L’Europa verso il consolidamento delle Tlc? Tutto da vedersi. È quanto sostiene Ian Fogg, analista di Opensignal. “Il mercato europeo è molto frammentato ed è presto per capire come evolverà lo scenario. Sicuramente ci sono state delle operazioni in tal senso, in particolare sul fronte delle tower company – in Uk l’Antitrust ha appena dato l’ok al deal Cellnex-Hutchison – e il dibattito è aperto”.
In Italia Iliad ha lanciato un’offerta per Vodafone non andata a buon fine, ma sicuramente è il segno che qualcosa si sta muovendo. Crede che ci sarà un cambio di passo e dunque una razionalizzazione?
Intanto bisogna distinguere fra il mercato fisso e quello mobile. Nel fisso si discute di integrazione di asset (Tim e Open Fiber, ndr) ma nel mobile si profila una situazione diversa da quella attuale addirittura con un aumento del numero degli operatori in campo. Fastweb si è aggiudicata le frequenze 5G quindi da Mnvo diventerà una telco mobile a tutti gli effetti e saliranno a cinque i player in campo.
Ma non crede che siano troppi 5 player e, più in generale, che i Europa ci siamo troppi operatori?
È difficile dare una risposta. Dipende molto dal punto di osservazione e dai parametri che si prendono in esame. Dal punto di vista dei consumatori più operatori ci sono più le offerte sono convenienti e più gli operatori sono spinti ad aumentare la customer experience per fidelizzare i clienti e conquistarne di nuovi. D’altro canto va considerato che la guerra dei prezzi ha messo in difficoltà gli operatori: i margini si abbattono, il mercato è in difficoltà e peraltro si dovrà investire per le nuove reti. Una soluzione può essere rappresentata dall’Open Ran su cui sta convergendo l’interesse di molte telco e vendor.
A proposito di Open Ran: le posizioni e le valutazioni sono in parte discordanti. Non tutti credono sia una via praticabile. Cosa ne pensa?
Si tratta di un nuovo standard e per tirare le fila servirà la prova sul campo. È evidente che gli operatori dovranno lavorare insieme e ciò comporta uno sforzo. Ma l’Europa chiede la diversificazione dei vendor sul fronte della realizzazione dei nuovi network a garanzia della sicurezza e per evitare la dipendenza da un solo attore. Quindi la collaborazione si rende necessaria se si vorrà garantire lo switch da un vendor all’altro, da un sistema all’altro evitando costi abnormi e anche difficoltà operative e spingendo la flessibilità.
Veniamo alla customer experience: le telco sono chiamate ad ingenti investimenti però si fanno la guerra sulle tariffe. Meno margini significa anche meno risorse per l’upgrade dei network e quindi meno qualità nel servizio? È vero che la performance del 4G è peggiorata?
Anche in questo caso bisogna fare delle dovute differenze: dipende dalle frequenze che si utilizzano e anche dalla roadmap 5G. La maggior parte degli operatori in Europa sta sfruttando le reti esistenti, in particolare il 4G, per accendere il segnale di quinta generazione mobile: per le reti standalone ci vorrà ancora del tempo. Ciò ha inevitabilmente comportato un upgrade delle reti esistenti: dalle nostre rilevazioni emerge che le performance in termini di velocità di download sono aumentate al raffronto con il periodo pre-covid, dunque gli operatori hanno agito a garanzia della qualità e per gestire il traffico dati in costante aumento. Poi è evidente che si sono situazioni a macchia di leopardo: in tutti i Paesi europei ci sono aree, in particolare quelle rurali e periferiche, in cui il segnale mobile non è ottimale – e la situazione si verifica anche nel fisso con l’assenza di infrastrutture ultrabroadband. I piani di recovery dei singoli Paesi puntano proprio a sanare i gap. Ma ci sarà bisogno di potenziare entrambe le infrastrutture, quella fissa e quella mobile, se si vorranno ottenere risultati ottimali: le stazioni radiobase andranno potenziate con la fibra altrimenti non sarà possibile ottenere la massima velocità dal 5G e anche la latenza necessaria per use case mission critical come quelle nel mondo di Industria 4.0, nei trasporti e nella sanità.