Molti osservatori sostengono che a causa della crisi ucraina la produzione di neon, gas fondamentale nella produzione di semiconduttori, potrebbe scendere a livelli preoccupanti, aggravando ulteriormente la carenza di chip riscontrata a livello globale. Il neon è infatti necessario per i laser utilizzati nel processo di produzione di chip adottato da aziende del calibro di Samsung, Intel e Tsmc: attraverso tecniche avanzate di litografia, le macchine intagliano motivi su minuscoli pezzi di silicio.
Sulla base delle stime della società di consulenza Techcet, lo scorso anno il consumo mondiale di neon per la produzione di semiconduttori ha raggiunto circa 540 tonnellate. “Dato che l’Ucraina produce oltre la metà del neon mondiale, la cifra potrebbe scendere al di sotto delle 270 tonnellate nel 2022 se i produttori di neon della nazione terranno sospese le attività”.
Le sfide per la filiera globale
A dirlo è Peter Hanbury, analista di Bain & Co specializzato nel settore dei semiconduttori. Ingas, per esempio, ha sede a Mariupol, mentre Cryoin e Iceblick operano (o sarebbe meglio dire operavano) a Odessa. Anche se le notizie non sono chiare per ovvi motivi, si sa per certo che Ingas e Cryoin hanno entrambe cessato le operazioni nelle ultime settimane a causa degli attacchi delle forze russe, stando a quanto riferito da Reuters.
“Tra i materiali utilizzati nella produzione di chip che potrebbero avere un impatto sulla loro fornitura dal conflitto in Ucraina, è il neon che rappresenta la maggiore sfida potenziale”, ha confermato Hanbury parlando con la Cnbc. “Storicamente, fino al 90% del neon per l’industria dei chip è stato prodotto come sottoprodotto della produzione di acciaio russa e successivamente perfezionato da società con sede principalmente in Ucraina”, ha precisato l’esperto.
Secondo Alan Priestley, analista di Gartner, la maggior parte dei principali produttori di chip ha in riserva diversi mesi di neon, aggiungendo che non si tratta ancora di un grosso problema a livello di forniture. “Gli stabilimenti di dimensioni minori con una fornitura limitata potrebbero essere interessati prima”, ha affermato Priestley. “I produttori di chip stanno lavorando con le loro catene di approvvigionamento per cercare di ridurre al minimo gli impatti”, ha aggiunto.
Intel ha affermato che sta monitorando da vicino la situazione. Un portavoce del gruppo ha dichiarato alla Cnbc che “la strategia di Intel di avere una catena di approvvigionamento globale diversificata riduce al minimo il rischio di potenziali interruzioni locali. Continuiamo a monitorare attentamente la situazione”.
Il settore è già preparato a un’eventuale carenza di neon ucraino
L’industria globale dei semiconduttori si sta in effetti preparando da anni a un evento come questo, attivando contromisure per cercare di limitare i rischi futuri a partire dall’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.
“Dopo quell’evento, il settore dei chip ha agito per ridurre la necessità di utilizzare il neon nel processo di produzione”, ha detto Hanbury. “Allo stesso tempo, sono state adottate misure per aumentare le scorte di gas in due punti della catena di approvvigionamento, quindi sia i fornitori di gas che i produttori di semiconduttori ora hanno in genere ciascuno da tre a 12 mesi di fornitura a portata di mano”. Sono inoltre stati ingaggiati nuovi fornitori al di fuori dell’Ucraina e della Russia. “Stimiamo che solo circa due quinti dei neon utilizzati oggi nella produzione globale di semiconduttori provengano da Russia e Ucraina”, ha aggiunto Hanbury. “L’azienda olandese Asml, che produce le macchine per litografia altamente complesse utilizzate dai giganti dei chip, ha ridotto la sua dipendenza dal neon proveniente dall’Ucraina a circa il 20% rispetto ai livelli precedenti”.