LA RELAZIONE ANNUALE

PA digitale, il Cnel: “Dare sprint agli investimenti in e-skill e banche dati”

Focus sulla qualità e il livello dei servizi offerti dall’amministrazione italiana: “Digitalizzazione priorità strategica. Puntare sulle semplificazioni”. Pnrr strumento chiave ma va decentralizzato, coinvolgendo di più gli enti locali

Pubblicato il 22 Apr 2022

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Competenze digitali, interoperabilità delle banche dati e semplificazioni: la PA digitale non decolla per i ritardi su questi tre fronti. È quanto emerge dalla “Relazione 2021 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini”, curata dal Cnel.

Rivoluzione digitale

“La digitalizzazione rappresenta la sfida più grande, insieme alla transizione ambientale, per la PA centrale e soprattutto locale. L’innovazione necessaria non riguarda solo la applicazione e l’uso degli strumenti digitali, ma le loro implicazioni e ricadute sulla organizzazione degli uffici e del lavoro; ancora a monte postula un cambiamento nella cultura e nei linguaggi degli operatori pubblici, come dei cittadini – si legge nello studio – Nell’ambito di questa strategia la sottoscrizione tra governo ed organizzazioni sindacali del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” ha rappresentato un passaggio particolarmente significativo confermando la volontà di riconoscere alla Pubblica Amministrazione e al personale impegnato il ruolo di catalizzatore dello sviluppo del Paese”.

La connettività ha aumentato sia il livello di copertura che la diffusione delle reti; ma sono richiesti ancora importanti investimenti nel settore. Buone performance provengono dalle Pmi, che hanno raggiunto un livello di intensità digitale superiore alla media europea.

“Restano ancora da recuperare ritardi rispetto agli standard europei nelle diverse applicazioni delle tecnologie digitali, a cominciare dalla interoperabilità e gestione delle banche dati e dei sistemi informativi, fino al superamento del digital gap da parte degli operatori pubblici come nella stessa società italiana”, avverte il Cnel.

E in questo quadro svolgerà un ruolo cruciale il Pnrr che però deve essere implementato in forma decentrata. “Dovrà coinvolgere la responsabilità e l’intervento diretto di tutte le energie del paese, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni che sono investite di ruoli essenziali nella attuazione di tutti i principali progetti del Piano”.

Il nodo non risiede più nella mera disponibilità di risorse informatiche da parte delle amministrazioni, siano esse hardware o software, ma nella non sufficiente integrazione nelle procedure informatiche preposte all’offerta on-line, ad esempio in termini di connessione col sistema PagoPA.

 I ritardi nelle semplificazioni

Fra le sfide più ardue che sta affrontando il nostro sistema pubblico nell’attuazione del Pnrr c’è la semplificazione della complessa normativa e della miriade di procedure amministrative necessarie per l’attuazione dei programmi e degli interventi. Quella della semplificazione normativa e procedurale è una questione tanto antica quanto ancora largamente irrisolta.

Gli interventi ripetuti di recente con diversi decreti del governo hanno affrontato il tema in modo innovativo e hanno apportato elementi di semplificazioni in non poche procedure critiche anche per l’attuazione del Pnrr (in tema di appalti, di autorizzazioni alla esecuzione di opere pubbliche e private); anche di questo si dà conto ampiamente nella relazione.

Ma il compito di semplificare e velocizzare senza intaccare le regole necessarie per garantire legalità e sicurezza è difficile e non è ancora concluso. Persistono ancora ostacoli procedurali e in alcuni casi normativi che ostacolano la attuazione di importanti opere e servizi.

“Non possiamo prescindere dalla customer satisfaction, dalla soddisfazione di cittadini e imprese nei confronti dei servizi offerti dalle amministrazioni”, ha evidenziato il ministro della PA, Renato Brunetta che ha partecipato alla presentazione della relazione.

“Entro il 2026 il Dipartimento della funzione pubblica deve provvedere alla semplificazione di 600 procedure complesse che impattano sull’edilizia, sull’ambiente, sugli appalti, sulla vita quotidiana delle famiglie – ha ricordato – Seicento procedure legare a tutti i gangli della vita economica e sociale del Paese. Io ho dato un’indicazione di priorità: partiamo dalla disabilità, partiamo dagli anziani, partiamo da chi non ha in mano la possibilità affrontare o gestire la transizione digitale, di usare i servizi digitali. Rendiamo neutrale la disabilità nei confronti dell’accesso ai servizi pubblici: non ci deve essere differenza, non ci deve essere sovraccarico. L’innovazione non deve essere per pochi, non deve aggiungere barriere”.

“Il dovere di partire dai più deboli vale anche per le imprese – ha puntualizzato – Dobbiamo pensare al mondo delle imprese piccole e piccolissime, che non hanno la capacità di gestire le masse di competenze che servono alla transizione digitale. Dobbiamo avere questa attenzione speciale, perché nessuno rimanga indietro.  Si fa innovazione, innovazione sociale, solo se la si fa tutti insieme, dimostrando grande capacità di giustizia sociale”.

Le competenze digitali

“La pandemia ha mostrato in modo drammatico quanto le attività delle amministrazioni pubbliche, a cominciare da quelle legate alla tutela della salute e alle politiche di welfare, dipendano in maniera cruciale dalla qualità dei dipendenti pubblici – spiega il presidente del Cnel Tiziano Treu – Il capitale umano rappresenta il vero nodo critico del Paese, dalla sanità alla tutela dell’ambiente, dal sistema formativo ai servizi sociali. Questa realtà trova conferma nell’implementazione del Pnrr che richiede, con urgenza, sostegni mirati di assistenza tecnica alle amministrazioni per le operazioni più complesse di implementazione del piano, quali la preparazione dei bandi per la assegnazione delle opere e dei servizi previsti dalle varie missioni, la progettazione degli interventi diretti e la gestione nel tempo degli investimenti. Un’attività tanto più delicata quando questi interventi siano attuati con forme di partenariato pubblico privato. Le necessità di assistenza sono particolarmente evidenti per le piccole amministrazioni e i piccoli Comuni, molti dei quali sono privi delle competenze tecniche necessarie”.

“La Relazione del Cnel riconosce l’investimento sul capitale umano pubblico avviato con decisione nel 2021 e proseguito nel 2022 con il lancio di un grande piano strategico di formazione per tutti i dipendenti pubblici, che ha a disposizione due miliardi di euro fino al 2026 e insiste molto sul potenziamento delle competenze digitali, in collaborazione con le più grandi piattaforme tecnologiche mondiali – ha ricordato Brunetta – Potremmo parlare di un capitale umano in ‘mutazione strutturale’ perché abbiamo sbloccato il turnover e i concorsi, rendendo disponibili 45mila posizioni soltanto nella seconda metà del 2021, perché abbiamo rinnovato i contratti di lavoro, perché abbiamo consentito alle amministrazioni locali di tornare ad assumere e dotarsi di nuovo di tutto il capitale umano di cui hanno bisogno, sia per le attività ordinarie di reclutamento sia per quelle straordinarie necessarie per attuare il Pnrr”.

“Deve ancora partire l’onda di reclutamenti a termine in funzione degli investimenti del Piano – ha concluso il ministro. “Sono state calcolate più di un milione di unità di lavoro a tempo determinato nell’arco dei prossimi cinque anni legate agli investimenti, a partire da quelli infrastrutturali, di rete, digitali. Il capitale umano, quello stesso capitale umano che ha dimostrato come nei momenti difficili non si possa prescindere dallo Stato e dalle sue articolazioni, è al centro della rivoluzione in corso nella Pubblica amministrazione”.

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