SCENARI

Crisi dei chip, allarme Fim: “Si rischia nuova pandemia per il settore auto”

Per i metalmeccanici della Cisl il crunch caratterizzerà tutto il 2022. Il segretario generale, Ferdinando Uliano: “Impatti sull’occupazione e sulla transizione digitale, attivare subito il Fondo del comparto”

Pubblicato il 06 Apr 2022

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La carenza di chip rischia di essere la nuova pandemia del settore automotive. L’allarme lo lancia la Fim Cisl, presentando il report sull’andamento produttivo e occupazionale nei primi tre mesi dell’anno nei siti italiani di Stellantis.

La carenza di semiconduttori, che caratterizzerà anche gran parte del 2022, sono la nuova pandemia per il settore auto, e determina una situazione di dissaturazione degli impianti. Pertanto sarà necessario garantire una ‘neutralità’ nel conteggio del consumo della cassa integrazione ordinaria, diversamente rischiamo un esaurimento degli ammortizzatori sociali per alcune aziende del settore – ha spiegato il segretario nazionale Fim, Ferdinando Uliano – Il decreto energia ha inserito una prima risposta, ma è parziale e non risolve il problema soprattutto per i periodi successivi al 2022″.

Uliano ha poi rilevato che “finalmente il Governo ha accolto la nostra richiesta di agevolare con un apposito Fondo specifico dell’auto, per una politica di reindustrializzazione del settore che eviti un impatto occupazionale negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto. Il Fondo stanziato è di circa 8 miliardi in 8 anni e deve essere utilizzabile subito per compensare le perdite causate dal cambio delle motorizzazioni, riducendo la distanza della catena del valore, con una politica di produzione e approvvigionamento, di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro, dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività. Senza un piano per la transizione industriale attivabile da subito, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza”.

Infine, il tema incentivi, sottolineando che “dovrebbe trovare finalmente una risposta concreta con il provvedimento che il Governo sta emanando in queste ore”, Uliano ha concluso: “gli incentivi per la mobilità sostenibile sono fondamentali fino a quando le vetture con motorizzazioni elettriche hanno un costo superiore del 50% a quelle con motori tradizionali, diversamente si determinerebbero dei forti contraccolpi negativi sulle nuove produzioni e sull’occupazione”.

 L’impatto del chip crunch su Stellantis

“I dati della produzione nei primi tre mesi del 2022 segnano un dato ancora negativo pari ad una riduzione del -13,5% rispetto al 2021”, ha evidenziato Uiliano,  “l’effetto è in gran parte riconducibile allo stop nelle produzioni determinato dalla mancanza dei semiconduttori”. Sui fermi produttivi, prosegue, “hanno poi inciso anche se in minima parte anche le difficolta’ causate dal fermo dei trasporti”. La carenza di semiconduttori, sottolinea Uliano, “ha iniziato a riscontrarsi in termini di blocchi produttivi gia’ nei primi mesi del 2021, ma si è aggravata pesantemente nella seconda parte del 2021 e continua in maniera molto significativa anche nel primo trimestre 2022, una situazione che condizionera’ tutto l’anno. Il 2022 dall’andamento di questi primi tre mesi, si sta prefigurando come il quinto anno consecutivo di flessione delle produzioni Stellantis nel nostro Paese”.

Prosegue nella riflessione Uliano: “Se nell’arco temporale di quattro anni, 2017-2021, si era perso il 35% della produzione complessiva da 1.035.454 a 673.475, il 45% nelle sole autovetture (da 743.454 a 408.526), con la tendenza di ulteriore riduzione generata nei primi 3 mesi 2022 rischiamo di scendere, su base annua, sotto le 600.000 unità (-42% rispetto 2017) complessive tra auto e commerciali, con una produzione auto sotto le 400.000 (-48% rispetto 2017)”. “Le situazioni più pesanti nella perdita dei volumi si riscontrano nei due stabilimenti, Melfi (-22,4%) e Sevel (-30,4%), che in negli ultimi anni rappresentavano i Plant italiani con il maggior numero di quantità prodotte”, continua il segretario nazionale Fim Cisl.

“Il tema delle forniture delle materie prime, dei semiconduttori e dell’avvicinamento della catena del lavoro è un problema di ordine geopolitico, che il governo del nostro Paese deve affrontare in maniera strategica. Lo scoppio della guerra in Ucraina può solo peggiorare ulteriormente il problema del reperimento e del costo delle materie prime. Le preoccupazioni nostre riguardano i lavoratori che sono pesantemente colpiti sul piano del reddito e dell’occupazione da questa situazione, oltre alle ripercussioni negative che si stanno determinando a cascata in tutto il settore. Nel settore dell’automotive non si era mai determinata una situazione di questa portata: le case automobilistiche non riescono materialmente a soddisfare gli ordini gia’ acquisiti”. Anche il ritardo del provvedimento degli incentivi sulla mobilita’ sostenibili, conclude, “ha certamente influito sulla domanda dei consumatori e di conseguenza anche sui volumi”.

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