Il progetto di piano industriale proposto dall’Ad di Tim, Pietro Labriola, non piace ai sindacati, che chiedono di essere coinvolti dal governo a un tavolo in cui si discuta del futuro dell’operatore e del sistema delle telecomunicazioni in Italia. E’ questo il tema che emerge con forza dall’audizione dei rappresentanti di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil in commissione Trasporti alla Camera dei deputati, che ha avuto come tema centrale la situazione dell’operatore e le prospettive in vista dell’eventuale rete unica delle tlc.
“Lo scorporo, sul piano sindacale, è sbagliato – afferma Riccardo Saccone (Slc-Cgil) – Su questa vicenda è calata una coltre di silenzio che non fa bene al Paese, perché parliamo di un’infrastruttura centrale: buona parte dei fondi Pnrr sono rivolti alla digitalizzazione o finalizzati ad altre missioni che si raggiungono comunque grazie alla digitalizzazione, e quindi vorremmo capire se è possibile sviluppare un confronto”. “La connettività veloce – prosegue Saccone – è un diritto, è un bene comune e quindi serve un’infrastruttura che la renda universale, non possiamo affidarci interamente al mercato. Uccidere industrialmente l’ex monopolista Tlc sarebbe uno scempio che però siamo ancora in tempo ad impedire”. “Non vorremmo che con questa manovra di Tim si privatizzassero gli utili e si socializzassero le perdite”, conclude Saccone, ventilando il rischio che Vivendi “trovi una buona via d’uscita e la collettivita’ si faccia carico di un debito monstre”.
Posizione critica anche quella della Fistel-Cisl: “Siamo contrari al progetto di piano industriale: dopo la privatizzazione Telecom segnerebbe il definitivo smantellamento dell’operatore nazionale Tlc. In un momento in cui in tutta Europa c’è un riassetto delle telecomunicazioni, l’Italia si presenta senza un campione nazionale e quindi giocherà un ruolo di rimessa in questa partita – argomenta Giorgio Serao – il problema può trasformarsi in un dramma sociale, con decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Questo è un dato che non può passare sotto silenzio”.
“Il Governo ha scelto di non coinvolgere il sindacato – prosegue Serao – ma il problema occupazionale è enorme. Abbiamo ricevuto solidarietà da tutte le forze politiche ma nessuno ha agito per coinvolgerci. Distruggere l’unico operatore tlc significa distruggere le professionalità necessarie per guidare il processo di digitalizzazione del Paese”. Da qui la richiesta al presidente della commissione “di farsi carico di sollecitare un nostro incontro con il governo per aprire un tavolo: le strutture tlc sono fondamentali per lo sviluppo del Paese, ma governarne il processo di ristrutturazione non è semplice. E non è detto che la separazione della rete vada verso l’interesse nazionale, anche se il Parlamento sembra orientato verso quella direzione. Invece, crediamo si dovrebbe coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti in un progetto che tenga conto non solo della separazione ma anche dei servizi, creando separazione tra servizi e rete sotto Cdp”.
“Il piano strategico presentato da Labriola non lo approviamo perché non lo comprendiamo: in realtà internazionali come Germania e Francia l’ex monopolista è rimasto insieme, non è stato spezzettato – aggiunge Luciano Savant Levra di Uilcom-Uil – Stiamo parlando del Gruppo Tim, con 43mila dipendenti, la quinta realtà di impresa del Paese”. “Il Parlamento ci ha detto che pur condividendo gran parte nostre osservazioni c’è un tema governativo – prosegue – e dunque chiediamo di aprire un confronto a un tavolo governativo”. “La rete trasmissiva è strategica – conclude – spezzettandola in questa maniera, realizzando una rete a ‘macchia di leopardo’, si privilegiano alcune aree a discapito di altre e non si risolve il digital divide”.