“Sono tutt’ora in corso da parte del management e degli advisor, le analisi e gli approfondimenti i cui risultati saranno presentati al Consiglio di Amministrazione il prossimo 6 dicembre”. In una nota Telecom Italia smentisce le indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbero al palo i negoziati sullo scorporo della rete con la Cassa Depositi e Prestiti principalmente a causa della questione relativa alla valutazione dell’asset e di divergenze anche sul tema della governance.
Secondo quanto riportato dalla stampa gli uffici interni che già dalla scorsa primavera sono al lavoro sul tema per esaminare i pro e i contro – considerato che l’ipotesi è sempre stata presentata come un’opzione industriale e non finanziaria – hanno maturato la conclusione che per ottenere i benefici regolamentari, promessi dal Commissario Ue all’Agenda digitale Neelie Kroes, non c’è bisogno di spingersi fino a un passo che nessun altro ex monopolista europeo ha mai pensato di intraprendere, perché dispendioso sotto molti punti di vista. Ci sarebbe poi un ulteriore tassello: la rete fissa è definita di “rilevanza strategica” nella bozza del decreto che individua gli asset sui quali sono applicabili i “poteri speciali dello Stato” (l’ex golden share) quindi se Telecom è la rete, Telecom è strategica. Secondo le indiscrezione se non si scorpora più la rete, i capitali che la Cdp voleva mettere a disposizione per lo sviluppo della fibra ottica non arriverebbero più, a meno che la Cdp valuti l’opportunità di entrare direttamente nella Telecom “strategica”.