Parte la controffensiva degli azionisti di Twitter. All’indomani dell’offerta dui Elon Musk di compare il social media per 43 miliardi (oltre 54 dollari ad azione) gli azionisti affilano le armi salendo in quota o opponendosi apertamente alla proposta del magnate di Tesla. Che non è più il primo socio. La società Usa di gestione patrimoniale Vanguard ha infatti aumentato la sua partecipazione, superandolo. Vanguard possiede il 10,3% di Twitter, mentre il miliardario possiede il 9,1%. Il gestore, guidato dal ceo Tim Buckley, ha aumentato la sua partecipazione dall’8,4% durante il primo trimestre, secondo una dichiarazione alla Sec presentata l’8 aprile.
Il no del socio saudita
Il principe saudita Al Waleed bin Talal Al Saud, uno dei principali azionisti di Twitter, ha respinto l’offerta di Elon Musk. “Non credo che l’offerta di Musk si avvicini all’intrinseco valore della società, date le sue prospettive di crescita – ha scritto su Twitter – Essendo tra i maggiori azionisti, e da più tempo, di Twitter, la Kingdom Holding Company (società d’investimento saudita da lui presieduta, ndr) e io rifiutiamo questa offerta”.
La reazione di Elon Musk
Il manager di Tesla ha subito risposto, sempre via Twitter. “Interessante – ha twittato – Ho due domande: quante azioni di Twitter ha Kingdom Holding? Cosa ne pensa Kingdom della libertà di parola?”. Contestualmente ha lanciato un sondaggio social da sui profilo. “Privatizzare Twitter a 54,20 dollari ad azione dovrebbe spettare agli azionisti, non al consiglio di amministrazione”, ha chiesto ai suoi follower.
Intanto il cda valuta l’offerta, come detto dal ceo Parag Agrawal che incontrando i dipendenti, ha spiegato che il cda “sta valutando l’offerta di Elon Musk tramite un processo rigoroso”.
Secondo Musk il consiglio di amministrazione di Twitter avrebbe una enorme responsabilità nel caso in cui infrangesse i doveri fiduciari agendo contro gli interessi degli azionisti, ha fatto sapere Musk.
Musk ha però fatto sapere di non essere sicuro di poter acquistare effettivamente il social media.
Le dichiarazioni Musk alla conferenza Ted2022 a Vancouver sono arrivate poche ore dopo il deposito alal Sec del prospetto di un’offerta cash sulla totalità di Twitter a 54,20 dollari per azione, con una valutazionedi 43 miliardi sulla società.
Alla domanda dell’intervistatore di Ted se ci sia un “Piano B” se la sua offerta venisse respinta, Musk ha detto: “C’è”, senza però aggiungere altro.
Effettivamente nonostante la sua enorme ricchezza, gli asset di Musk per la maggior parte non sono liquidi e gli analisti si chiedono come potrebbe reperire i fondi se l’offerta fosse accolta.
L’intervistatore Chris Anderson ha chiesto se Musk avesse “fondi garantiti”, alludendo a un famigerato tweet di Musk del 2018 quando sostenne di voler togliere dalla borsa Tesla, mettendosi nei guai con l’autorità di borsa americana, la Securities and Exchange Commission. “Ho risorse sufficienti”, ha detto Musk. “Posso farlo se possibile.” Musk ha poi attaccato la Sec dicendo che i fondi al tempo “erano effettivamente garantiti” e di non avere rispetto per l’authority, definendo i suoi funzionari “bastardi”.
Il conflitto con la Sec
Nel settembre 2018, la Sec aveva accusato Musk di aver rilasciato dichiarazioni “false e fuorvianti” agli investitori annunciando tramite Twitter nell’agosto dello stesso anno che stava valutando la possibilità di ritirare dal mercato Tesla a 420 per azione e di avere “fondi garantiti” per farlo. Musk e Tesla alla fine hanno pattuito con la Sec nel 2019 una multa di 20 milioni di dollari ciascuno Musk ha dovuto rinunciare temporaneamente al suo ruolo di presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda. Nel giugno 2020, la Sec ha affermato che Musk violava alcuni termini dell’accordo che richiedevano all’ad di far approvare anticipatamente i tweet se contenevano informazioni commerciali sostanziali che avrebbero potuto influenzare il prezzo delle azioni. Musk aveva twittato che il prezzo delle azioni di Tesla era troppo alto, spingendo il titolo al ribasso La Sec sta ancora indagando su Musk per i suoi interventi su Twitter in concomitanza con le sue operazione sui titoli. “Non intendo incolpare tutti alla Sec, ma sicuramente l’ufficio di San Francisco”, ha detto Musk, discutendo della controversia. “La Sec sapeva che il finanziamento era assicurato, ma ha comunque portato avanti un’indagine pubblica. A quel tempo, Tesla si trovava in una situazione finanziaria precaria e le banche mi dissero che se non avessi accettato di chiudere con la Sec, avrebbero cessato di fornire liquidità e Tesla sarebbe fallita immediatamente. E’ come avere una pistola puntata alla testa di tuo figlio. Sono stato costretto a cedere illegalmente alla Sec, quei bastardi”.