LA CRISI

Panasonic, in vista altri 10mila tagli

Scopo della ristrutturazione il recupero delle perdite e il raggiungimento di profitti operativi nel 2014. A pesare soprattutto la crisi del comparto Tv. Il gruppo aveva già licenziato 36mila dipendenti nel 2011

Pubblicato il 15 Nov 2012

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La Panasonic intende tagliare altri 10.000 posti di lavoro entro marzo 2013. Lo ha detto ieri all’agenzia Reuters il Chief financial officer (Cfo) del gruppo giapponese, Hideaki Kawai, spiegando che “le dismissioni e la chiusura di sedi comincerà all’inizio del prossimo anno nel tentativo di recuperare le perdite”.

Kawai ha spiegato che il nuovo Ceo del gruppo, Kazuhiro Tsuga, entrato in Panasonic a giugno, punta a ottenere un profitto operativo di 2,52 miliardi di dollari nel corso dell’anno finanziario che terminerà a marzo 2014. “Ma non possiamo aspettare così a lungo – ha aggiunto – per affrontare le questioni che devono essere affrontate”.

Il gruppo dell’elettronica aveva già tagliato 36.000 posti di lavoro l’anno scorso ma resta comunque la prima corporate giapponese per numero di dipendenti, circa 330.000 a livello globale.

Lo scorso 31 ottobre l’azienda aveva tagliato le stime per l’anno fiscale 2012-2013, a causa del calo delle vendite legato alla crisi economica e ai costi di ristrutturazione più elevati del previsto. L’azienda aveva annunciato svalutazioni per 238 miliardi di yen (2,3 miliardi di euro) nella business unit mobile phone e in quella dei pannelli solari e delle micro batterie in litio, utilizzate nei pc e negli smartphone.

Tra il primo aprile 2012 e il 31 marzo 2013 il gruppo si attende una perdita netta di 765 miliardi di yen (7,6 miliardi di euro), contro i 50 miliardi di utile attesi precedentemente. Nel primo semestre (aprile-settembre 2012) l’azienda di Osaka ha registrato una perdita netta di 685,2 miliardi di yen (6,8 miliardi di euro), quintuplicata su base annua. Sui conti di Panasonic pesano le pesanti perdite nel settore delle tv. Le vendite di televisori si fermeranno a 13 milioni di unità, a fronte di precedenti stime di 15,5 milioni .

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