“Siamo fortemente impegnati ad accompagnare il governo nella realizzazione dell’infrastruttura di nuova generazione e nella digitalizzazione del Paese nei tempi previsti dal Pnrr e siamo soddisfatti di vedere che al centro del ragionamento ci siano finalmente le persone e le competenze“. Lo ha affermato Laura Di Raimondo, Direttore Asstel, intervenuta a Telco per l’Italia, l’evento CorCom-Digital360.
Sul settore delle Tlc, già in crisi per la pressione sui prezzi e la necessità di ingenti investimenti, pesa ora una nuova emergenza, quella delle competenze. Le stime parlano di 10mila-15mila risorse mancanti e questo rischia di inficiare i piani legati alla posa delle nuove reti. Come affrontare la questione?
Da anni insistiamo sulle competenze come elemento cruciale per creare nuovi servizi e modelli di business. Le persone devono essere al centro dei progetti di crescita e sviluppo del Paese per generare valore e redistribuire valore. Il settore rappresentato da Asstel ha investito 70 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, di cui 7 solo nell’ultimo anno e lo facciamo in mezzo a ostacoli quali i limiti sulle emissioni elettromagnetiche e i ritardi sull’infrastruttura Ftth, che non ci danno parità di condizioni competitive con gli altri Paesi. La presenza di un adeguato numero di talenti è un’ulteriore barriera e su questo fronte stiamo investendo: le nostre imprese erogheranno nel 2022 una media di 9 giornate di formazione per ogni risorsa. Operiamo su ukskilling e reskilling e evitiamo di generare esuberi. Nel frattempo cerchiamo di attrarre giovani talenti e di creare un collegamento con il mondo delle università e della formazione. Ma lo stiamo facendo noi come industria e a fianco delle organizzazioni sindacali. Il governo, invece, non ci ha dato la giusta attenzione.
Che cosa chiedete al governo?
Serve un investimento straordinario per dare risposte immediate sulle esigenze di upskilling e reskilling e sulle assunzioni. Come Asstel abbiamo firmato con i sindacati l’accordo attuativo per il Fondo di solidarietà del settore: gli strumenti con le parti sociali li abbiamo messi a posto. Ora serve una risposta concreta da parte del governo.
Lei ha sottolineato la mancanza di competitività delle imprese italiane rispetto a quelle europee su temi come l’elettrosmog. Come sanare questo gap?
Il settore delle telecomunicazioni deve affrontare da sempre tanti costi, oggi esacerbati dal contesto di mercato e geopolitico. È il momento di rimuovere gli ostacoli che ritardano lo sviluppo dell’infrastrutturazione e i limiti sulle emissioni elettromagnetico è uno di questi: ci pongono in posizione di svantaggio competitivo rispetto al resto del mondo e, soprattutto, rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Agire su questo fronte ci darà pari condizioni per competere e anche per garantire il rispetto dei piani del Pnrr. Ci serve una nuova mentalità: non possiamo considerare i vari elementi di un progetto in modo verticale, ma dobbiamo adottare una visione orizzontale, con obiettivi a matrice come richiede il Pnrr. I settori industriali non sono separati, occorre lavorare in termini di ecosistema. Ci sono temi nevralgici da risolvere che vanno affrontati e superati insieme.