Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) ha aumentato le sue prospettive di vendita per il 2022 dopo che gli utili trimestrali sono aumentati del 45%, aiutati dalla solida domanda di chip utilizzati per alimentare qualsiasi tipo di oggetto connesso, dagli smartphone alle automobili. Più nello specifico, il colosso dei semiconduttori ha generato utili netti per 6,99 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2022. Le vendite consolidate di Tsmc relative al periodo sono aumentate dell’11,6% a 17,57 miliardi di dollari, superando le attese di 16,6-17,2 miliardi di dollari. I ricavi hanno quindi registrato un incremento del 36% rispetto all’anno precedente, generando un margine operativo del 45,6%.
In base a queste performance, il fatturato annuo dovrebbe dunque superare le stime precedenti con una crescita fino al 20% in più. Le vendite saliranno da 17,6 miliardi di dollari a 18,2 miliardi nel trimestre fino a giugno, il che implica una crescita di oltre il 30%. Gli analisti si aspettavano in media 16,9 miliardi di dollari, secondo i dati forniti da Bloomberg. Il margine lordo aumenterà dal 56% al 58% nel trimestre in corso, superando il 55,6% del primo quarter, e generando il risultato migliore dell’ultimo decennio.
La società ha pure previsto margini di guadagno più ampi, segnalando una domanda sostenuta di telefoni cellulari, televisori intelligenti e altri gadget proveniente da produttori come Apple e Samsung anche nell’era post-pandemica, con il graduale ritorno negli uffici.
I piani di investimento
A prescindere dagli ottimi risultati Tsmc aveva già annunciato il 15 febbraio l’intenzione di aumentare le iniezioni di capitale per favorire ulteriormente la crescita dell’attività. L’investimento inizialmente concordato per la realizzazione del suo primo stabilimento per la produzione di semiconduttori in Giappone verrà per esempio incrementato del 20% a 8,6 miliardi di dollari, con l’obiettivo di potenziare la capacità produttiva dello stabilimento che avrà sede a Kumamoto. Tsmc ha anche annunciato che il costruttore giapponese di componenti per automobili Denso è disposto a investire 350 milioni di dollari in Japan Advanced Semiconductor Manufacturing, sussidiaria di Tsmc fondata con Sony Semiconductor Solution.
Nel frattempo, la carenza di chip deve ancora allentarsi: i tempi di attesa per la consegna di semiconduttori sono aumentati di nuovo a marzo a causa dei blocchi Covid in Cina e di un terremoto in Giappone che ha colpito la produzione, secondo una ricerca del Susquehanna Financial Group. Ma le nuove ottimistiche previsioni di Tsmc in qualche modo alleviano le preoccupazioni generate dall’inasprimento della guerra in Ucraina e dai lockdown cinesi, che rischiano di ostacolare la ripresa della filiera dei chip, rispetto alla quale Tsmc ha dichiarato di voler spendere almeno 40 miliardi di dollari.
E Taiwan cerca di difendere il proprio know how da Pechino
Bisogna naturalmente fare i conti anche con le nuove fibrillazioni geopolitiche tra Taiwan e Cina. A fronte di una possibile escalation, già a febbraio, il governo Taiwanese aveva formulato severe proposte di riforma normativa contro lo spionaggio economico, prevedendo una punizione fino a 12 anni di carcere per coloro che contribuiscono all’ottenimento di tecnologie nazionali fondamentali da parte di “forze nemiche straniere”.
All’inizio del mese, poi, le autorità locali, secondo quanto riportato da Reuters, hanno avviato indagini su circa 100 aziende cinesi sospettate di aver cercato di sottrarre all’isola ingegneri del settore dei chip e informazioni rilevanti, in violazione delle norme nazionali a protezione dell’industria dei semiconduttori. Un caso sotto inchiesta riguarda un’azienda che pretende di essere una società di analisi dati taiwanese ma che le autorità ritengono sia un braccio di un’azienda specializzata nella produzione di processori con sede a Shanghai, utile a inviare informazioni tecnologiche sui chip in Cina, secondo le fonti di Reuters. Un’altra azienda, la Starblaze Technology, una società di progettazione di circuiti integrati con sede a Pechino, è stata accusata di gestire un centro di ricerca e sviluppo nell’hub tecnologico di Hsinchu, Taiwan, senza approvazione. Lucy Chen, vicepresidente di Isaiah Research, con sede a Taipei, afferma che l’anno scorso le aziende cinesi di chip sono arrivate a corteggiare gli esperti taiwanesi con offerte di stipendio da due a tre volte i livelli locali. Tra i profili più ricercati ci sono i progettisti di circuiti integrati, che possono lavorare da remoto.
Il premier taiwanese Su Tseng-chang è tornato sul punto dichiarando a una riunione del gabinetto che la “catena di approvvigionamento rossa” sta usando vari metodi per “infiltrarsi” a Taiwan e rubare la sua tecnologia, e che per questo motivo ha chiesto al ministero della Giustizia di collaborare con il Parlamento affinché le norme proposte a febbraio vengano approvate il più celermente possibile. Dichiarazioni che hanno suscitato l’indignata reazione di Pechino, che ha accusato Taiwan di diffamazione, di tentativi deliberati di intimidazioni delle societa’ cinesi e di intensificare la tensione tra i due paesi.