivelare informazioni qualitative come i “termini e le condizioni chiave di un programma di Scf” e quantitative come l’ammontare delle passività legate a programmi di Scf, le passività “per cui i fornitori hanno già ricevuto pagamento dall’intermediario finanziario coinvolto” e informazioni sulla durata dei termini di pagamento. A ottobre 2021, inoltre, è stato chiesto di indicare specificatamente anche le voci dello stato patrimoniale in cui viene presentato il valore contabile delle passività finanziarie legate ad un accordo di Scf.

Non tutte le imprese includono però ancora dettagli sulle proprie soluzioni di Scf a livello di bilancio. L’Osservatorio Supply Chain Finance ha analizzato il bilancio 2020 di 216 imprese quotate sull’indice azionario italiano Ftse Mib a giugno 2021. Di queste, almeno 37 avevano un programma di SCF, ma solo 23 ne dichiaravano l’utilizzo. Rispetto alle informazioni che lo Iasb potrebbe richiedere, 15 imprese dichiaravano i termini e le condizioni chiave, 9 dichiaravano l’ammontare delle passività relative alla soluzione, 4 divulgavano il range dei tempi di pagamento standard delle passività. Nessuna illustrava l’ammontare delle passività per cui i fornitori avessero già ricevuto un pagamento dall’istituto finanziario e il range dei tempi di pagamento delle passività appartenenti al programma.

La strada del Supply Chain Finance verso la sostenibilità

Come accennato, a seguito della crescente importanza attribuita alla sostenibilità di filiera, nota l’Osservatorio, anche le soluzioni di Supply Chain Finance stanno iniziando ad integrare logiche Esg. I fornitori vengono valutati generalmente su quattro macroaree: ambientale (ad esempio consumo delle risorse), sociale (condizioni di lavoro, salute e sicurezza del lavoro), governance (corruzione, disclosure e tracciabilità) e di filiera (performance ambientali, sociali e di governance dei fornitori di secondo/terzo livello). La valutazione può essere effettuata dall’impresa cliente che offre una soluzione di Scf sostenibile o da un Esg information provider. Può, inoltre, essere presente un ente terzo che certifichi il processo di valutazione dei fornitori.

Un Esg score sintetizza le performance di sostenibilità dei fornitori e viene integrato nelle soluzioni di Scf sostenibile secondo diverse modalità. Nel modello “Sustainable Scf with Entry Barrier”, l’Esg score viene usato come barriera all’ingresso, mentre in quello “Rewarding Sustainable Scf” per introdurre un sistema premiante per i fornitori, ad esempio offrendo condizioni di finanziamento più favorevoli ai fornitori più sostenibili nelle soluzioni di Scf.

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