L'INTERVISTA

Rangone: “Consolidamento Tlc? Per uscire dal guado stop alla guerra dei prezzi”

Il presidente di Digital360: “Telco strategiche per la digital transformation ma serve competere sulla qualità dei servizi e delle reti a banda ultralarga”

Pubblicato il 03 Mag 2022

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Il consolidamente può essere un processo in grado di far uscire le telco dal guado a patto che si metta fine alla guerra dei prezzi. Lo ha detto il presidente di Digital360, Andrea Rangone a Telco per l’Italia, l’evento CorCom-Digital360.

Secondo uno studio di Mediobanca relativo ai primi 3 mesi 2022 la capitalizzazione delle telco è aumentata del 5,6%, in netta controtendenza rispetto a web& soft company e anche alle aziende del mondo media-entertainment che hanno invece registrato perdite consistenti. Segno di un ritorno ai “fondamentali” e dell’attenzione crescente verso infrastrutture – come le reti Tlc – strategiche anche per la difesa in chiave cybersecurity?

In realtà quelli di Mediobanca sono dati che credo non possano essere proiettati nel medio-lungo periodo. Il settore delle Tlc continua a soffrire anche nel 2021 e in 10 anni ha perso ben il 30% del fatturato. La causa è un’indecente guerra dei prezzi che ha colpito duro soprattutto nel nostro Paese dove i prezzi si sono ridotti del 32% a fronte di una media europea del 16%. Le telco dunque – qui sta il paradosso – soffrono proprio un momento in cui il traffico dato sta esplodendo, anche sull’onda della pandemia Covid: dal 2019 al 2021 il consumo è salito del 70%. E la guerra dei prezzi impatta negativamente anche su altri indicatori come il rapporto tra capitalizzazione in Borsa e Editda e oggi le telco valgono 5 volte meno la loro redditività.

Qual è il ruolo che le nuove reti a banda ultralarga giocheranno nei prossimi anni nell’ambito della trasformazione digitale e quali saranno le attività e i settori più impattati?

Qui va ancora evidenziato questo paradosso – telco in sofferenza ma cruciali per la digital transformation. Chiaramente le reti a banda ultralarga saranno fondamentali per lo sviluppo di settori abilitanti la crescita e lo sviluppo del Paese; penso a Industria 4.0, comparto protagonista di un forte sprint anche sull’onda della crisi Covid. Qualunque fenomeno legato all’innovazione è basato sulla disponibilità di reti performanti, utili ad esempio a consentire uno smart working che sia produttivo ed efficiente così come la didattica a distanza o ancora a spingere la diffusione di tecnologie di frontiera come il metaverso o di quelle che già sono realtà in molte imprese, come il cloud.

La macchina del consolidamento si è messa in moto. Iliad ha presentato nelle scorse settimane un’offerta per rilevare gli asset italiani di Vodafone, non andata a buon fine ma la stessa Vodafone ha dichiarato a chiare lettere di voler razionalizzare le attività in diversi mercati europei fra cui quello italiano. E restando a Iliad è di qualche giorno fa l’annuncio della newco con WindTre per la realizzazione delle reti mobili nelle aree bianche in co-investimento. Tim e Open Fiber lavorano al dossier rete unica ed è atteso a ore l’accordo commerciale che rappresenta il primo tassello di un’operazione votata alla successiva integrazione degli asset di rete fissa. Consolidamento e co-investimento: è questo il futuro per le Tlc in Italia?

Sicuramente questo è il trend. Avrei preferito, però, un maggiore pluralismo in un contesto di oligopolio dove le imprese siano in grado di competere sulla qualità dell’offerta e sul valore dei servizi, senza fare ricorso esclusivo alla leva dei prezzi in un contesto, invece, di fair price. E ancora, avrei preferito regolatori meno “accaniti” sul prezzo del servizio. Complessivamente il consolidamento può funzionare se consente un’accelerazione su settori chiave per la crescita delle imprese – IoT, cloud e intelligenza artificiale, tanto per fare qualche esempio – con una ricaduta positiva anche sulle performance di Borsa delle telco.

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