“Siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda le decisioni in tema di Dsa. Quanto verrà approvato nelle sedi europee determinerà lo scenario futuro della tutela delle industrie culturali e dell’efficacia delle misure di enforcement a disposizione dei titolari dei diritti. Soprattutto in un momento come quello attuale, di ripartenza dell’industria audiovisiva dopo le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, è ancora più fondamentale sostenere al massimo il settore potenziando gli strumenti di tutela”. Lo sottolinea Federico Bagnoli Rossi, segretario generale di Fapav, la federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, presentando il working paper realizzato da Paolo Marzano e Francesco Posteraro per evidenziare in modo chiaro i punti più delicati e discussi del testo che oggi è in discussione nel trilogo e che alla fine del mese dovrebbe arrivare a essere votato dal Parlamento europeo. Obiettivo del documento è anche di evidenziare “proposte resilienti che mirino allo sviluppo dell’industria audiovisiva e dell’intrattenimento”.
“Porre le basi per lo sviluppo di un ecosistema digitale sano, trasparente e realmente competitivo per tutte le aziende che vi operano. Questa deve essere la vera essenza del Digital Services Act” spiega Fapav in una nota.
“Il Governo italiano, per il tramite anche delle importanti parole del Premier Draghi, sta seguendo una posizione decisa in merito – aggiunge Bagnoli Rossi – e ci auguriamo che tale impegno possa portare al compimento di una proposta di regolamento sul Dsa che non vada in controtendenza rispetto alla Direttiva Copyright appena implementata in Italia”.
Ecco di seguito le principali proposte avanzate nel workin paper:
Sistema di Know your business customer
L’obiettivo è di rendere tutti gli intermediari responsabili della raccolta e della verifica dei dati al fine di confermare l’identità delle realtà commerciali con cui stanno contrattando, le quali non devono potersi nascondere dietro l’anonimato. Nel caso in cui i dati identificativi risultino falsi, l’intermediario deve interrompere la fornitura dei propri servizi al relativo cliente.
“Per poter raggiungere gli obiettivi prefissati, l’obbligo di identificare i propri clienti non deve però essere previsto solo per i marketplace online – si legge nel working paper – ma deve essere esteso a tutti i fornitori di servizi di intermediazione, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal tipo di attività svolta (si vedano ad esempio i servizi di hosting e Cdn, i servizi di pagamento, i servizi di registrazione del dominio, i servizi pubblicitari e i servizi proxy).
Motori di ricerca
I motori di ricerca non possono essere equiparati ai servizi di caching com’è impropriamente previsto dalla formulazione dell’articolo 4 proposta dal Consiglio Europeo. “Devono essere considerati a tutti gli effetti come hosting provider attivi e quindi sottoposti a responsabilità sempre più stringenti – questa la proposta di Fapav – con standard di diligenza rafforzati, per cui non si giustifica in alcun modo la limitazione degli obblighi di cui questi operatori godrebbero alla luce della proposta del Consiglio”.
Trusted flaggers
Parliamo in questo caso dei cosiddetti “segnalatori attendibili”, coloro cioè che possiedono particolari qualifiche personali e/o professionali e si occupano di notificare al provider la presenza di contenuti illegali. “Se da un lato risulta apprezzabile l’istituzione della categoria dei c.d. trusted flaggers, dall’altro non si vede come (e perché) si possano escludere dal loro novero i titolari dei diritti – argomenta Fapav – i quali sono i soggetti che più di chiunque altro sono in grado di confermare la natura autentica o meno del prodotto, accelerandone l’eventuale rimozione dal mercato”.
Obblighi di diligenza rafforzata, di stay down e trasgressori recidivi
Sull’adozione di un sistema di notifica ed azione efficace che imponga una rimozione tempestiva dei contenuti segnalati, Fapav evidenzia che “Sarebbe necessario predisporre un meccanismo stay-down che impedisca che un contenuto già rimosso ritorni online, realizzabile grazie a strumenti tecnologici già in uso da parte delle piattaforme, nonché rafforzare il trattamento previsto per i trasgressori recidivi, che dovrebbero essere definitivamente espulsi e non sospesi, applicando il relativo onere non solo alle piattaforme ma a tutti gli intermediari online”.
Il ruolo delle Url
L’art. 14 della proposta di regolamento stabilisce che gli hosting provider debbano predisporre meccanismi per le notifiche di facile accesso e uso, tali da consentire “a qualsiasi persona o ente di notificare loro la presenza nel loro servizio di informazioni specifiche che tale persona o ente ritiene costituiscano contenuti illegali”. In questo caso la proposta di Fapav è “di eliminare il riferimento all’indirizzo URL (art. 14, par. 2 lett. b) come requisito obbligatorio per le notifiche”.
“In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un forte ampliamento dell’offerta legale di contenuti e all’implementazione anche di nuovi modelli di business che vanno sempre più incontro alle esigenze degli spettatori – conclude Federico Bagnoli Rossi – L’economia digitale rappresenta una grande opportunità per l’industria dei contenuti ma deve potersi sviluppare in un ambiente online sicuro e trasparente anche nei confronti dei consumatori”.